Indiscrezioni lo davano all’Arcidiocesi di Gaeta ma poi la scelta del Santo Padre, Benedetto XVI, si è diretta il 3 luglio scorso sull’importante diocesi romagnola dove va a raccogliere l’eredità dell’emerito monsignor Mariano De Nicolò.
“Io credo” è uno dei libri più splendidi che abbia scritto e che mi ha regalato. Stile, contenuti e metodo di procedere non tormentato, aperto alla comprensione di molti, se non di tutti, perché don Francesco ha avuto sempre in sé il particolare dono della comunicazione “semplificata”, oltre le giuste competenze teologiche che gli derivano da studi certi e approfonditi. Nato a Bassiano (LT) il 6 settembre 1946, nipote di don Angelo, mitico e longevo parroco di S.Erasmo, scomparso soltanto qualche anno fa, io anche direttore didattico delle scuole del suo paese lepino, lo avevo frequentato con una certa assiduità prima che diventasse vescovo. Ma a Latina per i suoi uffici di parroco a Santa Maria Goretti, di cui proprio oggi ricorre la festa, prima e di direttore dell’Istituto di Scienze Religiose lo conoscevano e lo apprezzavano, e apprezzano molto ancora, un po’ tutti. Siamo anche coetanei, oltre che amici. Dopo l’ordinazione sacerdotale a 24 anni, il 25 settembre 1971, conseguiva la laurea in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Sempre particolarmente attivo ha espletato numerosi incarichi all’interno della nascente Diocesi di Latina-Terracina-Priverno-Sezze, tra cui quello di vicerettore del Seminario minore diocesano di Sezze, di direttore dell’Ufficio pastorale diocesano e poi, dal 1993 fino al 1999, di rettore del Pontificio Collegio Leonino di Anagni. E’ qui, in questo antico ed importante Seminario interdiocesano, che si forma, fino alla sua ordinazione, anche il clero secolare diocesano della Diocesi di Latina. E’ noto che fu Papa Giovanni Paolo II a chiamarlo alla guida della stessa Diocesi di Anagni-Alatri il 23 maggio 1999. Mentre fu Charles Baudelaire a scrivere nei suoi “Diari Intimi” che la giovinezza, per altri versi, era essa stessa un sacerdozio. Per il suo attivismo e per questa sua capacità di apertura ai giovani molto appropriatamente, quasi assecondando questa sua carismatica vocazione, veniva preposto il 15 febbraio 2001 alla funzione di assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica, incarico riconfermato nel 2004 e che lascia ora per la sua nuova nomina a vescovo di Rimini, una città e una diocesi molto moderne e pulsanti (non solo per i congressi di Comunione e Liberazione) dove lo aspettano nuovi stimoli, quasi cartina di tornasole particolare della “sociosfera” contemporanea non soltanto giovanile. Don Francesco è stato anche significativo presidente della Commissione CEI per la Dottrina della Fede. Ci sarebbero molti episodi da raccontare su di lui. Ma uno solo preme… Prima degli anni novanta, dopo il nuovo Concordato craxiano tra Stato e Chiesa, bisognava organizzare i primi corsi di formazione per gli insegnanti ordinari (di scuole elementari e materne) che volessero continuare a svolgere, loro direttamente, l’insegnamento dell’I.R.C. senza affidarsi agli specialisti nominati dalla Curia. L’originaria abilitazione magistrale e la usualità non sembravano bastare più, occorreva una sorta di nuova idoneità. Il prototipo di percorso formativo lo abbiamo strutturato e sperimentato insieme, io e don Francesco, nell’aula magna della direzione didattica di Sezze I Circolo. Ma durante uno dei primi incontri si era, però, sollevata una grande suburra nel Collegio dei docenti (Sezze I era ed è tuttora nota come “fossa dei leoni” e con questa fama mi era stata consegnata arrivato, appena trentenne, a fare il direttore didattico), un chiacchiericcio irrefrenabile e fastidioso al punto tale che don Francesco rivolgendosi a me chiese se fossero quelle le insegnanti o non piuttosto… “le prostitute sacre del Tempio di Gerusalemme”. “Che?!” fu la mia ridente risposta. Tagliente, spiritoso, simpatico e per niente offensivo, per come detto, veniva da me costretto a raccontare e a spiegare a tutti, con “lectio” magistrale da par suo, quell’episodio della Bibbia sconosciuto ai più… Indicato dal Collegio diocesano dei presbiteri, designato dal Vescovo Mons.Domenico Pecile, supportato da tante attestazioni provenienti dalla società civile pontina per le sue preclare qualità e per i suoi meriti pastorali e di studio, don Francesco veniva nominato vescovo la prima volta da Giovanni Paolo II, il Papa “magno” che egli aveva contribuito anche a far venire a Latina a settembre del 1991 per un evento memorabile per la storia locale, la dedicazione di questo Territorio alla piccola martire de Le Ferriere. E quando questo grande e sofferente Papa giacerà morto don Francesco sarà lì, in San Pietro intorno alla sua bara, a officiare e a pregare intensamente con e per tutti noi, per tutti i ragazzi dell’Azione Cattolica italiana. E ora Rimini… Maria Do Carmo Bogo è un’umile missionaria comboniana portoghese, anche nota poetessa, che conclude con questi versi una sua composizione:”Noi possiamo celebrare la vita / in tutti i tempi / e in tutti i luoghi / con Dio / per ospite d’onore”.
Auguri, don Francesco*!
Sergio Andreatta, 6.07. 2007
* Attuali Incarichi:
- Membro della Commissione Episcopale
per il laicato; - Membro del Comitato scientifico e organizzatore
delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani; - Membro del Pontificio Consiglio per i Laici;
- Consultore della Congregazione per i Vescovi.