La parrocchia di S. Chiara di Latina, fondata dai francescani di Assisi negli anni ‘60, è nata povera e compassionevole. Povera al punto tale di non avere, ancora dopo 50 anni una sua aula dignitosa per il culto e ambienti idonei per le sue attività pastorali. E così i boy-scout si son dovuti trasferire in altra sede. Ciò malgrado nella sua povertà connotante (propria del suo DNA) e nei suoi disagi esercita una funzione viva e pulsante nella comunità. Basta contare i poveri, per lo più extracomunitari ma non solo, che ricevono ogni giorno pasti, vestiti e assistenza. Il Gruppo Caritas è sicuramente il più attivo. I giovani sacerdoti veneti, lombardi e ora il piemontese che sono venuti e vengono a dar man forte al parroco conoscono bene la situazione problematica del quartiere.
Arrivano ogni fine settimana da Roma ove frequentano l’università per la laurea o il perfezionamento in teologia morale o diritto canonico e si occupano prevalentemente dei movimenti giovanili. Ora don Alberto è appena tornato dal campo estivo. Il legame con la povertà si mantiene anche attraverso Madre Camilla Andreatta, missionaria comboniana ad Esmeraldas “cuore d’Africa” che ha ricevuto proprio in questa chiesa il suo mandato missionario. Un centinaio dei suoi ñinos afroecuadoriani sono stati adottati a distanza dai parrocchiani e solo così possono frequentare la scuola nel loro paese, alcuni sostenuti fino alla laurea. Ora finalmente, dopo tante aspettative e tante ambasce da parte dei fedeli, è arrivato però il momento d’iniziare la costruzione della chiesa e di ambienti per la formazione e l’assistenza pastorale proprie del mandato evangelico. E mi viene anche ora a mente la funzione di una parrocchia proprio come è stata rappresentata qui a Latina (Teatro D’Annunzio) dal compianto card. Martini nel corso di una sua visita… Si è data così opportuna notizia del nuovo cantiere ma c’è stato chi, ateo, esondando arbitrariamente da ogni logica si è permesso di scrivere:“Con la gente che sta senza casa e soffre la fame, invece di case si costruiscono chiese. Società infame!” L’avesse detto un ignorante l’avrei tollerato! A chi gli osservava la necessità di quest’impresa, lui noto ingegnere di non comune cultura, ha continuato con un’escalation di espressioni provocatorie fino a provar a piegare il pensiero del papa alle sue teorie massimaliste e poi continuando con pervicacia a parlare astiosamente di inopportuno indottrinamento cattolico. Libero di esprimere lui le sue idee, magari altrove, ma non di offendere e, soprattutto, d’invadere arbitrariamente la mia pagina Facebook che, se permettete, considero un pò come casa mia, sia pure con le porte e le finestre aperte. Sergio Andreatta (673)
(Sulla mia pagina Fb: https://www.facebook.com/sergio.andreatta?hc_location=timeline, 93 commenti, di tutti i generi, uno – quello dell’ostinato interlocutore – palesemente contrario alla costruzione con ripetuto invito a noi a rifletterci su… da buoni cristiani (detto da chi cristiano non lo è), quasi tutti gli altri favorevoli e due, quelli di don Alberto Nigra, corroboranti).
Mi permetto di inserirmi nella discussione. Sono da poco tornato da un campo estivo con i ragazzi di S. Chiara e solo ora ho letto tutti i commenti…
Mi sembra doveroso ricordare che nella storia della Chiesa Cattolica si sia sempre cercato di far prevalere l'”et et” piuttosto che l'”aut aut”: la costruzione di luoghi di culto (a gloria di Dio, non solo in modo funzionale alle attività comunitarie) e l’attenzione ai poveri (di denaro, di salute, di istruzione…). Quando il Papa parla, non sta dicendo che la Chiesa deve occuparsi esclusivamente dei poveri (dimenticando gli altri fini per cui esiste: ci siamo forse dimenticati di tutte le volte in cui ha ripetuto che la Chiesa non è una ONG?). Il Papa ci sta mettendo di fronte a un’emergenza, che si accompagna all’emergenza dell’annuncio del Vangelo (Evangelii gaudium…). Che poi l’attenzione per i poveri non debba andare a discapito del culto di Dio, mi sembra che lo si potrebbe evincere leggendo Gv 12,1-8.
Scusate l’intromissione…