26th Ott, 2008

Scuola, una profezia di Piero Calamandrei

Quando un governo comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.

Una profezia di Piero Calamandrei  (11 febbraio 1950).

 

piero-calamandrei.jpgQuello che sta accadendo in questi giorni nelle piazze e nelle scuole occupate, le proteste dei genitori, degli studenti delle Università che temono tagli profondi alla ricerca e trasformazione in fondazioni private delle stesse, delle maestre elementari che non vogliono ritornare a sentirsi “uniche” e che temono lo stravolgimento di una scuola primaria che finalmente funziona e che si è guadagnata uno spazio di ammirazione e di invidia nel mondo, dei dirigenti scolastici che pure meno si espongono temendo ritorsioni e alla fine legheranno “l’asino dove il padrone vuole“, di tante persone che pure non si riconoscono necessariamente nell’opposizione così tanto temuta dal “leader maximo” Silvio Berlusconi che pure continua a disporre, a suo dire, del 70% del consenso procuratogli dal tam-tam incessante dei servi sciocchi delle sue televisioni e dei sondaggi (commissionati ad arte per esiti su misura di chi può disporre degli ingenti mezzi economici necessari per farli collimare con i suoi “desiderata”), tutto questo aveva previsto in anticipo un Piero Calamandrei durante il Congresso dell’Associazione a difesa della Scuola Nazionale. Siamo a Roma l’11 febbraio 1950. I movimenti estesi e i malesseri civici pullulanti in tutto il Paese e tra tutte le categorie sociali contro alcuni aspetti della L. n. 133 sono la migliore “Associazione a difesa della Scuola pubblica italiana”, almeno di quella parte che funziona (infanzia e primaria) pur senza voler negare l’esigenza di un miglioramento e di una ottimizzazione sempre sostenibile se si va a toccare quella parte del sistema-istruzione che, invece, non funziona e declassa il paese nelle graduatorie dell’OCSE e cioè, segnatamente, la scuola superiore e, in parte, la stessa università proliferata in mille sedi anche di villaggio (es. Scienze motorie a Ponte Melfa che è una frazione di Atina), dispersa in mille corsi anche inutili se non nocivi e destabilizzanti per il futuro occupazionale che non possono offrire e mantenere nella promessa. E qui, cara Mariastella Gelmini, siamo d’accordo che il bisturi potrebbe anche servire. Ma perché, caro Giulio Tremonti, piccarsi a tagliare sulla scuola primaria non conoscendone neanche i meccanismi interni di funzionamento?… Che cosa aveva, dunque, profetizzato Calamandrei nel 1950? Eccola, la sua tesi ieri riportata a pag. 11 del quotidiano La Repubblica: “Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? (…) Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private”. Ma non sembrerebbe esattamente quello che sta accadendo? In realtà dalla comparazione dei due contesti storici, per gli aspetti sociali e politici, appare una notevole differenza da far ritenere una forzatura, anche filologicamente non corretta, ogni sovrapposta interpretazione.   Sergio Andreatta

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Commenti

Ho così tanta rabbia dentro… perchè mentre si ingrassano banche e padroni con lauti aiuti di stato e bozze di decreto salva-manager si colano a picco alcuni essenziali servizi pubblici. Con questa governo che non si pone freni non finirà mai la visione classista, la preminenza dei privatismi elitari, i disegni di leggi ad personam per salvare i fedeli oligarchi. temo che Calamandrei abbia centrato.

Tu li fai troppo intelligenti, ser. Questi figurati se fanno investimenti così a lungo termine. Semplicemente loro la scuola la vedono come ai tempi del libro “Cuore” quando c’era un solo maestro, i banchi di legno e l’abecedario. Faremmo anche torto alla logica se chiamassimo tale operazione una “riforma”. E’ un raffazzonato collage di iniziative estemporaneee rimediate un pò per tagliare e un pò per dare il senso della svolta. Ma soprattutto per tagliare. Non che non ve ne fosse bisogno per carità ma è l’azione a casaccio a mò di mietitrebbia che stupisce.
D’altra parte la novità della reintroduzione del grembiule alle elementari la dice lunga sulla carica ideale davvero deamicisiana di chi queste norme le ha pensate.
A proposito, mi spiace per il povero Franti, il più discolo di tutti ai tempi di “Cuore”. Oggi con il 5 in condotta non avrebbe scampo.

Già, povero Franti. A meno che anche per lui e per quelli come lui non si pensasse, se non a qualche classe-ponte, ad una pedagogia speciale o differenziata.

…Visto che cita Repubblica, proporrei una lettura degli editoriali scritti sempre su questo giornale a più riprese tra aprile 2008 e maggio 2008, dove veniva eloggiata a chiare lettere da A. Sofri la scuola primaria di una volta, ebbene sì quella scuola con la maestra unica, quella che anche io ho frequentato e ne penso un gran bene.
“Bambini scappate arriva l’equipe di maestri a creare confusione” questo era lo slogan gridato all’epoca della riforma della scuola che introduceva le tre maestre, non solo, ma lo stesso Martelli che allora fu il coautore della riforma oggi dice che non vi erano stati interpellati esperti in materia, ma bisognava creare posti di lavore nell’istruzione. A chi credere….allora?
Io dico che la cara vecchia scuola di una volta era migliore……! di sicuro insegnava ed educava!
Ma per analizzare in modo sereno le situazioni bisogna svincolarsi dalla propria simpatia politica, e sopratutto lasciare al giornalaio qualche copia di giornale in più, magari le foreste Valdostane ringraziano.

Saluti
Antonio

Caro Antonio,
Adriano Sofri non ha alcuna competenza, esperienza nè scienza in materia nè gli si può dare il credito di un vangelo: le sue riflessioni (opinioni personali)sono da ritenersi come tali e non valgono certo più del due di briscola.Parlare di tutto senza conoscerne i termini e le logiche funzionali che importanza e significatività può avere? I “pontefici di sinistra” non sonno meglio di quelli di destra, di sicuro, anzi.In quanto al “farfallino” Martelli neanche le sue sono da ritenersi valuatzioni tecniche e di merito (lo ammette lui stesso), basti pensare poi al pasticciaccio grosso, voluto da lui e Craxi dell’insegnamento IRC nelle scuole di stato affidato ad insegnanti nominati (extra concorso) dalla Diocesi, come non accade in nessun altro paese del mondo se non in quelli teocratici. E’ proprio vero che dai socialisti (per lo più confluiti in Forza Italia, vedi Cicchitto e altri) sono venute in questo paese le cose peggiori.

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