FESTIVAL DELLE STORIE 2015
feste letterarie e non
per i paesi della Valle di Comino
Per le “Storie del caffè sospeso” David Duszynsky ha presentato il 26 agosto in Piazza Gugliemo Marconi a FONTECHIARI, SERGIO ANDREATTA, autore del romanzo storico “769. STORIE DI PIONIERI” (Aurore Ed.). “Tra storia familiare e storie di Comunità, per non dimenticare e mantenere viva la memoria. Viaggi, peregrinazioni, destini, cadute e rinascite di un’Italia che non si è mai arresa”. Il segno-simbolo del giorno è il Melograno, ad ogni paese-cittadina ne è stato abbinato uno. Esiste una città dalle 7 porte che qualcuno definisce immaginaria, “… una città che di notte sembra quasi affacciarsi su un mare smeraldo. La vedi bene solo da lontano, da vicino sbiadisce, come a dissimulare. Qualcuno sostiene che non esista. C’è, ma devi vederla riflessa negli occhi degli altri. Questa città ha sette porte e un porto fluviale. Ogni porta ha il nome di un frutto e ogni frutto è un eroe… Alla porta del melograno si radunano gli Argonauti, alla ricerca del vello d’oro. Ognuna di queste porte difende la città dalle sue paure. Ogni porta è una storia, ogni frutto una speranza”. (Vittore Macioce, giornalista de “Il Giornale” e promotore-direttore de Il Festival insieme con Rachele Brancatisano di “Un giorno da pecora” di RAI2). E’ la terza presentazione del libro di Andreatta già alla II Edizione (ordinabile su www.ibs.it ma già in via di esaurimento). Forse perché il melograno è segno di ricchezza e abbondanza. E’ il deragliamento dionisiaco dei sensi. I greci raccontano che il primo melograno spuntò da una goccia di sangue di Dioniso… E’ la ricerca della felicità:”Ti farei bere vino aromatico, del succo del mio melograno”, dice il Cantico dei Cantici.
Il libro di Sergio Andreatta è come un film neorealista, dove il verismo non viene infiacchito dalle impennate idealistiche dei giovani, una persona a fianco all’ altra, una generazione dietro l’altra, la saga degli Andreatta veneti di Littoria si consuma sulla corte pontina di un podere da riscattare, quasi una terra promessa del XX secolo. E se gli uomini sembrano all’apparenza più forti sono in realtà le donne a dominare la scena, dalla “madona Jia”, alla bellissima e altera “Angina”, alla tormentata Bertilla che sarà pronta, alla fine, per la sua scelta radicale.
“769. Storie di pionieri”, Aurore, dic. 2014, 156 ppgg.la II edizione, aveva avuto la sua prima assoluta nell’ambito delle Manifestazioni per l’82° Natale di Latina, domenica 21 dicembre nella Sala del Circolo Cittadino. Le storie sono quelle che sono e ci mettono anche un po’ a combinarsi fra loro – aveva esordito l’Autore – ma “’na storia no’ racontàda, a xé ’na storia desmentegàda”.
Questa è la storia di una scommessa, una famiglia che nel 1933 migra dal Veneto nella “’Merica in Piscinara”, appena bonificata. Nell’inverno del 1944, dopo lo sbarco di Anzio, la casa al Pod.769 di Borgo Bainsizza diventa sede del Comando Alleato prima di essere bombardata da un aereo tedesco. Dentro questo romanzo rivivono le idealità dell’epoca, i primi amori dei tosi, i sacrifici per il riscatto della terra, le lotte per guadagnarsi un posto nella società fino alla dissoluzione della famiglia patriarcale, simbolizzata dallo scoppio di un furioso incendio. Poi la tragica morte del padre, Giulio Camillo. Ma questa è anche la storia vera di una Comunità semplice e di un paesaggio umano ormai definitivamente scomparsi. Nelle ultime pagine il libro diventa autobiografia e alla fine denuncia impietosa del disastro ambientale della Valle dell’Astura causato dalla megadiscarica di rifiuti solidi urbani di Via Monfalcone, più nota come discarica del Montello.
L’attore sardo-romano Schirru ha proposto al folto pubblico la lettura di diversi applauditi brani. Mentre David Duszynsky si è lanciato nell’azzardo di accostamenti con alcuni grandi autori stranieri, particolarmente con il romanzo “Furore” (The Grapes of Wrath) dello scrittore statunitense John Steinbeck. A un gruppo di lettori “769” avrebbe richiamato, invece, “La Casa degli spiriti” di Isabel Allende.
Scritto da : Sergio Andreatta
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