20th Nov, 2008

“Elogio della vita solitaria”, presentazione del libro di Padre Luciano Proietti

di Sergio Andreatta

giorgia-eloisa-andreatta-elogio-servus-dei.jpgNell’Aula Pacis del IV Circolo didattico di Latina erano presenti, ieri sera, un centinaio di persone catturate dall’insolito fascino spirituale emanato dall’attualità di un francescano eremita dei nostri tempi. Dopo il saluto di Daniele Efficace del Gruppo di preghiera “Cammino in spes e la presentazione di una curata selezione di foto dell’eremo francescano di S.Egidio a Frosolone dove l’eremita vive, Sergio Andreatta ha presentato, rintracciandole nel libro, alcune particolari e suggestive piste culturali tra i passi di una scelta spirituale così radicale. L’intervento è stato seguito con interesse dal folto pubblico presente. Giorgia Eloisa Andreatta è stata chiamata a dare il senso artistico delle sue illustrazioni del libro e l’ha fatto, con non poca emozione, cercando di esplicitare il significato e il significante attenendosi ad una particolare percezione dell’iconografia religiosa. La lettura di due Notturni ha messo in risalto la profondità spirituale e le vibrazioni poetiche di padre Luciano Proietti. Il monachesimo ricerca da sempre l’essenziale e non altro e sarà forse per questo che in una società consumistica, frastornante ed edonizzata come quella di oggi attira su di sè una crescente attenzione. Ricordiamo il film “Il grande silenzio” di Philip Gröning girato qualche anno fa nella Grande Chartreuse di Grenoble non tanto lontano dalla tomba di St.Gilles. E’ seguito l’avvincente e atteso intervento dell’Autore, quasi una lectio divina, che ha spiegato il senso contemporaneo del suo eremitaggio anche inquadrato in un canone* di Papa giorgia-eloisa-andreatta-elogio-x-luciano-proietti-illustrazioni-2a.jpgGiovanni Paolo II, la vita quotidiana nella preghiera incessante, la necessità di una vita contemplativa oggi, la realtà e la simbologia della vita di cella. “Ho trovato il luogo / dove scendere / alle radici del mio cuore / e delle ragioni della vita…” scrive Padre Luciano nel Notturno di pag.96:“Ho trovato il luogo…/ Ma nel silenzio della cella…/ sono diventato moltitudine, o Signore, / perchè gli uomini mi abitano./ Li ho incontrati, / in me sono penetrati./ Vi si sono sistemati, / mi hanno tormentato, / mi hanno preoccupato, / mi hanno divorato…/”. Ma il monaco asceta e intercessore, nella fecondità della sua vita contemplativa fin dalle origini contro-moda (contra saeculum), ha anche la necessità (dynamis) di irradiarsi (demonstratio) come specchio di Dio tra gli altri ponendosi in ascolto per raccoglierne le pene. “Sarà la carità a rendere la sua celletta più grande di tutto il mondo. Il suo digiuno apparirà una spirituale refezione, le sue veglie saranno il suo sonno, il suo lavoro sarà il suo riposo…” come scrive B.Calati in “Sapienza monastica” (Roma 1994, pag.530). Sono seguite, con riferimento ad un episodio di cronaca, le interessanti e problematiche domande poste da una giornalista sulla possibilità di una vita contemplativa (contempl-attiva alla Charles de Focauld) sul campo di missione e la testimonianza sofferta di una persona che gli ha deposto innanzi tutto il peso di una sua pietra interiore. L’impregnate incontro di cultura e spiritualità si è concluso a sera inoltrata con la paterna benedizione francescana di Padre Luciano che con il suo esempio, proprio in questo bimillenario della nascita del persecutore, poi primo grande apostolo delle genti, ci ricorda il motto paolino: “Per me vivere è Cristo“.  

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Le iconografie sono opera artistica di Giorgia Eloisa Andreatta di Latina.

La Prefazione di “Elogio della Vita solitaria” di Padre Luciano Proietti è di una grande esperta di spiritualità monastica, Anna Maria Cànopi OSB, fondatrice nel ‘73  e badessa del monastero benedettino di clausura “Mater Ecclesiae” nell’isola di San Giulio sul lago d’Orta, studiosa di patristica,  autrice nel 1993 delle meditazioni per la Via Crucis del Papa al Colosseo. 

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La vita eremitica (Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte I, sez. II, Cap. III, art. 9, paragrafo 4, 920-921).

920 Senza professare sempre pubblicamente i tre consigli evangelici, gli eremiti, « in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine e nell’assidua preghiera e nella penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo ». 472

921 Essi indicano a ogni uomo quell’aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l’intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita dell’eremita è predicazione silenziosa di colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché egli è tutto per lui. È una chiamata particolare a trovare nel deserto, proprio nel combattimento spirituale, la gloria del Crocifisso.

IL LIBRO – Chi avesse difficoltà a reperirlo può rivolgersi a Latina a Daniele Efficace, parrocchia S.Chiara, o anche contattandolo via mail: camminoinspes@libero.it  

Commenti

Bell’incontro, belle foto documentarie dell’eremo, bellissime le illustrazioni anche ben rappresentate dalla giovane autrice. Colpisce oggi, di questi tempi, l’esperienza più unica che rara di un monaco eremita, l’alone di spiritualità che emana. Ecco, se posso muovere una piccolissima critica, l’incontro ha avuto, direttore, una valenza, forse, più prettamente spirituale che culturale.

Mi è stata data una consegna, quella di presentare il libro ma “L’elogio della vita solitaria” di Padre Luciano Proietti è un libro molto particolare che non si capirebbe se non incentrandolo fortemente sul tema trattato: la solitudine come strumento di ricerca di se stessi e di elevazione, nel “deserto” cercato fino alla sublimazione, fino all’ascesi (scala coeli) della propria anima. La dimensione culturale mi sembrerebbe connessa perché ciò che è spirituale è anche culturale e quello che è culturale, qualche volta come in questo caso, è anche spirituale. Ho messo in luce alcune piste culturali ma, ovviamente, non tutte perché me ne è mancato il tempo. Avevo condotto, ad esempio, una accurata ricerca sulla solitudine come viene percepita e rappresentata nella letteratura italiana e straniera ma non ho avuto proprio il tempo di introdurla. Avrei potuto, come esperto, anche parlare delle valenze psicologiche della solitudine e così via, ma l’intento degli organizzatori, Cammino in Spes, e la gente presente mi è parsa volersi più incentrare sul carisma dell’eremita. La brevità dei tempi mi ha fatto così sfumare ogni altra considerazione.
Sergio Andreatta, sulla Presentazione del Libro.

L’incontro è stato molto bello, belle sono state le parole dell’autore, intense e molto spirituali….!
Non mi trovo in accordo con l’osservazione fatta, perchè
per spiritualità si intende la ricerca di ” Dio” all’interno di se stessi ed andare alla presentazione di un libro dal titolo “Elogio della vita solitaria, vita di S. Egidio” dove il centro è proprio la ricerca di “Dio” criticare la tendenza spirituale dell’incontro, non è proprio un osservazione pertinente.

Vedo che anche Tiziana Datti (una giornalista, cliccare) pur volendo un pò indagare com’è giusto che faccia nella sua professione, ha colto bene il senso dell’incontro. Ognuno secondo la sua sensibilità e preparazione. La “culturalità” è,stata comunque, ben presente (specie in rapporto alla provincialità di certi incontri, che si vuole anche “maggiori”, che si tengono a Latina) e si rinviene meglio nella diretta lettura dei capitoli che rimandano di continuo a varie fonti e citazioni (bibbia, padri del deserto, letteratura monastica, letteratura medioevale…). Non ricordo bene chi, forse lo studioso americano Taylor, attribuiva a “cultura” non una definizione univoca ma ben 300 significati diversi, tutti legittimi. E un paio di questi, credo, siano stati anche… spolverati. Naturalmente il clou non poteva che essere lui, padre Luciano, con tutto il suo portato. Una personalità umile e “mansueta”. Ecco,… “mansueto”. Avrei potuto anche dar conto (ne ero tentato!) del gusto per la ricerca etimologica presente nel libro. Padre Luciano va a scavare fino all’origine delle parole, là dove nascono prima di slegare, talvolta, il significato dal significante. Così “mansueto” dal participio passato latino di “mansuescere” sta per sottomesso alla mano, per addomesticato. E quale metafora migliore, attraverso questa immaginifica parola parlante, per indicare uno stato di umiltà e di ripudio della vanagloria così presente nella consegna monacale?

pace e bene,
sono daniele ho letto con interesse il commento di “frateschi”, mi ha colpito la differenza di tema quasi in contrasto delle due parti del messaggio, dove nella prima parte si evidenzia ” l’alone di spiritualità che emana” e nella seconda si parla “una valenza, forse, più prettamente spirituale che culturale”;
Mi piacerebbe approfondire il concetto di Spirituale (ovviamente solo per mia cultura), e capisco che lo spazio e’ poco invito “frateschi” se interessata a proseguire questo nostro colloquio.
puo’ contattarmi all’email : camminoinspes@libero.it

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