di Sergio Andreatta
Nell’Aula Pacis del IV Circolo didattico di Latina erano presenti, ieri sera, un centinaio di persone catturate dall’insolito fascino spirituale emanato dall’attualità di un francescano eremita dei nostri tempi. Dopo il saluto di Daniele Efficace del Gruppo di preghiera “Cammino in spes” e la presentazione di una curata selezione di foto dell’eremo francescano di S.Egidio a Frosolone dove l’eremita vive, Sergio Andreatta ha presentato, rintracciandole nel libro, alcune particolari e suggestive piste culturali tra i passi di una scelta spirituale così radicale. L’intervento è stato seguito con interesse dal folto pubblico presente. Giorgia Eloisa Andreatta è stata chiamata a dare il senso artistico delle sue illustrazioni del libro e l’ha fatto, con non poca emozione, cercando di esplicitare il significato e il significante attenendosi ad una particolare percezione dell’iconografia religiosa. La lettura di due Notturni ha messo in risalto la profondità spirituale e le vibrazioni poetiche di padre Luciano Proietti. Il monachesimo ricerca da sempre l’essenziale e non altro e sarà forse per questo che in una società consumistica, frastornante ed edonizzata come quella di oggi attira su di sè una crescente attenzione. Ricordiamo il film “Il grande silenzio” di Philip Gröning girato qualche anno fa nella Grande Chartreuse di Grenoble non tanto lontano dalla tomba di St.Gilles. E’ seguito l’avvincente e atteso intervento dell’Autore, quasi una lectio divina, che ha spiegato il senso contemporaneo del suo eremitaggio anche inquadrato in un canone* di Papa Giovanni Paolo II, la vita quotidiana nella preghiera incessante, la necessità di una vita contemplativa oggi, la realtà e la simbologia della vita di cella. “Ho trovato il luogo / dove scendere / alle radici del mio cuore / e delle ragioni della vita…” scrive Padre Luciano nel Notturno di pag.96:“Ho trovato il luogo…/ Ma nel silenzio della cella…/ sono diventato moltitudine, o Signore, / perchè gli uomini mi abitano./ Li ho incontrati, / in me sono penetrati./ Vi si sono sistemati, / mi hanno tormentato, / mi hanno preoccupato, / mi hanno divorato…/”. Ma il monaco asceta e intercessore, nella fecondità della sua vita contemplativa fin dalle origini contro-moda (contra saeculum), ha anche la necessità (dynamis) di irradiarsi (demonstratio) come specchio di Dio tra gli altri ponendosi in ascolto per raccoglierne le pene. “Sarà la carità a rendere la sua celletta più grande di tutto il mondo. Il suo digiuno apparirà una spirituale refezione, le sue veglie saranno il suo sonno, il suo lavoro sarà il suo riposo…” come scrive B.Calati in “Sapienza monastica” (Roma 1994, pag.530). Sono seguite, con riferimento ad un episodio di cronaca, le interessanti e problematiche domande poste da una giornalista sulla possibilità di una vita contemplativa (contempl-attiva alla Charles de Focauld) sul campo di missione e la testimonianza sofferta di una persona che gli ha deposto innanzi tutto il peso di una sua pietra interiore. L’impregnate incontro di cultura e spiritualità si è concluso a sera inoltrata con la paterna benedizione francescana di Padre Luciano che con il suo esempio, proprio in questo bimillenario della nascita del persecutore, poi primo grande apostolo delle genti, ci ricorda il motto paolino: “Per me vivere è Cristo“.
Le iconografie sono opera artistica di Giorgia Eloisa Andreatta di Latina.
La Prefazione di “Elogio della Vita solitaria” di Padre Luciano Proietti è di una grande esperta di spiritualità monastica, Anna Maria Cànopi OSB, fondatrice nel ‘73 e badessa del monastero benedettino di clausura “Mater Ecclesiae” nell’isola di San Giulio sul lago d’Orta, studiosa di patristica, autrice nel 1993 delle meditazioni per la Via Crucis del Papa al Colosseo.