Speranza rischio da correre
Natale in Casa Missione
di Sergio Andreatta
Passano sui nostri monitor le immagini del terrore, sembra che i fondamentalisti dell’Isis mirino a scipparci la speranza. Il clima terrificante viene, stranamente, a rinforzare le nostre reazioni positive e a richiamare dal dimenticatoio immagini di ben altre profezie e dei semi sparsi per le strade del mondo da tanti uomini e donne di buona volontà. Dovunque nelle lontane periferie operano medici senza frontiere, educatori di strada o missionari evangelizzatori. Gente che non vive negli agi, non insegue traguardi personali, non cerca ribalte spettacolari, gente laica e religiosa che ha fatto, senza paura, la scelta di vivere per gli altri, nell’oblazione. I missionari italiani si sono ridotti di numero, dai 24mila del 1990 ai 9mila attuali, come ha ricordato nell’ultimo numero di “Chiesa Pontina” Padre Giulio Albanese. Sembrerebbe quasi un segnale di valori e ideali forti che si stanno ormai perdendo. Eppure osserviamo intorno a noi tanti teenager di valore, un capitale umano che non andrebbe sprecato. Potrà mai abbandonarci il sorriso di Valeria Solesin, trucidata al Bataclan di Parigi? Anche lei, a suo modo, voleva essere di aiuto agli altri, era solo questa forse la sua ricerca della felicità. Sì, c’è in giro qualche giovane che non si fa ancora sopraffare dalle suggestioni della comodità, pronto a imboccare la via della dedizione al sacrificio e magari della vocazione. Per Papa Francesco i giovani sono ancora “capaci di testimonianze coraggiose e d’imprese generose e a volte controcorrente”…
Così cinquant’anni fa una giovane pontina controcorrente sceglieva la missione in Africa, Centro e Sud America. Per lei sono i poveri i: “beati che le nostre società, se non disprezzano, molto spesso ignorano. Eppure i poveri – scrive lei – sono tra noi! La società dell’apparire non vorrà vederli, ma la società dell’essere sa che esistono e sono un dono di Dio. “I poveri li avrete sempre con voi”, non disse così Gesù nel Vangelo? E allora come potranno non accorgersene le nostre coscienze? – scrive Madre Camilla nell’ultima lettera dalla missione – I migranti arrivano a frotte da chissà dove, con situazioni spesso impossibili da risolvere. Sembrerebbero persone perse. Penso a San Paolo – continua – che chiedeva al Signore di togliergli la spina che lo tormentava e la risposta fu: “Ti basti la mia grazia”. L’accettazione dei poveri non è mai facile e questa spina punge dolorosamente anche la mia coscienza, morde le mie ore. Vorrei a volte chiudere la porta per non vederli, separarmi. In realtà capisco di aver solo paura della mia incapacità e dei miei limiti. Così mi sento più povera e confusa davanti a Gesù che bussa al mio cuore per mettermi alla prova. E sono sempre tanti i poveri in ogni missione, bambini abbandonati sulla strada dall’incuria dei genitori, malati carenti del necessario e delle medicine, anziani lasciati soli, “lasciati fuori dalle feste di famiglia – come dice Papa Francesco – e accantonati in un angolo senza sentire intorno a loro l’amore diario dei figli, dei nipoti…” L’idea di un aiuto è importante ma in fondo, se riflettiamo bene, sempre più facile che viverci in mezzo se non avessimo la convinzione che anche loro hanno un riverbero di divino da offrirci. Così mi attivo senza soste per “Educamy”, “Hogar Campesino” e “Vaso rotto”, i progetti di solidarietà che porto avanti, oltre che impegnarmi giornalmente nella direzione del Centro medico M.Anastasia. L’hanno scorso di questi tempi avevo lanciato un accorato appello per l’acquisto di un ecografo. Sembrava che nessuno l’avesse accolto. Poi due sacerdoti di Rieti, don Cesare e don Giacomo, qui “ad gentes” per 15 anni, mi hanno inviato 10.000,00 €., ma altri ancora ne servono. Da qualche mese l’economia dell’Ecuador è collassata. Vengono soppresse le fonti di lavoro, i licenziamenti in massa sono all’ordine del giorno, in tante famiglie non ci sono più soldi neanche per il cibo, immaginate voi per l’acquisto di medicine. E si profila un 2016 ancora peggiore. Una situazione angosciante. Ma io non me la sento di chiudere alla speranza…”
E così che Madre Camilla Andreatta, comboniana della Missione di Esmeraldas, insieme a tanti altri ha assunto “i sentimenti di Gesù” raccomandati da papa Francesco al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze.