Latina. Intitolazione di un Parco a S.Josemaría Escrivá de Balaguer.
A Josemaría Escrivá de Balaguer, che per la sua vita aveva chiesto al Signore di avere ” peso e misura in tutto… tranne che nell’Amore”, Latina ha voluto dedicare un parco. “Intitolare un parco a San Josemaría Escrivá è l’omaggio della città a questa grande figura di uomo di fede, fondatore dell’Opus Dei, canonizzato in Roma il 6 ottobre 2002 dal pontefice Giovanni Paolo II. La missione di San Josemaría Escrivá ieri e dell’Opus Dei oggi è quella di diffondere il messaggio che il lavoro e la quotidianità sono occasioni di incontro con Dio e servizio a tutti gli uomini per il miglioramento della società” questo recitava l’invito del Comune. In una giornata molto ventosa e umorale, alla cerimonia di intitolazione del parco che si sviluppa a mezzaluna per oltre tre Ha. lungo Vie Vivaldi e Bellini con l’iniziale intenzione di arrivare a lambire, sul lato nord, la stessa Piazza Moro (polmone verde voluto prima degli anni ’90 dall’allora sindaco Delio Redi, a seguito della prima applicazione in città della norma urbanistica sul comparto edilizio, anche su mio consiglio tra i primi residenti nella zona fin dagli anni ‘70), hanno presenziato don Normann Insam, vicario della Delegazione di Roma della Prelatura dell’Opus Dei, e l’on. Vincenzo Zaccheo, sindaco di Latina. Non molte le presenze, qualche rappresentante politico a vario livello (tra cui l’ex senatore pontino Riccardo Pedrizzi), qualche incuriosito residente delle case vicine e qualche sparuto affiliato a questa controversa Opus (per la sua visione ultraconservatrice e reazionaria, per le spregiudicate tecniche di proselitismo tra i giovani e più brillanti universitari; nell’apprezzamento negativo espresso da alcuni governi e parlamenti (es.belga, 1997), cardinali (es.B.Hume, 1981) e gesuiti di vertice (P.W.Ledochowski, superiore generale) che l’hanno considerata alla stregua di una setta, se non anche per altri versi, di una vera e propria “massoneria bianca“) che pure in tutto il mondo conta già un crescente esercito di 85.000 adepti. Un loro rappresentante locale ha ricordato en passant uno di loro, la figura dello scomparso Maurizio D’Erme. Don Norman Insam ha voluto ricordare un legame esistente tra questa stessa provincia di Latina e Josemaría Escrivá, quando negli anni ’60 fu acquistata dall’Opera una vasta tenuta a Fondi dove, oltre ad apportare delle migliorie fondiarie, i vertici romani dell’Opus, che avevano lì un loro buen retiro, durante le stagioni estive andavano al mare a ritemprarsi dalle fatiche. A questo sacerdote, presenti anche mons. Renato Di Veroli, il vicario diocesano don Mario Sbarigia e don Daniele Della Penna territoriale parroco di S.Chiara, è toccato impartire la santa benedizione e scoprire insieme col sindaco Zaccheo la lapide-ricordo dell’evento. Il sindaco nel suo saluto ha anticipato l’intenzione dell’Amministrazione, e dell’assessore alla Qualità Urbana arch. Maurizio Guercio, di dotare questo parco cittadino, oggi piuttosto disattrezzato, con panchine, luci, giostre per bambini e una recinzione di protezione almeno lungo tutto la pericolosissima Via V. Rossetti, strada a veloce scorrimento dove si sono già registrate tre vittime della strada. In realtà noi residenti periodicamente chiediamo all’Amministrazione comunale, io avendo anche consegnato una petizione con più di 400 firme, più cura sia per la dequalificata viciniore Area del Mercato settimanale che per lo stesso parco da vent’anni ormai abbandonato a se stesso e divenuto ultimamente anche luogo di raduno di cani sciolti, pure di taglia grande e di razze pericolose. Parco in cui, dopo l’emblematica e veloce cerimonia di stamattina, rimangono in più rispetto a ieri soltanto una lapide e cinque modesti vasi di fiori (*). C’è una frase e un progetto di vita di quest’uomo spagnolo, tra tanta leggenda che sempre si intesse e si sviluppa intorno a certi personaggi in particolari momenti storici, per cui merita di essere oggi così ricordato. “Vediamo i beni della terra divisi tra pochi e i beni della cultura chiusi in cenacoli ristretti. Fuori, c’è fame di pane e di dottrina; e le vite umane, che sono sante perchè vengono da Dio, sono trattate come cose, come numeri statistici…”. Ecco, se questa intitolazione con il suo messaggio volesse indicare la strada per una città più solidale, la cerimonia odierna si rivestirebbe di quel senso di umanesimo che tutti i latinensi si sentirebbero di sottoscrivere. Sergio Andreatta
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(* 7.12.2008) – Dei vasi di margheritoni gialli non c’è più traccia già all’alba del giorno dopo, forse, nottetempo prelevati dallo stesso vivaista (o chissà?) dopo il breve momento della bella presenza per il cerimoniale. Rimane la targa, però.