L’esecrabile storia dei preti pedofili non solo del caso Spotlight.
di Sergio Andreatta (n.732)
Quando si perseguita un’anima e si lascia che un marchio distrugga l’integrità psicofisica di un bambino.
Storia di vittime e di carnefici che un team di giornalisti cerca di stanare. IL CASO SPOTLIGHT, il film in prima visione che ho appena visto, è la storia vera di quattro giornalisti del Boston Globe che hanno investigato sulla copertura data dal cardinale Bernard Francis Law dell’arcidiocesi di Boston a 90 preti pedofili con l’obiettivo di evitare all’istituzione gli effetti dannosi di un vergognoso scandalo. Vicenda di gravi ABUSI SESSUALI SU MINORI perpetrati e sistematicamente insabbiati per diversi decenni. Un’inchiesta seria e documentata, fatta propria alla fine dalla magistratura statunitense e premiata anche col premio Pulitzer e questo film con il Premio Oscar come miglior film dell’anno.L’arcivescovo Law, metropolita di Boston dall’11 gennaio 1984 al 13 dicembre 2002, in seguito allo scalpore suscitato sarebbe stato costretto a dimettersi per non aver adottato le giuste contromisure e denunciato i sacerdoti coinvolti.
Uno SCANDALO di enorme portata, e purtroppo non unico, patito dalla nostra Chiesa Cattolica come istituzione, una storia desolante che ha visto protagonisti sacerdoti predatori sessuali (il 10% dei presbiteri) come altre volte è capitato che lo fossero o che lo siano ancora educatori di scuola o animatori di gruppi o allenatori di squadre sportive, quand’anche non gli stessi familiari che sarebbero i casi statisticamente più frequenti secondo alcuni studi…
Il film è una cronaca fedele dei fatti ma ha in sé un alto significato A TUTELA DELL’INFANZIA fragile, più spesso accasata in nuclei familiari disastrati e poco colti, il desiderio di un’accurata protezione sui minori. Sorprende al contrario che ancora oggi, dopo l’affiorare di tanti casi, almeno uno al giorno anche in Italia, ci siano ancora vescovi (ispettori dei presbiteri) che, disattendendo la precisa indicazione di Papa Francesco e precedentemente di Benedetto XVI – appigliandosi, seppure non arbitrariamente, ad un codicillo del loro diritto canonico – si oppongano alla denuncia all’autorità giudiziaria del prete-predatore, limitandosi di fatto al solo suo spostamento da un oratorio all’altro, da una parrocchia all’altra consentendogli così la continuazione in nuovi contesti dell’immonda e aberrante pratica. E il semplice spostamento da un posto all’altro, non la cautelare sospensione a divinis o il naturale deferimento al giudice civile, si è rivelato il più delle volte un provvedimento inefficace.
Eppure è Gesù stesso che nel Vangelo di Marco si manifesta intollerante e afferma:”Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare”. Mentre altrove, in altri passi, si rintraccia tutta la sua amorosa tenerezza verso i bambini. “Sul piccolo essere, fragile, povero, inesperto, condizionabile, esposto alla tempesta va ad abbattersi invece, a volte precocemente, lo scandalo che va ad uccidere ogni suo desiderio di grandi prospettive”, come ha ben scritto mons. Antonio Riboldi (2009), una mazzata terribile sul suo progetto di vita. E “Il bambino si costruisce un modello interno di se stesso in base a come ci si è preso cura di lui”, come ha scritto J. Bowlby. E questo non vale soltanto per il bambino più piccolo (0-3 anni) né solo per le cure materne.
Il suo sviluppo emotivo ne risulterebbe scosso per sempre, se non infranto, e le strumentalizzazioni e le manipolazioni subite a causa del maleficio di un orco avranno conseguenze devastanti per la sua crescita, con possibilità che le ripercussioni legate all’abuso subìto possano sfociare crescendo in vere e proprie patologie psichiatriche. >© – Sergio Andreatta