734. A MONITOR, la rubrica settimanale di LazioTV, sono invitato dal conduttore Egidio Fia a discutere insieme alla dott.ssa Micoli, (la nota psicologa, già perita del tribunale sui presunti casi di pedofilia nella scuola di Rignano Flaminia) sul caso delle maestre violente di Piazza Dante. Un caso spinoso. Il contesto mediatico riflette il clima da gogna e non è facile sostenere, ma bisogna, che non siamo al “processo del lunedì né a quello del giovedì”, che non si possono lapidare le due insegnanti, presunte colpevoli (presunte innocenti), con quelle scritte terribili (“ergastolo”) sui muri di Piazza Dante e le peggiori sui muri digitali dei social (oscenità varie). Non si può in ogni caso soggiacere a un sentimento giustizialista, a un’aspirazione proiettata sulla giustizia sommaria. Per dei fatti ancora tutti da chiarire, ma anche se lo fossero, non si può immaginare di generalizzare estendendo l’impatto negativo su tutta la Scuola Pontina. Né si possono lanciare ombre e sospetti insussistenti con idee pellegrine come queste: “Vogliamo che siano installate videocamere in ogni classe, o, che gli insegnanti siano sottoposti a visita… psichiatrica”, ecc… Facile così cadere nel furore da far-west e negli aberranti paradossi della caccia alle streghe. Lasciamo che l’indagine e la giustizia facciano il loro autonomo e approfondito corso. Più ampiamente alcune cose andavano, però, dette e alcuni distinguo andavano operati e prima di tutto in ogni caso che ai bambini deve essere rivolto l’interesse preminente (Art. 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia), “maxima debetur puero reverentia” sosteneva già Giovenale (Satire, XIV, 47). E il processo, quello educativo intendo, sta in capo in primis agli stessi genitori, che non vorrei mai genitori sbagliati disimpegnati o oscillanti tra comportamenti di iperprotezione o di lassismo. E poi, anche in questo come in altri casi, bisognava coinvolgere nel sospetto l’autorità, quel dirigente scolastico che nell’intervista appare naufragare nel burocratismo. Se informato non fosse intervenuto a tutela dei diritti dei minori, a modo e nel rispetto dei suoi precisi doveri d’ufficio, oggi come oggi potrebbe essere perseguito da misure disciplinari, se non licenziato. Con la “Buona Scuola” è finita l’era degli ombrelli sindacali protettivi automatici. Poi come non ricordare che all’atto dell’iscrizione il genitore sottoscrive “Il Patto di corresponsabilità educativa” che non si dovrebbe configurare, ahimè, solo come una mera formalità burocratica in più. Quindi, al contrario del disimpegno più diffuso, serve dialogo costante e partecipazione fra le parti. Scaricare tutto sull’altro è un comportamento tipico ma assai poco fruttuoso per un equilibrato sviluppo psicologico e mentale del bambino e anche per il suo impellente bisogno di senso della giustizia. Ma è certo che se i fatti accaduti fossero stati quelli gravi contestati e qualcuno all’interno della scuola di Piazza Dante se ne fosse pure accorto, quegli non doveva voltare la faccia dall’altra parte.
Sergio Andreatta, psicopedagogista, ex dirigente scolastico del IV Circolo didattico di Latina, autore del saggio “BAMBINI UNA VOLTA” (1998).
Da: www.andreatta.it
18th Mar, 2016