In occasione del Natale di Latina (il 76°) il Sindaco Vincenzo Zaccheo, nel corso di una cerimonia (”90 anni di colore”) che si è svolta il 16 dicembre al Palazzo della Cultura, Sala Conferenze, ha onorato con la consegna della “Torre Civica” una delle “Grandi Famiglie Storiche Pontine”, la famiglia Cinelli. In qualità di letterato (scrittore e poeta) il dirigente scolastico del IV Circolo didattico di Latina prof. Sergio Andreatta è stato chiamato alla recita di sue Poesie e di suoi Racconti (frammenti) dell’Agro Pontino. Nell’ouverture della serata, organizzata dall’Associazione culturale “Il Quadrato” con il patrocinio e in collaborazione con l’Amministrazione Comunale della Città di Latina, all’Autore veneto-pontino, di cui si può leggere una pagina (12) dei suoi libri
(“Eucalyptus”, poesie e “Una storia, un racconto”) nello stesso catalogo edito per l’occasione a cura di Renato di Bella, è stato riservato lo spazio per leggere “Emigrare” (brano di prosa), “Bùtteri” (poesia), “Bonifica” (poesia), “I vien fòra” pagina sull’arrivo dei pionieri veneti in Piscinara alla stazione ferroviaria di Cisterna e “Agro Pontino” (poesia).
Queste poesie di Sergio Andreatta, in altre performances e occasioni teatrali e radiofoniche recitate da attori anche famosi come Lina Bernardi e Maurizio Tartaglione, hanno dato il “la” alla manifestazione del Palazzo della Cultura curata dal giornalista prof. Renato Di Bella, presidente dell’Associazione Culturale “Il Quadrato”. Prima della consegna della “Torre civica” da parte del sindaco di Latina on.le Vincenzo Zaccheo ad Aldo Cinelli il capo della numerosa famiglia di imprenditori romagnoli-pontini, sono seguiti gli interventi del prof. Donato Maraffino sulle migrazioni interne negli Anni ’30 e della dott.sa Azzurra Piattella sui colori di Littoria-Latina e la conservazione dei suoi beni culturali.
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“Partecipo con piacere, ha introdotto il prof. Sergio Andreatta – con un breve itinerario di miei scritti, alla festa dei Cinelli, questa sera rappresentati dal pater-familias Aldo, per i 90 anni della Loro dinamica attività imprenditoriale in vari campi, con significativa presenza pionieristica (1931) in Agro Pontino al Quadrato (Littoria dal 18.12.1932) fin dagli albori della nostra Società pontina…
Chi a Latina non è mai entrato in un negozio Cinelli? I coloni per cercare qualcosa di essenziale alla loro attività, noi per quel regalo di prestigio che ci faceva e ci fa sempre ben figurare.
Ho letto da qualche parte che una delle sorelle, Pia Cinelli, veniva alla luce proprio mentre gli americani bombardavano l’aeroporto di Littoria. Negli stessi giorni, se non ne le stesse ore, partivano dall’aeroporto di Sezze i caccia tedeschi che venivano a bombardare casa mia a Borgo Bainsizza, il Pod. dell’O.N.C. n. 769 dove per qualche tempo, subito dopo lo sbarco di Anzio, 21-22 gennaio del ’44, si era pure insediato il Commando Alleato. Mio padre Giulio Camillo, poi primo consigliere comunale per i Borghi, e la nostra famiglia si salvarono. La casa non era stata centrata, seppur di poco, ma sette rangers americani rimasero a terra squarciati dalle schegge di due bombe aeree… Questa sera, non ho la pretesa di volervi raccontare tutto ma soltanto di accendere la vostra fantasia con la lettura di alcuni frammenti di miei scritti e tre poesie. Ho scelto di far scorrere davanti ai Vostri occhi, secondo un filo diacronico a salti, alcuni scenari ormai evanescenti della nostra terra… Quasi a notte, davanti a Lestra Zaccheo accarezzata dal raggio della luna, un buttero si dava a suonare il suo flauto per vincere con poche melodie la nostalgia e consolarsi. Avrei voluto, così, le note di un flauto per accompagnamento…
- Emigrare
- Villaggio Fogliano
- Butteri (poesia)
- Bonifica (poesia)
- I vien fora…
- Agro pontino (poesia)
- Il riscatto delle terre pontine
- Tamburi di latta (poesia)
Tutti immigranti in questa terra Pontina bonificata. Immigranti e pionieri che erano, però, anche emigranti dai loro paesi d’origine per lo più dell’Altitalia:
“Emigrare, dire addio con sentimenti dolorosi ma anche con nuove aspettative alle proprie radici, al “genius loci” natio, alla tradizione secolare che ha nutrito la propria cultura familiare, al paese, al dialetto, ai propri padri consegnati prima alle braccia accoglienti della terra-madre. Dividersi dai fratelli, dire addio con dolore, mantenendo per sempre nel cuore gli impeti della nostalgia che ritorneranno spesso a fare l’esame di coscienza, a rimproverare di essere partiti e ritornare se si può, quando si può. Lo slancio di ogni partenza, e anche di una migrazione, è la vitale ricerca di un benessere nuovo, di quello che la propria terra immiserita, non perchè matrigna o avara, ha negato quasi dispiacendosi in un particolare momento della sua storia. Oggi si parte dal Sud e dall’Est del mondo per venire da noi ma, subito dopo l’Unità d’Italia, svanite le grandi idealità risorgimentali rimaneva a molti nuovi Italiani soltanto il confronto con la dura realtà di ogni giorno, con i problemi della sopravvivenza e del futuro della prole, ma comunque in una condizione di sentita maggiore libertà personale e di gruppo dove il bisogno diventava motore di ricerca, slancio vitale che spingeva tanti fuori dalle regioni del Sud come del Nord dell’Italia, orientandoli nella seconda metà dell’Ottocento verso nuovi mondi che non facevano, però, mai sbiadire i ricordi o recidere del tutto le radici dei vecchi… Sarà così anche per i pionieri di queste terre che, forse, cercavano la “Merica in Piscinara”e per il giovane Ambrogio Andreatta, mio nonno, che negli USA, a fine ottocento, c’era stato per davvero e che nel 1933 si mosse dalla martire Paderno del Grappa per venire, come altri a bonificare queste plaghe dell’Agro Pontino belle addormentate in secoli di paludi…”.
“Come amano la loro regione e il loro paesello i discendenti pontini dei nostri pionieri, come non scordano le loro tradizioni! Nelle loro parole non si coglie la fatica del ricordo lontano né s’intravede neppure lontanamente una qualche similitudine con il pensiero di Guillaume Apollinaire che aveva scritto:“Non possiamo portarci dietro dappertutto il cadavere di nostro padre”. Perchè loro giovani e innovatori, pur guardando avanti, si sentono ancora legati alle gesta dei loro padri pionieri…”.