Noi di una certa età abbiamo tutti in mente l’irruenza delle acque dell’Arno fuoriuscite dai loro argini che invadevano il centro storico di Firenze, colpendo al cuore il suo immenso patrimonio artistico. Uno shock e in quello shock tanti giovani che abbandonavano le loro occupazioni, i loro studi per correre lì in mezzo al fango a dare una mano. E tra questi un mio compagno di classe.
Tributo ad un “Angelo del fango” dell’ALLUVIONE DI FIRENZE di cinquant’anni fa. Irruento, incontenibile, violento, sporco, molto sporco e puzzolente l’ARNO, era appena sceso dall’Appennino per diventare nemico e aveva invaso e occupato la città gigliata per saccheggiarla, i suoi Lungarni, le sue strade, le sue piazze, le botteghe, le chiese, la biblioteca, mettendo a repentaglio l’immenso patrimonio artistico dell’umanità. Il mio compagno di banco della IV C dell’Alessandro Manzoni al Palazzo M di Latina, era un toscano di Firenze. Venne a scuola quel 5 nov. 1966 per l’ultima volta e poi non più per un mese. Appena seppe, e lo stesso Presidente della Repubblica Saragat sarebbe stato informato il 4 con molte ore di ritardo quasi che se non si sapeva il fatto non esistesse, non trovò freni alla sua preoccupazione e (mentre noi più che fare qualcosa ci limitavamo alla compassione senza cogliere l’immediata opportunità di un nostro fattivo intervento) lui decise di partire subito per portare soccorso alla sua città stuprata, alle persone, ai libri, alle opere d’arte inondate. Sicuramente SALVINI non sarà diventato un preside / dirigente scolastico come me e alcuni della nostra classe ma io lo voglio ricordare oggi e lo ripropongo a chi l’ha conosciuto e a tutti come un ragazzo normale, generoso, di grande azione, un maestro della solidarietà. Nel cammino della sua vita in quei giorni umidi la sua fiaccola si sarebbe accesa anche per noi. E così mi piacerebbe immaginare che a Palazzo Vecchio, davanti alle autorità e al presidente del Consiglio Renzi, ci fosse oggi anche lui. © – Sergio Andreatta (foto url da Wikipedia.it )