18th Dic, 2005

Buon compleanno, Latina

Auguri, Latina!

Lettera in occasione del 73° dell’inaugurazione della Città (18.12.1932/2005) e di una medaglia d’argento al valor civile conferita dal Presidente della Repubblica.

Cara Latina,

i Tuoi primi settantatre anni sono in fondo poca cosa per la storia, anche se non per la cronaca.

Cara Latina,

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i Tuoi primi settantatre anni sono in fondo poca cosa per la storia, anche se non per la cronaca.

Qualche autunno fa qualcuno (Fosco Maraini nel 2003) ti ha definito “brutta e sfasciabile” con un aggettivo, quest’ultimo, che giocava a contrapporsi alla tua origine.

“De gustibus non est disputandum”: inutile discutere… all’infinito sulle libere opinioni e su categorie estetiche e parametri culturali soggettivi e sulla bellezza come idea, “percepita con i sensi”, come esperienza dell’interpretazione personale.

Sulla bellezza come risposta ad un interrogativo a chi, guardandola, se ne fa ricettore…

C’è un proverbio popolare che dice: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”.

E come pensare, allora, che l’architettura di Littoria, anche senza la più recente etichetta di “metafisica costruita” sia soltanto un puro gioco, privo di significati conoscitivi ed estetici, visto che i suoi aspetti e le sue forme non si sono dati e non si danno a noi fuori delle forme di uno spazio e di un tempo storico nella diacronia di una nascita e di un’infanzia littoria ma anche nella evolutiva discontinuità di una diversa adolescenza.

Certo anche per me, figlio di pioniere della bonifica e primo consigliere comunale dei Borghi, il cuore architettonico di Oriolo Frezzotti, la sua pianta radiale, l’esprit de geometrie più che de finesse, seppur non benissimo conservato, è l’unico a dirmi qualcosa rispetto ai successivi agglomerati, sincretismi, espansioni ed espressioni disarmoniche, a volte senza senso se non quello, nell’urgenza dell’incremento demografico continuo, di assicurare un tetto…

Ma anche questa moderna e preponderante rottura urbanistica, successiva a quella di soli tredici anni della prima età, non potrebbe essere interpretata dalla sociologia come il senso dei tempi che si dissolvono nella complessità?

E oltre l’estetica “a priori” dell’apparenza che vuole far leggere nelle linee dei primi muri cittadini la retorica delle sue intenzioni non c’è, comunque se c’è, la bellezza viva dell’essenza non murale e non cementiera dei suoi cittadini?

Dei servizi, degli impegni civili, delle condizioni di vivibilità e della sociocultura?

La bellezza di certe eredità intellettuali, imprenditoriali, spirituali … la bellezza di un più grande futuro che già avanza.

Sento aleggiare per via questo desiderio di città “scritta” e “da scrivere”, storie di persone che si sono impegnate e che si impegnano senza retorica nell’autorealizzazione di sé a favore degli altri.

La medaglia d’argento al valor civile conferita dal Presidente della Repubblica C. A. Ciampi brilla, oggi, nel Tuo gonfalone, Latina, portando, appunto, scritta questa motivazione:” Per onorare tutti coloro che con appassionato impegno, immani sofferenze e spesso col sacrificio della vita parteciparono alla bonifica dell’agro pontino e contribuirono a formare una comunità di genti provenienti da varie regioni d’Italia”.(1930-1939)

Non è una nuova retorica questa è un passaggio obbligato dalle ideologie caduche come foglie all’uomo riconosciuto “in carne e ossa”come unico valore, alla sua esistenza personale quotidiana, alla sua convivenza civile.

Anche questo è bello e …”fa bello”.

Nella cultura contemporanea l’estetica, influenzata dalla critica, tende a dissolvere e a segnare in qualche modo di nuovi significati il destino del pensiero sul bello, anche in urbanistica.

Non esiste più un’idea omologata e omologabile di bello, esiste la pluralità in ogni senso.

Bello, allora, e tollerabile è anche che qualcuno possa aver detto, Mia Cara, che sei… brutta.

E’ il bello sostanziale della democrazia!

Ciò non toglie che a noi, incoraggiati da vari spunti proposti per il tuo 73° anniversario o semplicemente perché ci salgono dentro, venga la voglia di rivisitarTi e di riscoprirTi come madre, Cara nostra Littoria-Latina.

Sergio Andreatta, culturologo

(Pubblicato anche sul quotidiano “La Provincia” del 19.12.2005 e su altra Stampa).

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