Una domenica di freddo a Foceverde.
lunedì 21 novembre 2005
Quando il popolino dei quartieri de’ Roma sognava al massimo “de annà ar mare de Foceverde” erano gli anni ’60.
Dall’alto della Torre quadrata un uomo, contrapponendosi al muezzin che ha in testa, grida:”Saracini, no pasaran!”…
Non siamo nella parte di levante del Lido che va da Capo Portiere a Rio Martino, quella romantica e intatta perchè inclusa nel Parco Nazionale del Circeo.
Siamo in quella di Ponente, a Foceverde tanto decantata nei film popolari degli anni ’60 (il popolino dei quartiere romani sognava al massimo “de annà ar mare de Foceverde”) quanto devastata dal peggiore abusivismo in nome di sante che non hanno proprio nessuna colpa per questo, se non quella di vedersi intestata una lottizzazione all’ombra della nucleare.
Vero, Santa Rosa?
Ebbene, qui il Sindaco Vincenzo Zaccheo si è messo in testa di procedere ad un risanamento e ad una valorizzazione ambientale attraverso il sogno di un porto, meglio dire “rete di porti” per Latina e non solo.
Siamo alla foce del Moscarello cui poco prima si è innestato il Canale delle Acque Alte, già Mussolini.
Sullo sfondo del pontile tre pescatori solitari, e un cane, pescano un pesce che non arriverà mai, come quello benedetto di Terracina su certi aristocratici deschi, pescano da sopra il dente di sassi voluto da Fabrizio Cirilli per frenare il moto ondoso e l’erosione della spiaggia.
Per questi sassi i pescatori, che possono ricoverare meglio le loro barche, gli hanno promesso il voto come risulta, pure, scritto a caratteri cubitali:”Grazie, noi ti votiamo”.
E gliel’avrebbero, anche, dato.
Infinitamente più di questo slogan apprezzo, però, la nitida visione dell’orizzonte dove si stagliano le sagome delle isole ponziane.
Altri giovani writers, scapigliati, muniti di barattoli di vernice, pennelli e bombolette spray stanno decorando una parete di cemento nella luce sottostante la strada.
Il risultato è un’opera surrealista, cubista e di un cocktail di tanti altri -ista frullati insieme.
A Roma Valter Veltroni ha ingaggiato nella stessa giornata una lotta personale contro questi artisti di strada in nome del decoro urbano.
Ma una battaglia contro questo versante della creatività giovanile, sembra una battaglia contro i mulini a vento.
Purtroppo, … per il decoro!
So che anche l’architetto Guercio, che da assessore alla qualità urbana ha la vista molto lunga, la pensa così.
La civiltà non può ignorare e deve sopportare i suoi costi ed ingaggiare le sue battaglie…
Non è il più bel tratto della nostra spiaggia lunga 12 Km., questo, ma è il nostro mare, quello frequentato fin da bambino quando in un solo quarto d’ora di bici arrivavo dall’interno Borgo Bainsizza.
“Mare nostrum” come ci ricordano due antichi archi di ponte sull’antica imperiale Via Severiana che univa Ostia al Circeo.
Archi che spuntano tra canne e baracche abusive che per questo hanno rubato loro un po’ più di importanza.
E poi c’è sull’altra riva del fiume quella seicentesca Torre quadrata di difesa sul Passo dei Genovesi che scendevano nello Stato Pontificio e si addentravano nella Selva di Cisterna ad acquistare legname con cui costruivano le proprie navi e a trafficare con La Ferriera della Tenuta di Conca (oggi Le Ferriere, Borgo Montello).
Insieme con l’altra andata distrutta e con quella più importante di Torre Astura faceva parte del sistema dei punti di avvistamento e difesa contro le scorrerie piratesche.
“Saracini, no pasaran!” urla l’omaccione, forse avvinazzato, ancora di superstite guardia sull’alto della torre.
Sergio Andreatta, © 21.11.2005