Inaugurazione del Museo Ebraico di Roma
E’ il Progetto Bezalel che ti fa “adottare un pezzo della tua storia”.
Il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Leone Paserman, inaugura il 22 Novembre 2005, alle ore 17,45, il Museo Ebraico di Roma, Lungotevere Cenci, un nuovo allestimento ed una nuova collocazione, in sei spazi nel sotterraneo de Il Tempio, dei beni e degli oggetti del patrimonio.
Araldo De Luca, la Corona
Ho ricevuto dal Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Leone Paserman, l’invito per l’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Ebraico di Roma.
Sei sale, nei sotterranei del Tempio, per ospitare l’esposizione del patrimonio del Museo comprendente 316 opere o gruppi di opere.
Fra questi oggetti si contano 75 tessuti anche risalenti al XV secolo, 219 fra argenti, alcuni finemente cesellati, ed altri metalli, 16 opere su carta e pergamena e 6 oggetti in altri materiali.
Tra questi la Corona (*) di Francesco I Teoli (1719-1720), dono di Moshè Alatri a Scola Nova nel 1724-1725, scelta come logo per la manifestazione di inaugurazione.
Oggetti, un tempo molto più numerosi, che documentano e rinforzano la memoria di una identità culturale, politica e religiosa, tenuta forte nella diaspora, identità importante per la propria Comunità ma significativa più ampiamente per la stessa Roma.
A questa raccolta concorrono doni di famiglie ebree delle antiche comunità, alcune delle quali fino alla costituzione del ghetto erano residenti nei paesi della nostra provincia pontina, allora spartita tra Regno di Napoli da Fondi in giù e lo Stato Pontificio da Terracina in sù, costrette tra il XVI e il XVII secolo a trasferirsi nel ghetto di Roma, a seguito di una bolla del 1555 di papa Paolo IV, o a disperdersi. (Per incidens ricordo solo le famiglie dei Terracini, Piperno, Sermoneta, Cora, Gaeta, Fondi, Sezzi, e poi Alatri, Di Veroli, Velletri, ecc. dove la fissazione del cognome una volta a Roma significa ebrei provenienti dalle Comunità di Terracina, Piperno-Priverno, da Fondi dove la Comunità era non solo antichissima (forse risalente alla stessa diaspora conseguente alla distruzione del Tempio ad opera di Tito nel 70 d.C.) ma anche molto numerosa e il quartiere dell’Olmo Perino chiamato ancora oggi “La Giudea” e la sinagoga dal popolino “Casa degli Spiriti”, ecc…, ma questo è noto ed è in parte un’altra storia).
Lo stato di conservazione di questi beni romani era generalmente critico.
Per questo il Museo Ebraico di Roma, Lungotevere Cenci (Tempio), per la nuova collocazione degli oggetti nei nuovi locali, la cui apertura è fissata per il 22 Novembre, alle ore 17,45 ha dovuto ricercare i finanziamenti sia per il nuovo allestimento sia per i restauri mediante un progetto di adozione delle singole opere.
I restauri sono stati già in parte effettuati da restauratori iscritti all’Albo, e provenienti dall’Istituto Centrale del Restauro, sotto la Direzione Scientifica del Museo Ebraico di Roma.
La Fondazione per il Museo Ebraico di Roma è stata legalmente riconosciuta dalla Prefettura di Roma il 30 settembre 2003 per l’attività di conservazione museale di luoghi e monumenti storici.
Con il progetto Bezalel il Museo Ebraico di Roma si è rivolto direttamente agli ebrei della Comunità Ebraica di Roma, eredi del patrimonio donato nel corso dei secoli dagli ebrei romani alle Cinque Scole, ma anche ai correligionari appartenenti alle Comunità ebraiche di tutto il mondo, desiderosi di testimoniare, così, il loro legame storico e di amicizia nei confronti dell’ebraismo romano e della sua storia bimillenaria.
Il finanziatore del restauro ha avuto ed ha, ancora oggi, la possibilità di scegliere un’opera da restaurare, e di legare il proprio nome a quello dell’opera prescelta.
E’ il Progetto “Adotta un pezzo della tua storia”.
In molti casi è stato possibile adottare un’opera legata al nome dei propri antenati; in altri, si è fatto vivere un oggetto che fu commissionato da una famiglia il cui cognome è oggi estinto nella Comunità.
Ma è ancora possibile legare al restauro di un’opera un nome che non ha avuto l’antico privilegio di essere associato ad un oggetto d’arte.
Le opere vivono e si ammalano. Hanno, come le persone, bisogno di tante cure.
Quindi gli sponsor sono sempre ben accetti, afferma una nota.
Il Museo Ebraico di Roma ha fatto e farà loro dono dei testi e della grafica per una pubblicazione sul restauro effettuato, comprendente la relazione di restauro, corredata di fotografie, e un testo introduttivo a cura del Museo Ebraico di Roma.
Nella collana de Le storie di Bezalel il Museo Ebraico di Roma ha voluto raccogliere e conservare tutte “storie di adozione”.
Ma questo è un libro ancora aperto, come è sempre aperta la storia delle persone, come non deve essere mai chiusa la porta della solidarietà.
Gli studenti che si addentreranno nei percorsi didattici di queste sei sale espostitive, progettate da Manuela Lucà Dazio, non vedranno solo un tributo agli argenti, ai tessuti, ai marmi policromi, i talled (scialli maschili da preghiera), le ketubah, le pergamene decorate dei conttratti matrimoniali, ma potranno condividere anche un pò dello spirito e della storia di questo eccezionale popolo di Dio.
E la direttrice del Museo Daniela Di Castro fornirà i suoi apporti perchè la visita non sia superficiale e lasci il suo segno nel tempo.
(Le foto sono di Araldo De Luca)
Sergio Andreatta, Latina © 21/11/2005