31st Ott, 2007

Halloween, Tra tradizione, moda e consumismo intervista alla prof. Rosamaria Pirri sul significato culturale e antropologico della festa

Tra tradizione, moda e consumismo intervista alla prof. Rosamaria Pirri sul significato culturale e antropologico della festa.

 

Non c’è pub o discoteca dove non si festeggi Halloween questa notte. Non c’è scuola dove non lo si ricordi. Ma, per noi italiani, questa è una “festa vuota”, priva come é di alcun fondamento e riferimento culturale e simbolico”. Così, per saperne di più, abbiamo posto qualche domanda ad un’esperta insegnante di lingua e civiltà inglese.

 

D. “Prof.ssa Pirri, come docente d’inglese, che ci dice sul significato di questa festa ormai tipica?”.

R. “Tipica per niente! Ma voglio risponderLe, prima ancora che come insegnante con quasi quarant’anni di funzione, come figlia di una cittadina londinese di Portobello, la cui famiglia si era trasferita a Londra intorno al 1880. Sì, ho insegnato lingua e letteratura inglese per molto, ho esperienza di tutte le scuole di ogni ordine e grado e posso anche dirle qualcosa sul gusto e sull’evoluzione della festa… A metà degli anni trenta, ai tempi delle scuole inglesi di mia madre, questa festa a Londra quasi non si celebrava. Immaginarsi in Italia con la corrente anglofobia del regime fascista. Fino agli anni ‘70, quando io ho incominciato ad insegnare, si trovavano scarsi riferimenti della festa, perfino, sugli stessi testi inglesi se non, brevemente, nella parte relativa alla cultura degli usi e dei costumi. Ma in realtà la ricorrenza è di sicura tradizione celtica, irlandese, più che inglese. Poi, grazie alla maggiore diffusione della lingua straniera in Italia, specie nelle scuole elementari dopo l’introduzione della riforma della L.148/’90, grazie alla moda dei telefilm televisivi anglo-americani, grazie soprattutto alla politica economica dei centri commerciali che hanno fiutato subito il business e alimentato il condizionamento di moda, la festa pagana moderna ha cominciato a prender piede e a diffondersi anche da noi in Italia. E’ una delle conseguenze della globalizzazione… Oggi non c’è pub o discoteca in cui non si festeggi la notte del 31 ottobre travestendosi da strega, mostro o demone. Ma, per noi italiani, è una festa vuota senza alcun fondamento e particolare riferimento culturale e simbolico”.

D. “Una sorta di rituale del divertimento macabro, allora?”.

R. “La festa italiana è senza legami ad una tradizione e coglie solo il divertimento superficiale e lo scherzo. Non è neanche tanto popolare ancora come in America dove è stata introdotta dagli emigranti irlandesi sbarcati ai tempi della grande carestia e dove si svolge per le strade e le piazze, spesso con una partecipazione giovanile degenerante per l’ordine pubblico tanto da essere stata, anche, proibita in alcuni Stati. E’ la festa dei travestimenti paurosi, delle feste carnevalesche a lume di zucca, dei balli e delle gare ispirate alle atmosfere tetre. Sono questi gli ingredienti che rendono viva la notte delle streghe. Da noi si svolge nel chiuso delle discoteche, nei pub oppure nelle scuole. Già, le scuole… Considero un po’ patetica, la proposta che annualmente viene fatta dagli insegnanti delle elementari ai loro alunni di andare a bussare alle porte delle case del quartiere gridando: “Dolcetto o scherzetto!” “Treats or tricks!”. Fossimo nella terra di S.Patrizio, o almeno di Albione, potrei forse capirlo! In Irlanda questa tradizione è derivata dall’usanza medioevale dei Celti di lasciare cibo e latte fuori della porta di casa, sperando così di conquistarsi gli spiriti e di evitarsi il riversamento delle loro malefatte”… Una sorta di “captatio benevolentiae” o di esorcismo, se volete, per la festa dei morti viventi.

D. “Ma la parola Halloween in sè che significato ha?”.

R. “Ci sono due etimologie incerte ma accettate per questa antichissima festa. La prima ce la fa derivare da “Hal-loween” forma contratta da “All Hallows’ Day”, giorno, festa di Ognissanti; la seconda da “Hallow-een” forma contratta da “holy evening”, sera prima di Ognissanti. Mille anni fa in Irlanda già si celebrava la “festa delle anime defunte”, il “Samhain. Pensavano che i morti una volta l’anno potessero tornare sulla terra dei vivi per celebrare con la propria famiglia, la propria tribù, il proprio clan la fine dell’estate e il raccolto dei campi. Per onorare Samhain, signore della morte e principe delle tenebre, i Celti si riunivano nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e facevano sacrifici animali. La notte del 31 era la notte del risveglio degli spiriti e la gente si riuniva insieme per placare gli spiriti maligni ed esorcizzare la paura. Poi, ancora indossando le grottesche maschere rituali, ritornavano ai loro villaggi facendosi luce con le loro lanterne. “The Jack-o-Lantern” è un uomo della leggenda irlandese che non poteva entrare in paradiso perché non era stato buono, ma che non poteva neanche andare all’inferno per gli scherzi che aveva combinato al diavolo. Così era stato condannato a vagare perdutamente per le contrade della terra accompagnato dalla sua lanterna. All’inizio queste lanterne celtiche erano costituite da rape intagliate al cui interno erano state poste le braci del Fuoco Sacro. Quando, inseguito alla grave carestia delle patate, che colpì l’Irlanda tra il 1845 e il 1850, circa 700.000 irlandesi tra cui i Kennedy, emigrarono in America, si portarono appresso le loro tradizioni e credenze paesane tra cui Halloween con la variante delle rape, che lì non si trovavano, sostituite dalle zucche. Questo spiega bene, dal punto di vista antropologico, l’invenzione di ogni tradizione. In seguito, con l’egemonia economica, politica e culturale americana e la sua espansione nel mondo, anche la festa di Halloween, di cui la zucca è diventata l’icona più conosciuta, si è venuta diffondendo nel pianeta. Ma si è perso, ormai, ogni legame con la paura vera del viandante notturno del 31 ottobre che usava come lanterna questo viso mostruoso intagliato nella zucca credendo, così, di andare a contrastare e spaventare il vagante Jack-o’-Lantern o gli altri spiriti incontrabili.” 

 

© Sergio Andreatta

          

 

Lascia un Commento

Devi essere loggato per lasciare un Commento.

Categorie