4th Nov, 2007

“Compagno, perdonami, io non ti volevo uccidere”

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Nella Giornata dell’Unità nazionale in ricorrenza del 4 novembre 1918.

 

 

Soltanto ora vedo che sei un uomo come me…

Perdonami!

Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi”.

 

“Compagno, io non ti volevo uccidere.

Se tu saltassi un’altra volta qui dentro (N.d.R.: Nella trincea) io non ti ucciderei, purché anche tu fossi ragionevole.

Ma prima tu eri per me solo un’idea, una formula nel mio cervello.

Io ho pugnalato questa formula.

Soltanto ora vedo che sei un uomo come me”…

Il 4 novembre 1918 segna la fine dell’ultima guerra di Risorgimento, quella lunga guerra che aveva insanguinato tutta l’Europa.

Per l’Italia una guerra di liberazione per ristabilire i suoi confini segnati dalla corona delle Alpi, per liberare le province di Trento e di Trieste ancora soggiogate all’Austria.

Seicentomila italiani, soldati di tutte le Regioni, con lingue diverse per la prima volta insieme, muoiono nei teatri di guerra del Triveneto.

Soldati.

La trincea è riparo precario dove: “Si sta / come d’autunno / sugli alberi / le foglie” come scrive nel suo diario di guerra (1918, Bosco di Courton, Francia) il giovane combattente G. Ungaretti.

Basta una schioppettata dalla opposta trincea e i soldati cadono destinati a cadere a terra come foglie d’autunno al più lieve soffio di vento.

Alla memoria dei suoi Caduti ogni Comune italiano ha voluto dedicare un monumento o una lapide che ne rechi incisi i loro nomi per sempre.

Alcuni paesi hanno cambiato, anche, nome per marcare il tributo di eroicità offerto dalle loro genti, come quello originario della mia famiglia Andreatta che, da Paderno d’Asolo, assunse il nome di Paderno del Grappa. Così altri paesi della Pedemontana e la stessa, più importante Bassano che si trasformano in “del Grappa”.

“Monte Grappa, tu sei la mia patria…”. Monte-simbolo, non di morte, ma di vitale ricerca dell’Unità nazionale

Poi, con la bonifica delle Paludi Pontine, anche a prescindere dai tanti pionieri calati dal Veneto, si volle imporre ai Borghi di Littoria nel 1932-’33 la toponomastica di quelle epiche località di sacrificio e di battaglia.

E così ecco nascere o tramutare il loro nome: Borgo Isonzo, Borgo Grappa (già Casal dei Pini), Borgo Sabotino (Passo Genovese), Borgo Bainsizza (Località Piano Rosso), Borgo Montello (Conca), Borgo Podgora (Villaggio Sessano), Borgo Piave (Passo Barabino), Borgo Carso, Borgo Faiti (Foro Appio), Borgo S.Michele (Villaggio Capograssa). E ancora Borgo Pasubio a Pontinia, Borgo Vodice a Sabaudia, Borgo Hermada e Borgo Montenero a Terracina.

Nomi rimasti pur nelle alterne vicende della storia (Bainsizza, altopiano di undici battaglie, destinato a rientrare per la sconfitta nella II Guerra Mondiale nella Slovenia) e della politica, perché l’eroismo di dare il proprio sangue per l’unità d’Italia rimane, comunque, un valore non effimero, non di partito, un’antiretorica oltre ogni tentativo di disgregazione e di devoluzione attuale. Anche

la Chiesa aveva fatto, insegnando, del “sangue dei martiri” le sue perenni fondamenta. Così per il nuovo Stato.

E di fronte a questi pericoli: ”L’Italia casa di tutti” diventi luogo dove:”Tendere la mano ai giovani stranieri che vivono in mezzo a noi per renderli responsabili della Repubblica” come ci aveva ricordato l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione (il 20 sett. 2005)  di una cerimonia all’Altare della Patria in cui ero presente con una delegazione scelta della mia istituzione scolastica. In queste ore l’attuale Presidente Giorgio Napolitano, sulla scia dei recenti fatti di cronaca, sta richiamando la necessità da parte di tutti, anche degli stranieri che hanno scelto di venire a vivere nel nostro Paese, del rispetto delle regole della convivenza giuridica e democratica.

Italia, casa della pace.

Troppi dimenticano, troppi interpretano anche in politica, troppi confondono

la Patria con i propri interessi e i propri egoismi partitici, troppi se ne servono per proteggere esclusivamente i propri negozi.

Non aveva già scritto A. Mc Leish, riferendosi agli eroi, che:“I giovani soldati morti non parlano…Essi posseggono un silenzio che parla per loro…”.

La motivazione della medaglia d’oro attribuita recita: ”Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la Vittoria e la grandezza della Patria”.

Così per il Milite Ignoto che, dentro una bara di quercia ricoperta del Tricolore, dimora dal 1921 sull’Altare della Patria, così per tutti gli altri suoi fratelli che non sarebbero più tornati, perché morti o dispersi, ai loro paesi, alle loro case, ai loro focolari raffreddati e spenti dal dolore.

“Prima pensavo alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora, vedo il tuo volto, la tua donna; vedo che ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi”. (E. Remarque)

Noi amiamo la formula della pace ma la pugnaliamo ogni giorno aspirando alla supremazia.

© Sergio Andreatta, Latina, 4.11.2007

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Commenti

Ricordiamo le “Missioni di pace” dei soldati italiani all’estero, come l’ISAF in Afghanistan… Siamo loro riconoscenti perchè operano in contesti davvero molto, molto difficili.

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