Imaginaria Satricum
di Sergio Andreatta
(Questa poesia è stata scritta da Sergio Andreatta nel 1975, un paio di estati dopo la ripresa della campagna olandese di scavo della città scomparsa, Satricum quindi ancora “imaginaria”. E’ inserita nel suo libro Eucalyptus, Poesie, Lucania Editrice, Latina, 1980, pag. 59).
Non amo la Pianura /
sofisticata, /
amo l’Astura /
giudicato impotente /
a generare, /
i suoi silenzi antichi /
e immagini. /
Scoppia un trattore…/
Il desiderio del mattino /
entra nel letto /
della Mater Matuta./ (1)
Rosso profanatore! /
Dalla quiete /
gli echi /
degli oscuri Volsci /
s’alzano concitati, /
sorti dalle ossa avanzano /
vendicatori /
tra i vinti ligustri /
e gli oleandri: /
“In arme!”…/
© – Sergio Andreatta, Eucalyptus, Poesie, Prefazione di Stanislao Nievo,
Lucania Editrice, Latina,1980, pag. 59,
(II versione).
Imaginaria da “imago”.
Poesia declamata dall’autore Sergio Andreatta al PalaCultura di Latina il 16 dicembre 2008 in occasione di “90 anni di colore” (La Famiglia Cinelli) e il 4 aprile 2009 al Museo Cambellotti per “Storie di un Viaggiatore” (Stanis Nievo).
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(1)Mater Matuta, divinità dell’aurora, dea del parto. Presiedeva alla crescita di piante e bambini. Già in culto presso i Volsci, 2700 anni fa, a Satricum (Le Ferriere, Latina) dove su una piccola acropoli sulla riva sinistra del fiume Astura si ergeva un grande tempio per un culto che attraeva fedeli da tutto il Lazio. In prossimità è la cascina del martirio (1902) di Maria Goretti che da bambina dovette assistere ai primi scavi (1896-98) degli archeologi olandesi per riportare in luce l‘antica città volsco-latina. Questi per primi scoprirono il sottile filo diacronico di una primordiale suggestività religiosa. Con singolare coincidenza oggi per altre vie riproposta. I principali reperti archeologici, in attesa di una dignità museale sul luogo, sono conservati a Villa Giulia a Roma. Nei giorni dell’incultura (1930-70), dopo quella millenaria ma meno grave dell’abbandono, si dovette registrare la profanazione meccanica del sito di Satricum ad opera degli artefici, ad ogni livello, della bonifica integrale. Stanislao Nievo, che ha scritto (1980) la prefazione al mio “Eucalyptus”, in alcuni capitoli di Aurora” (1979) imbastisce su questa eredità storica una trama molto interessante. Ed egli, che aveva trascorso la sua infanzia a Borgo Montello, dimostrò di apprezzare particolarmente questa poesia anche per l’incitante spirito di rivolta contro la profanazione dell’importante sito volsco e latino dove da qualche tempo erano ripresi gli scavi degli archeologi universitari olandesi che andavano via via ad estendersi dall’abitato antico al santuario della Mater Matuta e alla necropoli. Emergevano così di anno in anno, e tutt’ora, una grande quantità di reperti, soprattutto molti ex-voto dalle stipi votive del santuario e una significativa epigrafe del VI-V secolo a. C. rinvenuta nelle fondamenta del tempio della Mater Matuta, il noto “Lapis satricanus”, che alcuni filologi collocano all’origine della stessa lingua latina.