Un’estate breve che ritorna, ma quest’anno in anticipo di qualche giorno, ogni 11 novembre per San Martino.
E il generoso Martino non esita, allora, a dividere con lui il suo mantello…
Quella delle… corna è, invece, un’altra storia, ad altre luci, prettamente per… adulti.
A Roccagorga (Latina), intanto, non si sa se per troppi festeggiandi o altro, viene sospeso l’antico baccanale della “Festa dei Cornuti”.
Il personaggio del IV secolo, passato alla storia come esempio di generosità, alcuni lo danno nato in Ungheria, altri in Polonia.
Suo padre è un tribuno romano e fa ben presto di lui un soldato.
Particolarmente noto è l’episodio di cui fu protagonista in una gelida giornata di novembre.
Mentre percorre sul suo cavallo bianco un solitario sentiero, incontra un povero ravvolto negli stracci.
Martino non esita, allora, a dividere con lui il suo mantello.
Ma proseguendo la sua strada s’imbatte in un altro mendicante.
“Tieni la metà del mio mantello”
“Ma tu non hai un mantello, ne hai solo la metà!… Non ti basterà mentre cavalchi!”
“Un quarto, se ripara te, riparerà anche me”.
La leggenda dice che il Signore lo premia per questo dono con un cielo sereno e una spettacolare giornata di sole tiepido, anche se nessuna webcam di sky news era sul posto per potercelo documentare …
Quest’improvvisa dolcezza dell’atmosfera, che si ripete regolarmente ogni anno in questo periodo, continua a chiamarsi ancora oggi, dopo tanto tempo, “l’estate di San Martino”.
Nella notte successiva gli appare in sogno Gesù rivestito del drappo che egli aveva donato al poveretto.
Gesù gli sorride e lo ringrazia.
Commosso per questo singolare sogno, Martino non esita a convertirsi subito al cristianesimo, si fa prete e poi, in seguito, è anche acclamato vescovo di Tours, in Francia.
Fonda monasteri e raggiunge grande popolarità.
E probabilmente, proprio grazie al gesto del mantello, è considerato il santo della generosità e dell’abbondanza.
Frà Martino nel suo convento è una sorta di frà Simplicio applicato alle faccende più umili.
Da una mano all’orto, da mangiare alle galline e suona anche le campane.
Ma siccome è anche lui un uomo, specie d’estate, gli piace fare la pennichella.
E così, purtroppo, le campane non arriva mai a suonarle in tempo ma la gente, anziché, rimproverarlo gli dice:
” Frà Martino, campanaro, dormi tu? Dormi tu?
Suona le campane. Suona le campane: din-don-dan!” e poiché questa storiella continua a sentirsi in giro ancora oggi, canticchiata perfino dai bambini, c’è da credere che il povero frate questa lezione, dopo tanto tempo, non l’abbia ancora ben appresa.
Quella delle… corna è, invece, tutta un’altra storia, prettamente per… adulti, che se fanno tardi i giovani, la sera, immaginate quanto possono far tardi i grandi!
Non so perché, questa storia, venga collegata ai giorni di San Martino in cui “La nebbia a gl’irti colli / piovigginando sale…” (G.Carducci).
Ma pare che queste corna escano anche a prescindere dalla ricorrenza di questi giorni e dai bei… marroni avidamente consumati in questa stagione in cui, nel frattempo, ogni adolescenziale mosto è maturato in vino.
Intanto la famosissima e spettacolare “Festa dei Cornuti”, l’originale baccanale che si svolgeva qui vicino a noi, a Roccagorga, per il settimo anno di seguito non si tiene più.
E non si sa bene perché.
Qualcuno sospetta per mancanza di materia prima in paese o, forse, per qualcos’altro…
Il pittoresco corteo degli uomini indossanti giacche a rovescio, invertite, percorreva le vie del centro lepino per sostare, tra lazzi e frizzi, davanti ad alcune ben note porte.
Tra vino, musica, comicità, prese in giro e un minimo di travestimento, l’originale processione, ormai famosa nel mondo, ritornava per il gran finale nella bella piazza barocca accompagnata dalle pernacchie musicali della banda.
Ora, ormai da sette anni, questa autoironica, clamorosa celebrazione pubblica non avviene più e ognuno si tiene le… corna sue, anche ben protette dal codice della privacy.
Sergio Andreatta, storiella – ©