Presi da tante cose, dai tafferugli negli stadi e fuori, dagli assalti alle caserme della polizia di stato a seguito del tragico fatto accaduto in mattinata nella piazzola di sosta di Badia al Pino nei pressi di Arezzo, la Giornata Mazziniana è scivolata via tristemente (tanto più che le scuole sono chiuse la domenica) senza sottolineature di alcun genere. Ingrati, ahimé, anche verso i nostri stessi Padri della Patria.
(Ripubblico, così, come tributo quel mio articolo che, due anni fa, ebbe vasti echi sulla stampa).
Quando Claudio Baglioni, due anni fa, interpretò l'”Inno a Mazzini” composto per l’occasione dal maestro Ennio Morricone. “Per l’Italia l’Unità, canta Baglioni, … dammi la mano e stringila più forte. Insieme, insieme noi, non ci divideranno mai!” Il 10 Novembre 1841 G.Mazzini istituiva a Londra la “Scuola Italiana”. Nel bicentenario della nascita (1805-2005) la scuola italiana moderna lo vuole ricordare anche con le parole del poeta Giosuè Carducci: “L’ultimo dei grandi italiani antichi, il primo dei moderni”. Con la “Scuola italiana” veniva data ai figli degli emigrati la straordinaria opportunità di lasciarsi alle spalle le angherie quotidiane e di poter praticare, allo stesso tempo, uno strumento di emancipazione. Bandiera della Giovine Italia Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, nella ricorrenza del bicentenario della nascita, viene indetta per il 10 novembre 2005 la Giornata Mazziniana della Scuola. Per ricordarlo è pervenuta alle scuole, non una circolare ministeriale, ma una breve Lettera del Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini (1805 – 2005). Un “Inno a Mazzini”, composto per l’occasione dal M.Ennio Morricone, viene interpretato come voce solista da Claudio Baglioni accompagnato dall’orchestra “Roma Sinfonietta” e dal “Coro Lirico Romano” (Edizioni Musicali: Rai Trade). “Per l’Italia l’Unità, canta Baglioni, … dammi la mano e stringila più forte. Insieme, insieme noi non ci divideranno mai!”. Una grande emozione! La Giornata Mazziniana è stata messa in calendario per il 10 novembre in quanto lo stesso giorno del 1841 il grande patriota istituiva la Scuola italiana di Londra. Essa nasce ad Holborn, in un quartiere malfamato della capitale, per offrire educazione e sostegno morale ai piccoli emigrati italiani, costretti da sfruttatori senza scrupoli a chiedere l’elemosina per le strade della capitale. L’istituzione diventa in breve tempo il punto di riferimento della comunità italiana a Londra fino ad essere sostenuta dalle maggiori personalità della società e della cultura inglese. L’immediato successo dell’iniziativa è dovuto a due ragioni di fondo. In primo luogo, gli emigrati italiani sono in gran parte minorenni e questi fanciulli accolgono con entusiasmo la possibilità di frequentare una Scuola che offra loro l’opportunità di lascirasi alle spalle le angherie quotidiane, rappresentando allo stesso tempo anche uno strumento di emancipazione. In secondo luogo, dato non meno rilevante, si tratta di una iniziativa che trova nella cultura filantropica inglese una perfetta aderenza anche perché il sistema scolastico inglese si basa, soprattutto, sulle sovvenzioni dei privati. E sono proprio gli amici conosciuti a Casa Carlyle e quelli richiamati dall’iniziativa a sostenere moralmente ed economicamente la Scuola di G.Mazzini. Il Patriota si spende personalmente per la raccolta dei fondi e dal 1844 inizia egli stesso ad insegnare astronomia. Il suo forte spirito di abnegazione trova la sua radice nel suo grande senso del dovere e nella sincera umanità che lo porta sempre a difendere i più sfortunati. Quindi va respinta storicamente la tesi di alcuni secondo cui egli si sarebbe servito della Scuola Italiana come struttura di propaganda e di reclutamento per la Giovine Italia. Falso! Mazzini è anche un sostenitore ante litteram dell’autonomia scolastica italiana quasi come la intendiamo noi oggi quando è stata elevata al rango di dignità costituzionale con la L.C. del 18 ottobre 2001, n.3. Ad una lettera della madre del febbraio 1841 che lo informa dell’inaugurazione a Genova di un asilo infantile, egli infatti risponde: ”…Insegnare è buona cosa così in astratto; ma la questione pratica sta in vedere che cosa si insegna. In Lombardia v’hanno scuole infantili per tutto; ma ricevono per libro d’insegnamento morale il catechismo austriaco: nelle scuole cantano l’inno che dice: “W, Ferdinando!”; ora, io anziché vedere così corrotta la gioventù nostra italiana, chiuderei tutti gli asili e le scuole”. La Scuola, invece, secondo lui deve essere portatrice di un modello scolastico “autogestito”, in contrapposizione col modello lombardo-austriaco, basato su un sistema assistenziale che permette alle classi più agiate di operare un forte controllo sociale. A Londra il “popolo Italiano” si è fatto carico, invece, della propria istruzione e solo dopo sono arrivati gli aiuti e i sostegni. E, allora, scrive: “Leggere e scrivere è cosa eccellente: l’Idea nazionale, l’idea che Manzoni canta ne’ suoi cori, l’idea che sono fratelli italiani tutti, non Genovesi, Piemontesi, Lombardi, è egualmente essenziale…”. Mazzini insegna, non Bossi, specie in questi mesi di crisi di identità nel Paese dove, per fortuna, come reazione alla classe politica cresce tra la gente la voglia di unità nazionale. Mazzini con questa sua importante esperienza londinese anticipa il modello di scuola laica e pubblica che nascerà, poi, nel secondo dopoguerra italiano sui fondamenti della gratuità dell’insegnamento, dell’accesso senza distinzione di classi, del clima di armonia che si deve instaurare tra maestri e allievi. Tutti aspetti, questi, che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra cultura. Purtroppo la memoria di questo grande patriota è ancora oggi troppo debole in Italia, forse perché fu un uomo di idee più che di azioni spettacolari come un Garibaldi, ad esempio, le cui imprese rimangono impresse nell’immaginario collettivo. Ma nei paesi fuori dell’Italia il nome di Giuseppe Mazzini è, dopo quello di Dante Alighieri, quello italiano che ha avuto, la massima diffusione e riconoscimento come rappresentante dell’idea umanitaria e dell’idea dell’Europa. Il nostro Presidente della Repubblica, A.Ciampi, ha sempre individuato in lui uno dei padri della Patria e della democrazia europea. Una delle grandi persone senza le quali non si sarebbe mai potuto arrivare alla firma della Costituzione di Roma. E si dice, ancora, che Mazzini sia morto esule in patria. Ignorato dal governo e dalle istituzioni del Regno d’Italia, egli morì a Pisa il 10 marzo 1872 sotto il falso nome di George Brown. Ma anche se esule in Patria e ignorato dall’ufficialità dello Stato sabaudo, le cronache dell’epoca riferiscono di migliaia e migliaia di italiani che seguono il funerale e che le navi inglesi del porto di Genova abbrunano le loro bandiere al passaggio del suo feretro. Questo eroe del Risorgimento non è morto, così, solo da italiano ma da cittadino del mondo. E voglio ricordare, infine, quanto scritto per l’occasione dal poeta Giosuè Carducci: “ L’ultimo dei grandi italiani antichi, il primo dei moderni, il pensatore che di Roma ebbe la forza, dei comuni la fede, dei tempi moderni il concetto, l’uomo di Stato che pensò e volle e ricreò la Nazione, …, dopo quarant’anni di esilio passa libero per terra italiana, oggi che è morto. O Italia, quanta gloria e quanta bassezza e quanto debito per l’avvenire”. Sergio Andreatta, © 9.11.2005