25th Mag, 2009

Bullismo, II Seminario sulla prevenzione e il contrasto

   

Sono stato al II Seminario sulla prevenzione e il contrasto al bullismo promosso dall’Osservatorio Regionale del Lazio. E ho chiesto alla mia vicaria dott.ssa Patrizia Testa, anche in quanto psicologa, di redigere una breve relazione. E’ la seguente. 

 

Bullismo, II Seminario regionale

L’importanza della prevenzione e della comunicazione

 

Contributo  straordinario di

 Patrizia Testa

psicologa e insegnante del IV Circolo didattico di Latina

 

L’Osservatorio Regionale Permanente Sul Bullismo del Lazio ha organizzato, per quest’anno scolastico, il secondo seminario “Riflessioni, metodi e interventi per la prevenzione del bullismo a scuola”. Il gruppo di lavoro dell’Osservatorio ha previsto un percorso triennale in cui vengono affrontati di volta in volta diversi temi correlati alla prevenzione: lo scorso anno l’accento è stato posto sull’educazione, mentre il 15 maggio 2009, presso l’ITIS “Marconi” di Latina, si è parlato di comunicazione. Gli interventi dei relatori hanno messo in luce le principali caratteristiche comunicative e relazionali legate al tema trattato, sia tramite la presentazione di costrutti teorici, sia grazie all’individuazione di modalità operative funzionali alla creazione di relazioni significative.

Sin dalla prima infanzia, è infatti importante sviluppare le abilità pro-sociali di ascolto, collaborazione, risoluzione dei conflitti e cooperazione per sviluppare la capacità di leggere e comprendere gli stati emotivi dell’altro. La scuola ha la possibilità di concorrere a w-gli-amici.gifpotenziare le componenti emotive, sociali e relazionali dell’individuo, ma, per  poter attuare azioni educative finalizzate, è necessario avere chiari gli aspetti che regolano i processi comunicativi.

L’osservazione attenta di un evento comunicativo ci consente di individuarne la  circolarità e la presenza di un’ininterrotta sequenza d’interscambi; in questi, il singolo messaggio non può essere mai preso come battuta iniziale di uno scambio, ma assume significato in funzione della risposta.

Un altro aspetto può aiutarci a capire i comportamenti comunicativi: ogni azione umana, verbale o gestuale, è un veicolo di informazioni e quindi non esiste la possibilità di non comunicare (inevitabilità della comunicazione) nell’ambito di un sistema relazionale. Nel caso, quindi, che due o più persone si trovino insieme in una stanza, tutto ciò che fanno può essere considerato comunicazione; così, se uno si rivolge all’altro e questi non risponde, si tratterà, in ogni caso di una risposta (non verbale). Il tentativo di qualcuno di allontanarsi dal gruppo potrebbe avere il significato di non voler avere a che fare con quanto avviene o con le persone stesse. Tale comportamento è comunicazione e come tale può essere considerato in termini di non poter o non voler comunicare.

All’interno di tutti i contesti, incluso quello scolastico, è importante comprendere cosa ci sta comunicando chi abbiamo di fronte, anche ricordando alcune regole, o assiomi, che definiscono la comunicazione.

1.     È impossibile non comunicare: ogni comportamento rappresenta una comunicazione, anche il silenzio, in quanto segnale della volontà di non comunicare.

2.     Ogni comunicazione contiene un messaggio di contenuto ed uno di relazione, i due canali si influenzano reciprocamente. Il messaggio di relazione connota il contenuto e generalmente passa attraverso il canale non verbale

3.     La natura di una relazione dipende dalla “punteggiatura” delle sequenze interattive tra i comunicanti. Ad esempio: in presenza di un comportamento dissonante all’interno di un contesto scolastico, può accadere che venga fatta un’attribuzione di responsabilità solo sull’alunno, solo sulla scuola o solo sulla famiglia, perdendo di vista la circolarità delle relazioni.

4.     Ogni scambio comunicativo è composto da messaggi verbali e non verbali. Il canale non verbale è filo-geneticamente più antico, possiede informazioni semantiche, non è regolato sintatticamente e comprende anche il contesto in cui avviene lo scambio comunicativo. Il verbale possiede una sintassi condivisa, ma manca di una semantica adatta nel campo della relazione.

5.     Ogni interazione è simmetrica o complementare a seconda che sia basata sull’uguaglianza o sulla differenza.

 

In sintesi, la comunicazione, in quanto fenomeno complesso,  richiede l’analisi del sistema che “comunica”, del contesto in cui avviene il processo interattivo e comunicativo e delle bullismo_img.jpgregole che lo sottendono. Anche quando si manifesta un sintomo di disagio, di fatto si sta attuando una risposta comunicativa che nasce dalla relazione e su di essa incide.

   

Riflettere sugli aspetti comunicativi aiuta a comprendere quali modalità relazionali utilizzare per rispondere meglio ai bisogni formativi, fornendo informazioni e conoscenze rispondenti a tali esigenze. A scuola possono essere molte le attività finalizzate a favorire scambi che agiscano nella direzione della prevenzione del bullismo: alcune attuate da parte di esperti (Sportelli psicologici di ascolto e counselling), altre da insegnanti in seguito a training specifici (circle-time), altre ancora dai docenti tutti nella pratica quotidiana riferita alla geografia della classe (disposizione dei banchi e degli alunni tra loro), alla definizione di regole chiare e coerenti, all’attenzione alle comunicazioni e alle esperienze che inducano a tollerare frustrazioni correlate all’età e alla fase di sviluppo in cui ogni bambino si trova.

Ogni intervento mirato ad un cambiamento  non può procedere senza l’integrazione dei differenti livelli  (individuale, familiare, istituzionale) che sottendono il problema e questo allarga il campo di riflessione a quello che sarà l’argomento centrale del terzo seminario, la corresponsabilità. La mancanza di modelli significativi per i più giovani ha sensibilizzato il mondo scolastico ad istituire quello che viene definito “Patto di corresponsabilità educativa” tra scuola e famiglia, all’interno del quale si cerca di individuare comportamenti che riportino ad un modello educativo concreto e condiviso. Nella fase attuale è forse proprio questa la sfida più difficile da raccogliere e vincere per la società: ricercare e perseguire una comunione di intenti e una chiarezza comunicativa tra il primo contesto di esperienze e di modelli di vita per il bambino, quello familiare, e il contesto educativo istituzionale riconosciuto dallo Stato, la scuola, chiamata ad integrare  culture, credenze e immagini sempre più composite su ciò che significa affermare se stessi e la propria persona insieme agli altri.

 

 

PER APPROFONDIMENTI:

        Atti del seminario 2009 “Riflessioni, metodi e interventi per la prevenzione del bullismo a scuola”, reperibili nel sito dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio.

        C.M. n.16 del 05/02/2007 “Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo” – www.istruzione.it

        Cuzzocrea V., Peci M. (a cura di) (2009) Controbullismo – Il bullismo nel contesto scolastico: dai modelli alle buone prassi, Osservatorio Regionale Permanente sul Bullismo, MIUR, USR per il Lazio.

        Watzlawick, P. Beavin, J. H., Jackson, D. D. (1967) Pragmatics of Human Communication Norton & Co., Inc., New York.

         Watzlawick, P. Weakland, J. H., Fisch, R. (1974) Change Astrolabio, Roma.

 

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