8th Giu, 2009

Vittore Andreatta alla conquista di Cima Monastir

Vittore Andreatta                               wpit88x31

alla conquista di Cima Monastir.

Il brano che segue è tratto dal libro di memorie del sen. Ajmone FinestraAd ogni costo”, 1982, (Arti Grafiche Archivio, Latina, 1997, ppgg. 215-218). Il sottotitolo del libro è “Storie di pionieri e combattenti”. Nella pagina di storia dell’ultima guerra mondiale che si riferisce al cartina-fronte-greco-albanese.jpgFronte greco-albanese, nei gg. 9-14 marzo 1941 nella zona di Monastero (Monastir), sulla linea difensiva fra Klimara e il Lago di Ocrida, venne sferrato l’attacco italiano per la conquista del punto strategico più elevato e importante denominato “Quota 731. A quest’attacco partecipò la Divisione “Puglie”, e tra le altre, come riserva, la 115a Legione di Littoria con i Btg. CXV e CXXI, più la Compagnia Mitraglieri inserita nel “Raggruppamento CC.NN. d’Assalto”. Una Legione formata dai nostri soldati della nuova provincia di Littoria (poi Latina dal 1945) tra cui l’ardito bersagliere Vittore Andreatta, fratello di mio padre. In quei giorni si assisteva ad una fase, se non di blocco, quasi di stanca. E nei suoi appunti il capo-manipolo Ermindo Porzioli scriveva così che i fanti delle prime linee attaccavano e contrattaccavano, “con uno sguardo più che interrogativo quasi smarrito, incerto; i nervi di tutti erano tesi, eravamo ormai vicini alla grande prova”. Più avanti due alture tormentate e martoriate dalle granate e dai colpi di mortaio sembravano segnare il confine tra la vita e la morte; erano le contese quote 717 e 731. Poi, improvviso, come una scudisciata, venne l’ordine di portarsi in avanti nella zona di Monastero.  Sergio Andreatta

 

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Da pag. 215 del libro “Ad ogni costo”:

“Il legionario Vittore  Andreatta* (N.d.R.: che, figlio di Ambrogio e fratello di Giulio Camillo poi primo consigliere comunale di Latina per i Borghi, con la famiglia si era trasferito in Agro Pontino nel 1933 provenendo da Paderno del Grappa), scrive l’ufficiale Ajmone Finestra, uomo dall’aspetto fiero e dal carattere risoluto, colono di Borgo Bainsizza ricorda:

“All’alba del 10 marzo – è una data questa che non potrò mai dimenticare – al CXV Btg. “Viterbo”, nostro confratello nella 115a Legione, fu impartito l’ordine di uscire allo scoperto e di spingersi con mossa ardita in direzione di Klisura nella vallata tra le montagne.

Di lontano seguimmo il movimento del battaglione che prese a procedere con sicurezza pur sapendo che era solo ed in posizione avanzata, esposto sui fianchi e in avanti alla reazione nemica. La giornata era fredda cadeva una pioggia fitta e gelida, il fango ostacolava gli spostamenti. Ad un certo punto si levò una foschia nebbiosa che inghiottì il BTg “Viterbo”. Lo perdemmo di vista. La quota 731 resisteva a tutti gli attacchi. I nostri aerei da bombardamento, molto alti, martellavano la valle (NdR.:Voiussa) e i monti. Le nostre artiglierie alternavano al fuoco di accompagnamento (pag. 216) quello di appoggio e di sbarramento; sentivamo il rumore della battaglia che era in svolgimento e gli scoppi dei proiettili di mortaio che laceravano l’aria con sibili che mettevano paura.

Si seppe più tardi che i contrattacchi greci erano stati respinti dai battaglioni della “Puglie” e dal CXV Btg. “Viterbo” che, attaccato violentemente di sorpresa, aveva reagito con rabbia contrattaccando.

Si vede che le cose non andavano proprio bene per noi!

Poi si sparse la voce che ai battaglioni in linea era stata ordinata “la resistenza ad oltranza” sulle posizioni raggiunte.

Un ferito diretto alla sezione di sanità disse che la Divisione “Puglie” era in condizioni disperate e che, avendo impiegato anche l’ultimo soldato di cui disponeva, aveva chiesto con urgenza l’invio di rinforzi. Più tardi personalmente vidi che i fanti erano davvero mal ridotti e all’estremo delle forze.

La notte non chiudemmo occhio; avanti a noi si continuava a combattere, a soffrire, a morire.

Nella mattinata del giorno 11 marzo si mosse per l’impiego nel settore di Monastero il nostro “Raggruppamento CC.NN. d’Assalto” del Col. Ricci. Zaino in spalla ed armi alla mano iniziammo il movimento.

Un pensiero fisso cominciò a martellare la mia testa. Tra me ripetevo: “Se entra in azione la riserva vuol dire che non si è riusciti a sfondare. Can d’un ostia! Era proprio suonata la nostra ora!

Fui preso da una strana sensazione, mi sembrava di essere sull’orlo di un precipizio, mentre continuavo a marciare in silenzio.

(Pag. 217). Ognuno rimuginava dentro di sé il mio podere, il borgo mi sembravano lontani, irraggiungibili.

Verso l’imbrunire iniziammo la marcia per avvicinarci alla linea di combattimento.

Il CXXI Btg. “Littoria” e la 121° Compagnia Mitraglieri si spostarono ancora più avanti; poi sopraggiunse l’oscurità e noi, un passo dietro l’altro, continuammo ad avanzare fino a quando non fu stabilito il collegamento con il 72° Rgt. Ftr. della “Puglie” inchiodato sulle pendici di quota 731”.

Il capo squadra Andreatta continua ad illustrare gli avvenimenti del 12 marzo:

“All’imbrunire di quel giorno 12 marzo, il CXXI Btg. CC.NN. e la 121a  Compagnia Mitraglieri unitamente agli altri battaglioni CC.NN. della riserva di Corpo d’Armata, iniziarono l’azione preceduti dal fuoco di preparazione di tutte le nostre artiglierie.

La linea di combattimento ribolliva di esplosioni; i lampi illuminavano quasi di continuo il campo di battaglia; lo spettacolo impauriva ed esaltava.

I nostri Battaglioni passati all’attacco all’inizio manovrarono con calma e sicurezza; il nemico oppose dapprima una debole resistenza, ma poi cambiò la musica e che musica!

Eravamo inzuppati di pioggia, una pioggia penetrante che giungeva fino alle ossa. Nella notte scavalcammo il 72° Reggimento Ftr. della “Puglie”; il battaglione era ormai in primissima linea, sulle pendici di quota 731.

I reparti della “Puglie”, provati e logorati, ridotti negli effettivi, vennero sostituiti dai battaglioni di fanteria della Divisione “Bari” entrata in linea nel settore di Monastero. Trascorremmo la notte tra l’acqua ed il fango, aggrappati al terreno, esposti al tiro avversario” (Pag. 218).

Il capo-manipolo Porzioli, quindi, annota:

“Alle prime luci del giorno 13 marzo il “Raggruppamento CC.NN.” mosse all’assalto schierato sulla quota 731. La reazione nemica fu violentissima. Venimmo subito investiti da un micidiale tiro di sbarramento effettuato da artiglieria, mortai, mitragliatrici, fucili mitragliatori.

I legionari del mio CXXI Btg., dopo aver superato un momento di sbandamento, si ripresero e con ostinazione, protetti dal tiro delle mitragliatrici 35 della mia 121a Compagnia, continuarono ad avanzare.

La cima di quota 731 era ormai a portata di mano, ancora un balzo e sarebbe caduta”.

Porzioli prosegue: “In quel tragico 13 marzo soltanto gli eroi potevano sfidare la morte, ma noi eravamo uomini con le nostre debolezze ed i nostri ideali e, come tutti gli uomini, dinanzi alla morte volevamo disperatamente vivere”…

mussolini-visita-il-fronte.jpgMussolini era giunto in Grecia e dall’osservatorio dell’VIII Corpo d’Armata aveva seguito le fasi dell’offensiva.

“In quel 13 marzo il destino aveva voluto ancora una volta – annota il tenente Ajmone Finestramettere di fronte, come ai tempi della bonifica, il Duce e i coloni in grigio-verde dell’Agro-Pontino inquadrati nel CXXI Btg. e nella 121a  Compagnia Mitraglieri “Littoria”, questa volta armati non più di zappe e di vanghe, ma di armi da guerra”.

Il giorno dopo, nelle prime ore del mattino, anche incoraggiati da quella straordinaria visita i nostri militi tornarono veementemente all’assalto conquistando, in un inferno di morti e feriti, quota 731. La quota venne conquistata e poi perduta, finché non giunse l’ordine di andreatta-vittore-con-la-moglie-pulcheria-bresolin-23-7-1981.jpgmantenere le linee raggiunte “a qualunque costo”. Tra quei coraggiosi c’era Vittore Andreatta che fece la sua parte nella conquista di cima Monastir. Ma non fu quella una conquista definitiva e Finestra, allora, così annota:”… anche lì, come su tutti i fronti di guerra, mancò agli italiani la fortuna e non il valore” (pag. 222).

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* Vittore (detto “Ino“) Andreatta di Ambrogio fu Vittore, classe 1911.

** Sul fronte balcanico combattè anche un altro fratello minore, il vigoroso alpino Aurelio Andreatta (classe 1914) mentre l’intellettuale e più critico Corrado Andreatta (classe 1918) era impegnato nella sanità sul fronte francese e Giulio Camillo Andreatta, alpino musicista classe 1913, dopo un anno di impiego in fureria in virtù di una disposizione governativa, come quarto figlio in guerra, era stato richiamato a casa dai genitori a sostegno della “Ca’ granda” rimasta senza maschi tranne l’anziano patriarca Ambrogio (el missièr ‘mBròsio).

A tutti, ligi al dovere della Patria e ardimentosi oltre ogni limite, la Fortuna o la Provvidenza, per come si vuole, riservava al termine la buona sorte di poter ritornare a casa sani e salvi, di ritornare all’intensità dei propri affetti e alla pace (“concordia discors”) della ricostruzione civile. Ritornare a casa, in quel podere di Via dello Scopeto 1 che, dopo lo sbarco di Anzio-Nettunia della notte tra il 21-22 gennaio del ’44, era diventato provvisoriamente la sede del Comando Alleato e il punto strategico di partenza dei rangers verso la sanguinosa battaglia di Cisterna. In quella casa che portava evidenti sui muri, come un monito ad odiare la guerra, i segni delle schegge di due bombe aeree sganciate dai tedeschi che per pochissimo avevano fallito il bersaglio: a terra sei soldati morti e altri feriti ma gli ufficiali anglo-americani di vertice, partiti poco prima in tutta fretta, se l’erano scampata.

     

La guerra dichiarata e persa dal fascismo con morti e mutilazioni tra le popolazioni, devastazioni alle città e ai paesi, incalcolabili distruzioni al sistema industriale e alle infrastrutture civili, dolorose perdite territoriali definitive sul confine francese (Colle di Tenda, …) e jugoslavo (Istria e questione triestina); la monarchia sabauda per i suoi gravi errori costretta ad abdicare alla repubblica dal primo referendum democratico del 2 giugno 1946, anche grazie al primo voto storico delle donne, e la nuova Costituzione entrata in vigore dal 1 gennaio 1948 avrebbero mutato radicalmente il quadro politico e disegnato uno “scenario di patria” totalmente nuovo, basato sul pensiero “debole” e, soprattutto, sulla democrazia.   Sergio Andreatta

 

  

Commenti

Una pagina di guerra,… anche con protagonisti familiari, per cercare di amare ancor di più la pace. Mario Cervi visitando il Monumento di Quota 731 ebbe a dolersi amaramente per come il sito storico fosse così mal manu-tenuto dallo Stato Italiano. A volte sembra proprio che la memoria non serva…

No, la storia serve sempre anche quando può sembrare che non serva. Complimenti per avermi fatto conoscere questa significativa pagina con la diffusione dello scritto di A. Finestra. Suo zio era sicuramente un uomo di fegato come pochi.

Un’epoca particolare, densa di episodi e gesta sopra le righe, “eroici” se vogliamo ma comunque di vita poco normale e certamente… improponibili oggi. Pionieri, combattenti, camice nere, lavoratori senza lesine: sembra questo il quadro che se ne ricava. Un quadro da consegnare alla storia di una generazione pontina.

In ogni tempo, in ogni scenario accadono fatti che ognuno, leggendoli, potrà interpretare poi a modo suo. Così è anche per le vicende familiari.

La pagina bellica è importante, forse un tantino enfatica conoscendo Finestra, mentre il commento introduttivo e, soprattutto, quello conclusivo mi sembra di alta e condivisibile interpretazone storiografica.

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