19th Giu, 2009

Sergio Andreatta, Una Storia, un racconto.

 Sergio Andreatta

©  Una Storia, un Racconto.

(24 ottobre 1933: Da Paderno del Grappa a Borgo Bainsizza)

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“I vien fòra” 

 

” I vien fòra, ognun va par la so strada bianca, escono dalla Stazione di Cisterna, par el so destin…. par el so fogolàr, se ghé ne sarà mai uno”.

Addio Paderno, antico paese sui colli asolani, paese dai cento orizzonti, addio Santi, addio Madonna di M. Bèrico, addio Grappa martire della Patria, “raìs intrigàe” in secoli di storia familiare antica.

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Sèmo qua!

E tutto appare subito a tutti troppo ordinatamente nuovo nell’impostazione. Il paesaggio è geometrico, artificiale: canali, strade bianche che si irradiano nell’Agro redento, piatti appoderamenti, tinte e odori nuovi. Tutta le campagna è piena di una straordinaria luminosità disabitata. Un movimento di cose ferme. E si possono amare le linee e i reticoli che non esisterebbero in natura se non per questa rivoluzione?

Verrebbe da chiedersi: “E prima,… prima della bonifica?”, ma, ora, non c’è neanche il tempo di pensare a un qualunque fascino precedente. Non c’è il tempo di chiedere.

Una famiglia patriarcale per podere, dentro case coloniche isolate e ben distanti fra loro quasi a dirti: “Lavora, lavora tu! E non pensare ad altro!”.

Il camion sgangherato frena all’improvviso nel cortile di una casa nuova, tutta linda e pinta di azzurrino. Il viaggio è finito, iniziato l’esilio, la lontananza dai primi già sbocciati amori lasciati in pedemontana.

Benvenuti, dov’è morta la palude!” saluta nella sua trionfale intonazione toscana e con la mano protesa nel rituale saluto romano il funzionario dell’Opera (O.N.C.) che li aspettava già da un po’.

Benvenuti dove, fattore?!…”

“Qua, dove è morta la palude, nella maremma… maiala! Benvenuta a Littoria, famiglia…(?), Andreatta, vero?

Sì, Andreatta!”

“Allora, voi da ora state qui!… Al 769!”

“Qui?!”

“E giàaa! Ed è una gran bella fortuna, per voi, credetemi, stare in un podere a due passi dal Borgo che è lì!” fa indicando qualcosa con la mano.

Un nucleo di poche case nuove a meno di cinquecento metri, nove in tutto, di cui due notevolmente più estese, e una torretta come punto di riferimento più elevato.

“ Il serbatoio dell’acqua.

Ma per i vostri più immediati bisogni di famiglia c’è il pozzo!…

E per voi, monelli, – aggiunge subito rivolgendosi ai ragazzi – per voi c’è la scuola, anche se borgo-bainsizza-foto-sergio-andreatta.bmp

non vi dovesse piacere, e una brava maestra!… E c’è la posta, la dispensa, l’osteria, il consorzio agrario per l’ammasso del grano quando sarà cresciuto e… mietuto. C’è proprio tutto! E c’è anche il mio ufficio lì, se ne avrete bisogno” dice il signor Gelli...

 

In realtà vagava spesso per la vastità dei campi che si cominciavano a coltivare per controllare quel che facevano effettivamente i coloni…

 

El me Missier, coxa dixilo lu? Se resta o se torna?”.

Ma il capofamiglia risponde appena a mezza bocca qualcosa che né la sua donna né altri dimostra di comprendere, né tanto meno il fattore che intanto aveva girato il suo imponente cavallo nero e dopo un frettoloso cenno s’era già dileguato per altre campagne.

Nove case, più la nostra dièse! E più tutte le altre sparse…

Mai voltarse indrìo!… Mai! Non torneremo indietro! Sarà, qui, il nostro nuovo futuro. Qui la fortuna, se ce ne sarà mai una! ” dice sospinto da forte idealismo politico il primogenito Vittore sentendosi autorizzato a proclamarlo per tutti.

∗∗∗

 

No xè sarèmo, mia, ilusi cò sto contrà de sorte?– dubita ad alta voce la stessa “Madona” scorticandosi le mani.

E si diràspano così, lentamente, tutti i ragionamenti.

Poi superando lo strano e pericoloso malessere che, come nebbia di pedemontana, cominciava a salire e a pervadere tutti:

Su, su entrèmo! – aggiunge subito – Domàn a Littoria xè comprarà na’ bixiclèta nòva a tutti!”.

E mi, – aggiunge subito, come per darsi e dar coraggio, il neanche ventenne Giulio Camillo – mi andarò a trovarme novi amìsi e impiantarò ‘l coro per l’inaugurazion de la ciesa e sonarò i me’ stromenti! “ dice stringendo in una mano un clarinetto e nell’altra un sax quasi accarezzato.

Ma, poi, come avvolti in un manto freddo di malinconia, tutti stanno zitti. Contemporaneamente. Passano ancora minuti interminabili, penosi.

Poi “Madona Jìjia“, quasi a voler rompere quel maleficio, si butta ad alta voce dentro una preghiera di santa propiziazione e accende il primo fuoco con le radici raccattate dal fango.

la-famiglia-del-pioniere-ambrogio-andreatta-2.jpgE’ la sera del 24 ottobre 1933, una sera speciale per la “Cà granda” che si apre per la prima volta al tramonto sulla lama luccicante di un mare poco distante e mai visto prima.

Investiti fino alla sommità da quel rossore, i bassi monti azzurrognoli alle loro spalle, i Lepini, diventano improvvisamente un trionfo di luce…

Poi scende rapidamente il buio della notte e la fiamma del lume a petrolio litiga ora con se stessa nella grande cucina del podere…

 

© Sergio Andreatta, veneto-pontino, è autore di una “Una Storia, Un Racconto”.

 

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In questa pagina, I vien fòra, l’autore Sergio Andreatta descrive le prime impressioni sull’Agro Pontino  del suo nucleo familiare all’uscita dalla Stazione ferroviaria di Cisterna di Littoria e poi all’arrivo all’assegnato Podere n. 769 dell’O.N.C. a Borgo Bainsizza. Nella splendida sera d’autunno le emozioni si intrecciano magmaticamente ai ricordi fino alla decisione finale di rimanere definitivamente nell’ex palude tra i pionieri. Una pagina indimenticabile di elevata poesia… E’ la saga degli Andreatta nel loro sradicamento dal paese veneto, nella loro migrazione per la bonifica pontina, nelle vicende che attraversano la guerra vissuta nelle retrovie dello sbarco di Anzio, nella ricostruzione del dopoguerra, nelle fatiche e negli amori… ”. (Ndrkrònos)

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Nelle 2 foto: 1) la Chiesa parrocchiale (S.Giacomo) di Paderno del Grappa (TV); 2) la Chiesa parrocchiale (S.Francesco d’Assisi) di Borgo Bainsizza (LT).

sergio-andreatta-antologia-di-versi-al-museo-cambellotti-latina.JPG© – Sergio Andreatta – Contrassegnati da * (asterisco) e in grassetto i titoli dei brani e le poesie effettivamente recitati dall’autore Sergio Andreatta in memoria dell’amico scrittore Stanislao Nievo davanti alla platea di “Storie di un Viaggiatore” (Latina, Museo Duilio Cambellotti, Piazza San Marco, sera del 4.04.2009).

 

 

Cultura e dintorni

 

 

Commenti

Tornano in mente storie e racconti di nonne e madri che ripercorrevano lo stesso giorno vissuto nel 1932. Molto simili le emozioni, forte lo smarrimento. Sicuramente un ricordo da coltivare per i nostri figli, perchè sappiano ricostruire anche loro una parte della loro provenienza.

Grazie. In questo mio libro di infinite pagine e ancora inedito, se si esclude la pubblicazione di qualche stralcio come questo, percepisco tutto il senso della mia diacronia, personale e familiare.

Andreatta di la, Andreatta di qua, lo spirito è lo stesso: sbravare, sbravare, sbravare.

PRECISAZIONE: “Sbravare” deriva da “bravo” = fare il bravo con (s- intensivo) intensità, comportarsi da… più bravo, secondo il Devoto-Oli. Termine oggi poco usato, se non anche incompreso, che mi viene restituito da Mario Andreatta da S.Catarina – Rio Grande do Sul i cui avi emigrarono in Brasile da Pergine Valsugana (Costa Savina) nel lontano 16 dicembre 1875. Grazie, Mario.

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