Pensierino filosofico di Sergio Andreatta
(In onore di chi va oggi in pensione al IV Circolo didattico di Latina da me diretto) *
Il tempo non è soltanto quello che si misura sul palcoscenico del lavoro, seppure di un lavoro importante come quello che si rivolge all’educazione dei bambini, che si misura con gli orari e gli scadenzari del POF o della programmazione didattica, il tempo è principalmente quello dei sentimenti, … che scandiscono, essi sì, i giorni della nostra vita, giorni festivi e giorni feriali, giorni della famiglia e della comunità; come dire che il tempo, nella sua inarrestabile caduta, acquista il valore che gli vogliamo assegnare noi, un valore interiore che sconfigge anche il tempo cronologico…
L’altra sera eravamo al tavolo di una nota pizzeria latinense, ex compagni di scuola, amici di vecchia data. Si parlava del più e del meno, del lavoro, della vita, dell’amore, dei figli, del cibo, del servizio, di cinema e di letteratura, di quale libro uno preferisse, ed essendo anche alcuni di noi giornalisti di quello che uno scrive, delle speranze, dei desideri, dei sogni, della capacità o dell’incapacità di riuscire a racchiudere ciò che vuole nelle parole. Tanti svariati pareri, opinioni,… E a far capolino il desiderio, anche ripetuto, di cancellare tutto e di poter ricominciare daccapo, salvo ammettere l’impossibilità di farlo perché, alla fine, salta fuori sempre quel “ma” che te lo impedisce. Ricominciare diventa così, e lo capisci subito, una chimera. Poi, all’improvviso, si è imposta all’attenzione generale una constatazione dinanzi alla quale ci siamo tutti arrestati: “Ricominciare, il più delle volte, non serve!”. Già, è come quando “leggere” può diventare più emozionante che “scrivere”, e così ci può essere anche solo l’occasione di riqualificare, soltanto di riqualificare, i propri passi senza doverli tutti ripercorrere da capo. E questa occasione oggi è, forse, rappresentata per voi, Care Amiche, dal tempo della pensione…
Un tempo abbiamo ritenuto il lavoro qualcosa di essenziale alla nostra vita.
Perfino Dio, sembra, abbia posto nell’uomo qualcosa che non potrebbe essere rivelato se non dal lavoro.
La nostra immagine a somiglianza di Dio (Gn 1,26) si è espressa sicuramente in tutti questi anni anche nell’insegnamento. Certo questa somiglianza non è tutta qui, ma è anche qui. Senza la scuola ci sarebbe mancato qualcosa di importante per esprimere noi stessi, e sarebbe stato più difficile rispondere all’incalzante domanda di come avremmo potuto renderci utili agli altri e alla società.
E ora andiamo in pensione,diventiamo finalmente padroni del nostro tempo.
Che risorsa preziosa, il tempo libero, per mettersi al servizio dei figli e dei nipoti, delle associazioni, del volontariato, della comunità… per scoprire l’opportunità di compiere altre azioni alte ed efficaci, per aiutare quel qualcuno che da tempo ci aspetta… Il tempo non è, infatti, soltanto quello che si misura sugli scenari del lavoro, il tempo è principalmente quello dei sentimenti, il tempo, nella sua inarrestabile caduta, acquista il valore che gli vogliamo assegnare noi, un valore interiore che sconfigge anche il tempo cronologico…
Sergio Andreatta,
61enne dirigente titolare del IV Circolo didattico di Latina con 42 anni di effettivo servizio, di cui 2 da istitutore, 10 da docente e 30 da capo di istituzioni scolastiche statali italiane.
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* Il saluto del dirigente scolastico Sergio Andreatta, del Collegio dei Docenti e dell’intera Comunità del IV Circolo didattico di Latina è per: Sara Cassiani Ingoni di Roma, Grazia Bozzoni Pantaloni di Narni (TN), Maria Grazia La Salvia di Nicastro (CZ), Elena Peluso di Napoli, Raffaela Aversano di Casal di Principe (CE), Felicetta Boezi di Alatri (FR), Maria Maddalena Pala di Benetutti (SS), Santa Pulvirenti di Acireale (CT), Sandra Ricasoli di Velletri (RM) e Carmela Monaco di Martina Franca (TA). Un caleidoscopio di radici etniche, di plurali contributi culturali e magistrali provenienti, come succede a Latina, da varie parti d’Italia, messi utilmente a disposizione della nostra Scuola Pontina. Uno sketch satirico-burlesco, ma non troppo rispetto alla sorte in cui versa la scuola italiana, attorialmente interpretato con buona ironia da Simonetta Furlan e Lina Monaco, ha suscitato gli scroscianti applausi dell’Aula Pacis. Quindi, prima della consegna di un fiore e di un presente ad ognuna, l’evocazione di qualche ricordo, lo spargimento di qualche lacrima e tante tante note di buon sentimento. E’ seguito un ricco buffet freddo.
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Per le foto pubblicate, un grazie particolare a Marzia Calvano (foto 5-6) e a Manuel Fiorentini (foto 1-2-3-4).