Col voto massimo il 10,5% delle femmine e il 6,1% dei maschi. Raddoppiati i non ammessi.
Ed ecco finalmente i risultati degli esami finali di licenza media che ci interessano molto da vicino per continuità didattica: gli studenti promossi con votazione massima, da quest’anno pari a 10 decimi, sarebbero soltanto l’8,2% del totale. Avrebbero così dimostrato di possedere competenze a livello di eccellenza (preferiamo usare ancora il condizionale in attesa della pubblicazione dei dati ufficiali del MIUR) appena 45.000 sui 560.000 candidati complessivi. Una statistica, davvero, desolante per la scuola media italiana! A confermarsi nettamente più brave dei compagni maschi sarebbero state, al solito, le ragazze: tra loro il 10,5% avrebbe conseguito, infatti, il punteggio massimo, mentre i compagni maschi si sarebbero fermati ad una percentuale del 6,1%. E di per sé non basterebbe neanche a giustificare questa prevalente bravura la sola constatazione di una maggiore diligenza, considerazione fatta quasi a “diminutio” del più brillante risultato. Il metodo di studio, certo, ma, forse, anche l’ipotesi di una diversa struttura dell’intelligenza personale tra la femmina e il maschio, una più intensa motivazione, un diverso e più forte desiderio di affermazione in questo campo rispetto al maschio distratto da altri traguardi. Ma tra gli stranieri: appena il 3% avrebbe riportato i 10 decimi. Qui la più bassa presenza di votazioni massime sarebbe da mettere sicuramente in relazione con il loro diverso contesto socio-culturale. – Noi tecnici della scuola, – commenta lo psicopedagogista e dirigente scolastico prof. Sergio Andreatta autore del saggio “Bambini una volta” – per una prevalente connotazione pedagogica, siamo abituati ad analizzare tutti i passi e i passaggi, la filiera del’istruzione/educazione nel suo contesto, nel processo e, quindi, anche (ma non solo) nel prodotto finale. Siamo abituati a valutare nell’insieme, globalmente, ma anche scomponendo il processo analiticamente, fotogramma per fotogramma”. Il voto medio nazionale è di 7,4 decimi, un voto non esaltante, considerata la diffusa indulgenza e generosità (= non obiettività assoluta) di molti professori. L’emergenza scuola è tutta in questi numeri, i crudi risultati parlano da soli. Viene, infatti, generalmente riconosciuto (OCSE, PISA, INVALSI) che è la scuola media il primo nodo critico del sistema scolastico italiano, seppure neanche il peggiore rispetto a quelli successivi delle scuole superiori. Eppure il ministro Gelmini, con la sua enfatica riforma, è andata a tagliare risorse professionali (con l’introduzione dell’insegnante unico di riferimento in I elementare, la sparizione della contemporaneità nelle classi successive, ecc…) soprattutto in quella che, differenziandosi dalla negativa valutazione di sistema, era la buona nostra scuola elementare/primaria. Peccato! La votazione in numeri, espressi su una scala da uno a dieci, è stata introdotta quest’anno per volontà del ministro Gelmini al fine di rendere meno discrezionale la valutazione degli alunni. Intento di per sé positivo se si volesse, però, considerare in premessa la capacità di valutazione su un unico metro nazionale da parte dei professori. Giudizi finali, comunque, addio. Da quest’anno sui diplomi sono spariti, quindi, i tradizionali giudizi di “ottimo, distinto, buono e sufficiente”. C’è, però, un altro dato riguardante la criticità delle classi di terza media inferiore che può interessarci: quello dell’aumento sensibile dei non ammessi agli esami finali. Dai dati inviati dalle scuole al MIUR risulterebbe più che raddoppiato il numero di respinti. Se nel 2008 era del 2,1% quello di quest’anno, anche se non sembra ancora definitivo, si attesterebbe al 4,4%. E anche sull’aumento dei non ammessi avrebbe statisticamente inciso l’andamento negativo degli alunni stranieri: il 13,5% dei non italiani sarebbe stato fermato già prima di fare l’esame; mentre gli italiani non ritenuti idonei sarebbero stati il 3,5%. Percentuali abbastanza coerenti con i quadri sociofamiliari conosciuti. Ma l’elemento che avrebbe più influito sulla votazione sarebbe, a giudizio di qualche professore da noi intervistato, la norma che obbliga il consiglio di classe a promuovere l’alunno soltanto in presenza della sufficienza in tutte le materie. Naturalmente questo ha la sua validità se non si è rimediato passando artatamente tutte le insufficienze al “6” politico. E con ogni probabilità questa stessa norma ispirata ad un desiderio di merito, dall’anno prossimo, sarà introdotta anche alle superiori.
Intanto, proprio stasera è stata depositata in cancelleria, la sentenza n. 200, scritta dal giudice Quaranta, con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittime le norme sui ‘tagli’ alla scuola previsti dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a partire dal 2009-2010. I giudici della Consulta hanno di fatto salvato, ritenendolo di competenza esclusiva statale, l’impianto complessivo degli interventi contenuti nel decreto sullo sviluppo economico di cui, però, hanno bocciato due punti: 1) la definizione tramite regolamento ministeriale di criteri, tempi e modalità per ridimensionare la rete scolastica; 2) l’attribuzione anche allo Stato (e non soltanto alle Regioni e agli enti locali) delle misure necessarie a ridurre i disagi causati dalla chiusura o accorpamento di scuole nei piccoli comuni.