6th Ago, 2009

A Torre Astura (Nettuno), al confine tra le due province di Roma e Latina, un sensazionale ritrovamento paleo-archeologico

A Torre Astura (Nettuno), al confine tra le due province di Roma e Latina, un sensazionale ritrovamento paleo-archeologico.

di Sergio Andreatta (continua dalla I parte)

Ai carabinieri che stavano pattugliando la fascia litoranea da terra e dall’alto con un elicottero è apparso all’improvviso quel segnale, quella strana fenditura nel terreno. In questo periodo di più intensa frequentazione balneare i carabinieri conducono operazioni più frequenti del solito sulla costa e nell’area del poligono militare intorno a Torre Astura. La guardinga presenza delle forze dell’ordine in questo sito è motivata da più di una ragione: dal trafugamento continuo di importanti reperti archeologici subacquei a causa dell’inabissamento di navi romane e del notevole arretramento della linea di battigia per il forte fenomeno dell’erosione; dal traffico di stupefacenti particolarmente dinamico nell’hinterland nettunese all’ abusivismo edilizio senza soste e qui particolarmente devastante e che non bisogna tralasciare di monitorare e contrastare.  “Stavamo controllando… quando – racconta il comandante Raffaele Mancino abbiamo torre-astura-scheletro-guerriero-estate-2009-2.jpgnotato una particolare fenditura nel terreno: una fossa scavata dall’alta marea che aveva messo in evidenza quello che ci appariva come una tomba. Dovevamo fare in fretta, evitare che il mare potesse portarci via tutto”. I carabinieri del Reparto operativo per la tutela del patrimonio culturale dovevano, così, fare in fretta, non bastava infatti aver casualmente individuato una tomba, bisognava subito metterla in salvo senza andare in fibrillazione. Veniva così immediatamente mobilitata la Soprintendenza Archeologica del Lazio, con cui si procedeva al recupero del prezioso reperto: uno scheletro ancora intatto, privato solo dei piedi strappati via con forza dalla corrente del mare. Ma era destino che quest’uomo di circa 5000 anni fa, ben conservato con i suoi materiali da questa duna sabbiosa, anche senza piedi dovesse non soltanto ricominciare a camminare, risorgendo da tanto lunga attesa, ma anche ad accendere e far volare la nostra fantasia. Ci penseranno poi i paleontologi, cui sarà affiancata un’equipe scientifica interdisciplinare, ad imboccare la strada per le altre risposte. Seguiranno ora mesi di indagini con vari metodi, di studi, convegni e pubblicazioni come toccato pure in sorte al contemporaneo uomo di Similaun (Il 19 settembre 1991, durante un’escursione sul ghiacciaio del Similaun, al confine tra Italia e Austria, sulle Alpi di Ötzt, l’alpinista italiano Reinhold Messner trovò una mummia umana in un crepaccio a circa 330 metri a sud del passo del Rombo), la mummia di Ötzi, da poco tornato a riposare in pace al Museo Civico di Bolzano. E dopo la fase del clamore, della curiosità scientifica e degli studi bisognerà trovare una location adeguata anche al guerriero preistorico di Torre Astura. Qualcuno la prospetta all’interno di Forte Sangallo a Nettuno. L’assessore alla cultura  di questo comune, attratto da ragioni inaspettate di prestigio scientifico e dal possibile incremento del flusso turistico, si è subito dichiarato ben disposto a questa soluzione. E del resto non è più tempo di battaglie come quella nobile combattuta e vinta

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nel 1958 dagli abitanti di Sperlonga per evitare che gli imponenti e appena scoperti marmi della Grotta di Tiberio venissero caricati sui camion e portati a Roma. Ad ogni comunità locale si riconosce oggi il buon diritto di godersi e di fruire dei reperti rinvenuti nel suo territorio e il diritto di organizzare “in loco” un museo giacché tutto il territorio italiano è un museo diffuso che risulterebbe difficile da concentrare in poche stanze della capitale o dei capoluoghi di regione. Un museo nello specifico, con tutte le sicurezze previste, che va organizzato dunque “in sede” cioè il più vicino possibile al letto di scavo. La repubblica della cultura ha portato in cinquant’anni a questa certezza: non sono i pezzi che devono muoversi per concentrarsi in un magazzino ma il visitatore che si deve spostare (scomodarsi) per vederli nel loro posto (contesto panoramico, antropico e storico) dove essi erano collocati. Questa idea culturale non può lasciarci indifferenti ed è per essa che abbiamo perorato, e continuiamo a perorare, per un Museo di Satricum a Le Ferriere (Latina)… Qui all’Astura dalla fossa è emerso lo scheletro intatto di un uomo dalla non indifferente altezza per l’epoca di circa 170 cm, accompagnato da un significativo corredo torre-astura-2009-selce-a-fianco-scheletro-del-guerriero-2.jpgfunerario. E anche alcuni vasi di impasto, sei per la precisione, adagiati tutt’intorno, una cuspide di freccia in selce e altre due altre lame. Ma sono stati anche riscontrati segni, vicino al costato dell’uomo sopra il suo fianco destro, di una ferita da freccia di selce. La soprintendente Marina Sapelli Ragni, nel presentare l’importante ritrovamento, insieme al comandante Mancino dei carabinieri, si è lasciata andare a parole di entusiasmo: “Una scoperta straordinaria. Si tratta di un guerriero preistorico probabilmente di epoca eneolitica, dell’età del rame”. In quel periodo piccoli gruppi familiari aggregati, piccole tribù vivevano in gruppi di capanne sulle alture lungo la costa marina e lungo il fiume Astura, come a Casale Nuovo (Borgo Bainsizza, resti ceramici e metallurgici) o ancora prima  a Colle Parìto (Borgo Isonzo, amigdale, raschiatoi e utensili in pietra …) su un dosso alle spalle del Lago di Fogliano come ha potuto dimostrare nel 1980 il paletnologo Marcello Zei. Ogni piccola comunità era autonoma, doveva procurarsi il cibo con la caccia degli animali, assicurarsi le condizioni di esistenza e di sopravvivenza contro le aggressioni violente ad opera di altri… Queste famiglie, “prime pontine” potremmo definirle, erano ormai stanziali, avevano al loro interno stabilito anche delle regole di coesistenza, praticavano dei riti, abbiamo constatato, come quello funebre dell’inumazione dei cadaveri accompagnati da armi e suppellettili. Ora servirà ancora un po’ di tempo per andare oltre e saperne di più. Lo scheletro è stato, infatti, portato nei laboratori di Tivoli, presso il Santuario di Ercole vincitore, per tutte le indagini e gli studi scientifici del caso. Il dott. Francesco Di Mario, responsabile archeologico dell’area alla foce dell’Astura dove è avvenuto il rinvenimento, ha parlato di tomba scavata nell’argilla, del tipo “a fossa”. Come anche a Remedello in provincia di Brescia. Ma la presenza del vaso “a fiasco” sarebbe tipica e contemporanea, a suo avviso, della cultura della necropoli del Gaudo a Paestum. “Se gli studi convalideranno tali ipotesi, avremo la conferma del ruolo centrale nello snodo tra flussi migratori avuto dal Lazio in questo periodo”. Ulteriore conferma. Ma sono in molti già a supporre dell’esistenza, non soltanto di quella tomba isolata, ma di un’intera necropoli. “Adesso bisognerà continuare ad indagare lì intorno” conclude la soprintendente cui va il merito del più veloce e accurato scavo stratigrafico mai fatto. Veloce per non cedere al progressivo arretramento della costa e alla pirateria delle mareggiate qui particolarmente erosive e annientatrici di ogni segno preistorico e storico precedente. Erosione e annientamento della nostra più antica memoria che sono stati questa volta contrastati dalla intelligente collaborazione fra operatori delle diverse istituzioni dello Stato. ©Sergio Andreatta (II parte, fine).

 

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Vivo in prossimità di Torre Astura, lungo la parte alta della Valle D’Oro, dove in prossimità, per effetto delle azioni colturali di aratura e fresatura, emergono continuamente resti di vetro, coccio e selce. Questi vengono ripetutamente rifresati dai contadini per evitare che gli vengano bloccati i suoli per ricerche. in un colle è stata addirittura fatta scomparire una sorta di costruzione a torre.
Inoltre la località Acciarella, in prossimità dell’incrocio è ricchissima di reperti, lì il comune di Latina prevede un insediamento urbaano (ex proprietà principi Borghese).

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