LE NUVOLE SONO DRAGHI
di Sergio Andreatta
Le nuvole sono draghi
che nessuno disegna più,
i diritti che vuoi
o che dovrebbero essere,
sono il volto
dell’uomo o del dio…
Le nuvole sono draghi
che nessuno disegna più,
se non i creativi della pubblicità
o i bambini delle elementari
essi continuano ad appiccicarci sopra
i loro sogni.
Le nuvole sono leggere,
più dei nostri passi sulla terra,
per questo preferiscono strade celesti.
Le nuvole sono vele in alto mare a Formia,
vele senza porto,
che vanno a Ponza o dove non si sa.
Le nuvole camminano sui tetti
della mia impoetica Latina
dribblando parabole e antenne,
sfiorando le vicende umane
per non allontanarsene troppo,
se non quando arrabbiate decidono
di volarsene via.
Le nuvole sono pensieri
tradotti in linguaggi diversi
dal web di babele,
colori usati dai pittori dilettanti,
emozioni catturate dai fotografi
di Click 2005.
Le nuvole non sono sempre invenzioni
sono proiezioni senza schermo
dove vedi ciò che vuoi:
rosa i giochi dell’amore,
bianche le pecore di Picinisco,
bambine blu che piangono
per la loro prima emozione sessuale
lacrime d’argento…
Sono scherzi
e torri, castelli, cupole e villaggi,
sono tumulti di folla scura in volto,
disoccupata, in marcia, reclamante:
“Lavoro! Lavoro!… Lavoro!”
o sono giovani di quella Locride che grida:
“E ora ammazzateci tutti!”.
Le nuvole sono
i diritti ecologici che vuoi
o che dovrebbero essere,
sono il volto che vuoi,
dell’uomo o del dio…
Dio, per quale motivo un uomo
o un dio, se lo vedi,
tunicato di tuoni e lampi,
ci guarda minaccioso dall’alto
della sua nuvola-sindone?
© Sergio Andreatta