Coincidenze e simbolismi di un solstizio
Non avrei mai potuto dissipare senza una sottolineatura quello spettacolo miracoloso…
Ho vissuto per un certo periodo a Venezia, in Campo S.Geremia.
Dalla finestra della stanza mi affacciavo sul settecentesco Palazzo Labia, uno dei più imponenti della città che ospita oggi la sede della RAI e di fronte il mio corto orizzonte era chiuso da un bel sipario, quello della Chiesa, a croce greca, di San Geremia.
Qui nella navata di sinistra, a seguito della demolizione della Chiesa di S.Lucia nel 1861 per far posto alla stazione ferroviaria, sono accolte le reliquie della santa martire siracusana che oggi ricorre.
Più di qualche volta, quei giorni, mi sono raccolto rispettoso e quasi orante sulle sue silenziose spoglie.
Santa giovane e bella per tradizione, perciò molto popolare e unificante dal nord al sud (mi ritorna in mente la partenopea “Sul mare luccica…”).
Santa della luce, quindi, già nel nome che evoca, appunto, la luce.
Lucìa è, infatti, il femminile di Lucius la cui radice è “lux-lucis”, luce, quindi nel significato etimologico di nata nelle prime ore del mattino.
Per un certo simbolismo comprensibile il suo nome venne ad indicare, a poco a poco, segno e promessa di luce spirituale.
Fu quindi il suo nome, probabilmente, a collegarla come patrona della vista. Qualche agiografo lega anche il suo patronato all’episodio, leggendario e non documentato, della fanciulla che per non cedere alle prementi lusinghe del fidanzato che la voleva ad ogni costo far sua, durante la persecuzione di Diocleziano si sarebbe strappata gli occhi abbruttendosi fino alla cecità e alla condanna a morte per la richiesta e mancata abiura della sua fede cristiana. Bell’esempio di fedeltà, ad ogni costo, ai suoi principi morali.
Secondo la tradizione e il Martirologio Geronimiano la santa fu martirizzata il 13 dicembre.
Questa data fino alla prima metà del XIV secolo coincideva con il solstizio d’inverno a causa dello sfasamento tra anno solare e calendario giuliano.
Questa coincidenza e altre contribuirono molto alla popolarità della sua ricorrenza.
La coincidenza col solstizio contribuì così alla nascita e alla diffusione di molti proverbi.
Quello ricordato in apertura, oggi scientificamente improponibile, è uno dei più noti.
Come anche:”Da Santa Lucia a Natale il dì allunga un passo di cane” e altri.
La sua figura divenne, quindi, messaggera di luce, promessa di un graduale ritorno alla luce, alla chiarezza in contrasto alle tenebre invernali.
Ma oggi, qui da noi nel pontino, l’inverno si può dire non incominciato ancora e, chissà, se mai incomincerà.
Questa mattina, la luce nel grigiore dei giorni è ritornata più splendida, mi sono emozionato nell’assistere all’aurora e alle sue successioni fino all’alba.
I bagliori rosa, rossastri e gialli rilucevano nel cielo terso verso le montagne di Terracina tanto che non avrei mai potuto dissipare senza una sottolineatura poetica quello spettacolo miracoloso e, così, stupito come un bambino l’ho fotografato e filmato: incredibile epifania della luce, traduzione della dea Aurora! (“Aurora” è anche il titolo di un romanzo, ambientato nei Borghi del Pontino, del mio amico Stanislao Nievo).
Sono tante le usanze collegate a questa data che non le elenco neppure, da noi nel Veneto la festa assunse nei secoli della Serenissima una funzione solstiziale con la distribuzione di doni per i bambini. Nelle antiche “Scole” si distribuivano ai poveri i doni della carità.
Gruppi di bambini fino a qualche generazione fa si muovevano per le strade andando a preannunziare il suo arrivo con il campanello. E specie i ragazzi più capricciosi che avendo la coscienza sporca non si aspettavano nessun regalo ma, al posto del carbone della befana, una indicativa bacchettina.
Oggi: “Nintendo!” ti rinfacciano ambiguamente i nostri irridenti ragazzi, che pure non sono nipponici, disabituati allo studio e ai sacrifici e che si aspettano sempre “tutto e subito”. E senza contrattazione alcuna dai loro matusa. Sergio Andreatta, 13.12.2006, da: http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=37510