Sullo sfondo delle conoscenze pedagighe, psicologiche e sociologiche un confronto tra il mondo della scuola e il mondo culturale e scientifico che si occupa del fenomeno.
Bulli si nasce o si diventa? Mi pongo questa singolare e forse strana domanda perché il tema del bullismo è oggi della più grande attualità e catalizza l’attenzione di insegnanti, psicologi e di quanti si occupano di problematiche educative. Meno di quanto dovrebbe sembra essere, però, l’attenzione dedicata da genitori spesso distratti da tante altri, specchianti, inseguimenti consumistici. Genitori che si allertano soltanto di fronte al fatto di cronaca eclatante. E, beh, un fatto nuovo di cronaca giudiziaria in questi giorni c’è stato per cui loro si debbano preoccupare: la sentenza di un giudice di Milano che ha condannato uno studente spavaldo (meglio, la sua famiglia) a parecchie migliaia di euro di risarcimento ad una professoressa ripresa col cellulare e pubblicata in un filmato su You Tube, pure con l’accompagnamento di commenti-audio lesivi del suo onore. Questo fenomeno tipicamente giovanile, e sempre più anche al femminile, ci deve preoccupare perché va a costituire un ponte tra i comportamenti problematici e di prevaricazione sugli altri che si verificano a scuola ed alcuni comportamenti devianti esterni ad essa (cyber-bullismo o cyberbulling, alcoolismo, taccheggio nei centri commerciali, varie altre sfide per rompere l’anonimato, …). Fino ai comportamenti pre-criminali.
Quindi bulli si nasce oppure si diventa?
In un’epoca in cui si tende a far dipendere giornalisticamente quasi tutto, – malattie, successo, felicità -, dal DNA e dall’eredità del codice biogenetico la domanda non dovrebbe sembrare così scandalosamente pellegrina, senza arrivare a scomodare la teoria dell’atavismo, perfino fisiognomico, già sviluppata da Cesare Lombroso un anno prima della teoria sull’evoluzionismo elaborata da Charles Darwin (L’origine delle specie di Darwin, 1871). Noi preferiamo, però, pensare in questo caso, con meno fatalismo e determinismo autoassolvente, ad una provocazione intellettuale e più all’azione influente dell’ambiente socioculturale e dell’educazione, in questo caso familiare mancata, o di mala-educazione. Non faremmo, altrimenti, gli educatori di professione come facciamo se pensassimo all’inutilità del nostro lavoro, se ritenessimo di non servire a costruire buone personalità o a decondizionare in qualche modo quelle cattive e anche un po’ compromesse. Così ci impegniamo sulla via di un progetto formativo preferendo peccare di idealismo!
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Il bullismo, come manifestazione pervasiva di comportamenti asociali degli studenti, è purtroppo un fenomeno molto diffuso nelle scuole italiane, si esterna in 3 Istituti su 4 secondo l’ultimo rapporto del MIUR. La rinuncia di alcuni genitori al dovere di una buona educazione dei figli è il baco che provoca questo stato di malessere che si introietta e modifica, come il virus di un’influenza, nelle scuole trovando un terreno di coltura ideale, più che nelle naturali dinamiche dello sviluppo dell’autonomia personale, nell’acritico gruppo di pari e nel desiderio vivo di emulazione… Insieme con l’insegnante psicologa dott. Patrizia Testa del IV Circolo didattico di Latina che dirigo ho partecipato oggi al 3° Seminario del Ciclo “Riflessioni, metodi e interventi per la prevenzione del bullismo a scuola” promosso dall’Osservatorio regionale permanente sul bullismo coordinato dal dott. Mauro Arena dirigente tecnico del MIUR/USR per il Lazio. Il tema di oggi era specifico:”Percorsi di educazione, comunicazione e corresponsabilità“. E’ opportuno, è stato confermato all’IIS Marconi di Latina dove si è svolto l’interessante e molto attuale Seminario, mantenere viva l’attenzione e, soprattutto, costruire un sistema organico ed integrato di azioni ed interventi efficaci ed efficienti tra tutte le istituzioni e gli organismi pubblici preposti al controllo del territorio. Nel volume “Controbullismo“, pubblicato a cura dell’Osservatorio stesso, è possibile visionare anche la documentazione finora prodotta e, in parte, già edita sul sito: www.lazio.istruzione.it/studenti/bullismo.shtml E tra gli episodi di bullismo vanno annoverati sia quelli di bullismo verbale (76,5%) che di violenza fisica (62,8%). Purtroppo questo fenomeno, sempre più precoce e anche da un pò registrato al femminile, viene percepito dai genitori e dall’opinione pubblica ben al di sotto della sua reale portata e gravità di consistenza. Il bullismo da “malcostume in crescita”, tipico dei nostri giorni, si sta trasformando in una vera e propria incontrollata emergenza. Ben 302 sono state le denunce ricevute dalle forze dell’ordine negli ultimi 12 mesi ma molti altri sono i casi tenuti nascosti o che non hanno trovato una legale formalizzazione. Per un efficace contrasto è necessario che le famiglie entrino significativamente in gioco e che le scuole attivino degli opportuni spazi di ascolto per il counseling. Al IV Circolo ho istituito già dieci anni fa uno “Sportello psicologico” cui ci si può rivolgere gratuitamente (psicologhe Patrizia Testa, Mariagloria Evangelisti e Rosita Spadon). Ma anche la magistratura sta entrando in campo, nel caso di gravi violazioni del codice da parte di minori, sentenziando condanne di risarcimento consistente (nei giorni scorsi a Milano) che andranno a toccare inevitabilmente la borsa dei genitori che non avranno provveduto (“culpa in educando“) ad un’educazione adeguata dei loro figli. E pare una misura giusta, questa, se proporzionata al danno causato! La scuola, ha esposto uno dei relatori la prof.ssa Maria Antonietta Ruggiero dell’Università degli Studi “Roma Tre”, deve adottare iniziative pedagogiche a favore di un clima più rispettoso tra gli studenti. E lo fa quando attiva “buone pratiche”, come dice il prof. Ferdinando Montuschi dello stesso ateneo parlando di “corresponsabilità come co-gestione educativa“, per assistere, prima di tutto, chi è vittima di episodi di bullismo, quando intraprende azioni per arginare i danni, per prevenire repliche e poi quando promuove sostanzialmente tutte le “energie proattive” di cui è capace. Tra gli altri relatori Lucia Cajola ha parlato di “strategie di intervento educativo-didattico e dimensione scolastica integrata” mentre la psicoterapeuta Vera Cuzzocrea e il dott. Paolo Pellegrino dell’Università Campus Biomedico di Roma hanno trattato di “responsabilità, condivisione e azione: le buone prassi per la condivisione d’interventi efficaci“. E su questo, per approfondire le strategie e ottimizzare le proprie prassi con lo scambio di esperienze, le componenti scolastiche e i pochissimi genitori presenti si sono incontrati il pomeriggio per proficui lavori di gruppo.
© – dott. Sergio Andreatta, dirigente scolastico dell’USR per il Lazio e psicopedagogista – Riproduzione riservata.
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“Percorsi di educazione, comunicazione e corresponsabilità” a cura dell’Osservatorio regionale permanente per il bullismo. Destinatari: genitori (purtroppo sempre troppo pochi), docenti e dirigenti delle istituzioni scolastiche del Lazio. Presenti, tra gli altri, il questore di Latina Nicolò Marcello D’Angelo, il colonnello dei carabinieri Roberto Boccaccio comandante la Compagnia provinciale e la dott.ssa Maria Rita Calvosa dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale.