30th Nov, 2009

Ripicchiozzo, un libro di Antonio Campoli e Giuseppe Di Prospero.

Ripicchiozzo *

 

wpit88x31 Un libro di Antonio Campoli e Giuseppe Di Prospero.

 

campoli-di-prospero-photo-by-setinoit.jpgRipicchiozzo” non è una delle tante, non ben comprese, parolacce volgari in circolo ma il suggestivo nome del gruppo vocale e strumentale popolare sezzese diretto dal maestro Giuseppe (Pino) Di Prospero. “Ripicchiozzo” è diventato anche il titolo dell’ultimo libro di Antonio Campoli. In realtà il versatile e prolifico autore vernacolare questa volta ha lavorato a quattro mani con Di Prospero, musicista e direttore della Corale San Carlo da Sezze, che ha curato l’ampia sezione musicale. Si tratta, infatti, di una raccolta di ballate, stornelli, serenate, canti alla poeta, canti a dispetto, in ripicchiozzo-antonio-campoli.jpgdialetto sezzese. Una raccolta di trascrizioni su pentagramma, frutto di una ricerca mai tentata prima, cui hanno collaborato per le ricerche dei testi e delle musiche Luisa Fanella, Rita Arcese, Alberto Filigenzi oltre lo stesso Di Prospero. A corredo un prezioso CD che contiene tra gli altri i seguenti brani:“Se mi u fa gl’iamoro”, “Tocca, tocca”, “Ricordo di Peppo”, “Venite a Sezze”, “Stornelli setini” (I serie), “Stornelli setini” (II serie), “Etturallalla”, “Zirolo, zirolo là”, “Peppalacchio”, “O Sezze bello”, “Milogranato”, “Ara, Rosello mio”. Sezze Romano è un antico paese, del IV secolo a. C., in bella posizione su una balaustra a 300 m. dei Lepini, affacciato sopra l’agro pontino, i grattacieli di Latina e il Mar Tirreno. Nei giorni migliori, quando il cielo è più terso per la tramontana, la vista che normalmente si posa sul Circeo si spinge fino ad abbracciare le Isole Ponziane. In questa isola autoglotta che è Sezze, del tutto tipica, dove domina il proverbio curioso e un po’ autoironico di “Sezze, Suso (sua frazione) e Siena, madre della lingua italiena” (e oggi forse anche… rumena)  alcuni cultori locali, tra cui il colto avvocato Renato Sauzzi (Sezze e il suo dialetto, Comune di Sezze, 1987) si sono spesi e si spendono tuttora per mantenere viva la fiammella della cultura popolare. E se per la musica non possiamo dimenticare la grande cantante Graziella Di Prospero, per la poesia il mentore è senz’altro Antonio Campoli, noto avvocato, già vicepretore, ma più ancora pronunciatamente poeta (più che nella) della sua lingua madre cui, scrive Tullio De Mauro (in Lingua e dialetti), “è opportuno guardare… senza ostilità ma con curiosità e rispetto”. Le sue opere precedenti (La fontana di Pio IX (1981), Tibbo Tabbo (1986, sonetti sezzesi di cui uno dedicato anche a me* (“Foglie Morte” a pag. 24) all’epoca direttore del I Circolo didattico di Sezze), La Calandrella (1999) danno la caratura di questo singolare personaggio. Ora rimaneva, però, ancora qualcosa da salvare prima che, per la caduta del tempo, il patrimonio si disperdesse definitivamente giù per le Coste di Sezze. C’era da salvare un patrimonio di musica popolare fatta di sentimenti genuini per ogni più importante occasione della vita, emozioni rivestite di note elementari, di arie alcune sicuramente originali altre meno perché acquisite per successiva contaminazione da altre realtà musicali d’Italia. A favorire l’acquisizione di altre musiche c’era stata la coscrizione militare obbligatoria e la chiamata al nord dei giovani soldati setini per la Grande Guerra (1914-18) e poi la mussoliniana Bonifica integrale delle Paludi pontine (1931-’34) che aveva attratto, non senza qualche invidia, moltissimi coloni dal Veneto, dal Ferrarese e da altre province d’Italia. Le frequentazioni e poi i matrimoni misti, dopo il guardingo e un po’ diffidente iato di una generazione, avevano contaminato per il resto shakerando e fondendo canti e tradizioni. Ma prima ancora tra il 1875-’80 c’era stato l’approdo migratorio dei Ciociari, taglialegna e lestraioli provenienti dalla Campagna dei paesi del Verolano e del Sorano, spinti verso la Marittima dal bisogno di lavoro come testimonia una lapide sul frontale della Chiesa Nuova a Suso. La popolazione di Sezze, ancora cent’anni fa, era costituita da nobili pochi e sparuti (Pacifici De Magistris, ecc…), alcuni borghesi, molti popolani, artigiani e contadini anche, in stragrande maggioranza, della più bassa condizione dove soltanto possedere una “cesa”, un asino e un caretto poteva diventare un partito davvero “matrimoniabile”.

“… Ma se pe’ l’Aggiariccia, la Cesa nu la tì,

se ‘n tì i caretto e gl’asino, a casema ‘n ci venì”.

Nella canzone di Cintruta e Pappino questi tre elementi (la cesa, il carretto e il mulo) potevano così suggellare, in una società ancora prevalentemente contadina, l’ottimale sposalizio di due giovani sezzesi.

ripicchiozzo-photo-by-setinoit-2.jpgOra con questa raccolta di canti popolari  si scopre un grande valore culturale, morale e pratico. “Culturale” perché rappresenta antropologicamente bene il modo di essere, di apparire e di esistere del paesano delle passate generazioni; “morale” perché recupera in una tradizione artistica in via di estinzione gli argomenti poetici della giovinezza e dell’innamoramento, gli aspetti più genuini e più diversi dell’anima popolare; “pratico” perché propone e vuole addestrare al coro partendo dal genere melodico più semplice, spontaneo, puro, come quello che sboccia dal cuore dell’anonima folla. Di contro alle “barbare intrusioni e deviazioni musicali” del rock anche nostrano così tanto in voga ci viene qui riproposta l’unità tonale e il senso ritmico, vera natura e anima musicale, di un popolo mediterraneo della collina lepina.

  

 

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ripicchiozzo-photo-by-setinoit-3.jpgDopo quella di Sezze, un’altra presentazione del libro è avvenuta nei giorni scorsi a Latina al Teatro Amilcare Ponchielli annesso alla Scuola Media Statale “Alessandro Volta” diretta dalla prof.ssa setina Giuliana Di Veroli. Sono intervenuti tra gli altri il dr. Bruno Raponi, presidente emerito del Tribunale di Latina che ha curato anche l’introduzione, l’avv. Angelo Palmieri, la Compagnia dei Lepini, il dott. Luigi Martino presidente del Rotary Club “Monti Lepini”, la sig.ra Antonella Brusca presidentessa del Centro Studi “S. Carlo da Sezze” e il dott. Franco Borretti presidente dell’Associazione culturale “Nuova Immagine” di Latina. Di fronte alla folta e partecipe comunità di sezzesi a Latina si sono esibiti il poeta Antonio Campoli nella declamazione, incorniciata da gustosi commenti, di alcune sue poesie e il gruppo musicale “Ripicchiozzo” che ha eseguito alcuni dei canti incisi nel compact disc allegato al libro. Un’opera illustrata con significative fotografie in bianco e nero che documentano la Sezze che fu, didascalie di famiglie, cerimonie, stati, situazioni, viste panoramiche che, pur nel rarefatto ricordo, suscitano ancora sopravviventi emozioni. © – Sergio Andreatta – Riproduzione riservata.

* FOGLIE MORTE

di Antonio Campoli

(pag. 24 di “Tibbo Tabbo”, Angeletti Editore, Sezze, 1986).

 Sonetto sezzese dedicato

A Sergio Andreatta

Un direttore didattico poeta:

ça n’éxiste pas” avrebbe detto Desnos.

Non conosceva il nostro amico.

Agli arbri di San Pietro ci ha rimasta

ca’ foglia gialla pinnichenne a fiocco:

gli vento a una a una se le crasta,

le otra pe’ la piazza e pe’ Sa’ Rocco,

 

le sfionna a le Scalelle cumme a bocco

puro si cacheduna dice: “abbasta!”,

isso l’aiazza a bbénda e lòcco lòcco

le sparpaglia, ci zoffia, l’accatasta.

 

Gli vénto ‘n zente storie perch’è surdo;

l’arabbidina, se le porta a spasso,

le strascina, l’attorce ‘ntisto e ‘ngurdo.

 

Senza riiminto, panonte, stracciate,

se fermeno sbattenne pe’ Quatrasso

e murun’accusì tutte acciaccate.    

 

La similitudine col vento

una colta appropriatezza con il mio carattere.

(Sergio Andreatta)

* “Ripicchiozzo”: termine setino, non presente nel dizionario di Sauzzi, dal significato un pò oscuro e ambivalente. La signora Giancarla Molinari, docente nella scuola “Alessandro Manzoni” di Borgo Isonzo me lo riferisce, in dissonanza col Campoli, al ripetersi di un evento negativo e anche un pò spiacevole. In quest’accezione abbinarlo al recupero di una tradizione può, forse, avere quel significato espressivo carico di autoironia di cui i sezzesi, come il comico televisivo Martufello, sono considerati insuperabili maestri. Ma se il significato fosse un altro, vi pregherei di segnalarmelo. Grazie.

Un anziano contadino, cui tale conoscenza è stata tramandata direttamente da suo padre, tramite l’insegnante Rosa Santia della scuola G.Paolo II di Latina mi fa sapere che ripicchiòzzo (con la ò chiusa) ha il significato di “scorta”alimentare cui una casalinga di Sezze, prima dell’avvento del frigorifero, andava ad attingere dopo aver esaurito tutte le normali provvigioni.

Ma per l’on. Titta (Giovanbattista) Giorgi, presidente dell’ASTRAL, ha il significato di bonario rimprovero dopo una bricconata.

 

 

Commenti

ciao, posso ricopiare da tuo sito qualcosa su libro ” Ripicchiozzo” Un libro di Antonio Campoli e Giuseppe Di Prospero – per metterlo sul mio sito, nella pagina dedicata a libri e CD ?,

Alfonso

www alfonsotoscano.it
skype alfonso3011
youtube Musicadeglignoranti.

Puoi farlo, certamente, e mi fa piacere ma alla condizione che citi autore e fonte: di Sergio Andreatta, da https://www.andreatta.it. Tieni presente che l’articolo è stato pubblicato anche altrove (su carta e on-line) e che tale richiesta citazione va ad esentare da ogni e qualunque responsabilità. Buon lavoro, grazie e complimenti per il tuo sito.

C’è ancora da dire che, intorno a Ripicchiozzo, il sindaco di Sezze dott. Andrea Campoli ha presentato alla Regione Lazio un progetto e dei percorsi di etnocultura popolare che, all’esame, si sono classificati primi (lo diciamo in anteprima assoluta) in una lista di idee-progetto e che saranno così generosamente finanziati.
Sergio Andreatta
sergio.andreatta@andreatta.it

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