30th Dic, 2009

Sergio Andreatta conosci meglio te stesso attraverso la conoscenza del territorio pontino

Conosci meglio te stesso attraverso la conoscenza del Territorio pontino.

Da un seminario l’idea di un progetto e di un percorso didattico esplorativo.

sergio-andreatta-www-andreatta-it.jpgdi Sergio Andreatta

Quello che siamo ha sempre un rapporto diretto e intimo con la nostra conoscenza, questo vale anche per la conoscenza del territorio in cui noi viviamo. Il nostro habitat, il Territorio pontino, vanta uno spazio variamente segnato nei millenni dall’impronta umana, paesaggi diversi per intensità e suggestioni fin dalla preistoria quando già le sue risorse naturali dovevano offrire, pur nel variare delle epoche climatiche, notevoli opportunità di sopravvivenza a branchi e tribù. Qui la natura e il panorama risentono ora fondamentalmente dell’opera della grandiosa Bonifica integrale degli anni trenta del Novecento, ma persistono anche altre rivisitazioni possibili da quelle circeo-cranio-uomo-neanderthal-photo-by-sergio-andreatta.jpgpreistoriche a quelle proto-storiche, a quelle archeologiche, a quelle storico-monumentali, da quelle degli itinerari abbaziali (Fossanova, Valvisciolo,…) fino a quelle economico-industriali (“cattedrali in disarmo”) indotte più recentemente dalla Cassa per il Mezzogiorno intorno agli anni ’60. Il percorso di studio, un progetto del IV Circolo didattico di Latina da me diretto finanziato dall’Amministrazione provinciale, proposto ai docenti dal paleontologo e archeologo, responsabile culturale del Centro circeo-museo-habitat-photo-by-sergio-andreatta.jpgMarcello Zei prof. Michelangelo La Rosa, ci ha lusingato ad una conoscenza meno superficiale del Territorio pontino prima degli interventi dei Consorzi di Bonifica e dell’O.N.C. (1927-’34) sollecitando un’attenzione particolare per l’evoluzione della nostra specie e per i primi insediamenti umani della preistoria pontina fino alla storia dei siti archeologici più interessanti. Negli ultimi decenni con un revival stucchevole, neanche tanto sorprendente, borgo-bainsizza-casale-nuovo-photo-sergio-andreatta.jpgin coincidenza con il ritorno politico di una certa parte, si è instaurata nella nostra Provincia una retorica che ho più volte definito “del fango e della redenzione”, se non  negazionista certamente riduttivista e assottigliatrice dei valori del patrimonio culturale antecedente. Quasi a volerci imporre un concetto: là dove c’era stato l’inabitato e il selvaggio ora c’è la più fulgida civiltà della bonifica e del lavoro. In questo artificiale scenario di contrapposizione e antagonismo con la diacronia storica antecedente, la “retorica dell’aratro” intrinseca alla bonifica ha finito col prendere il sopravvento grotta-di-tiberio-interno-photo-by-sergio-andreatta.jpgproducendo sconvolgenti e inestimabili devastazioni lungo la Via Appia, “Regina Viarum”, da Terracina a Cisterna (Tres Tabernae) e particolarmente nei dintorni di Borgo Faiti (Forum Appii). Quello che la coltre liquida delle Paludi Pontine aveva conservato e gelosamente protetto per secoli era stato infine svelato, toccato a volte commettendo imperdonabili sacrilegi. Ma non tutto è andato perduto rimangono, per fortuna, numerosi indizi di altre città scomparse ( tra cui Clostra,  Astura, Polusca, Suessa Pometia, Ecetra, Corioli, Longula, Verrugine, Mucanite, Sulmo, Ulubrae e più a sperlonga-museo-polifemo-prof-michelangelo-la-rosa-photo-by-sergio-andreatta.jpgsud Amyclae, Ausona, Vescia, …), tracce ancora sepolte per l’Agro pontino chissà dove, mentre antichità romane emergono di continuo un po’ dovunque e diversi centri medievali sui Lepini si propongono agli intellettuali e ai turisti ancora ben chiusi nei loro castelli e nelle loro conservate mura (Ninfa, Sermoneta, Bassiano,…). In questo territorio si sono succedute fin dalle origini tante vicende storiche diverse, si sa del sorgere di villaggi e di città antiche, del loro sviluppo, della loro decadenza e della loro scomparsa al pari di qualsiasi ninfa-al-crepuscolo-photo-by-sergio-andreatta.jpgorganismo vivente quando esaurisce il suo ciclo vitale, per cui si possono intraprendere tante diversificate piste di studio, a partire da una geologica che ha visto il colmamento delle pianure litoranee da parte delle alluvioni fluviali. Dai Lepini e dagli Ausoni scendono i fiumi (Astura, Sisto, Ufente, Amaseno), in altre epoche più copiosi di acque divagavano per la pianura con incerto percorso e senza sbocchi nel Tirreno per le dune quaternarie, alte anche più di venti metri, che ne sbarravano il deflusso dando luogo a stagni, o meglio alle ben note “piscine” (da cui il Consorzio di Piscinara istituito per conca-borgo-montello-photo-by-sergio-andreatta.jpgprovvedere alla loro bonifica). Acque morte nei secoli oggetto di parziali tentativi di drenaggio (Rio Martino e Linea Pio dal nome di due papi Martino V e Pio VI Braschi,…) finché la nuova ingegneria idraulica (idrovore come al Mazzocchio posto sotto il livello del mare) non venne risolutivamente in soccorso agli sforzi della politica e la Bonifica integrale ebbe così finalmente il suo successo. Al centro della “regione pioniera”, contrassegnata dalle nuove geometrie dei canali (delle Acque Alte, delle Acque Medie, ecc…), delle strade bianche (migliare e poderali,…) e dei Borghi e dei poderi dell’O.N.C., venne fondata nel 1932 (30 giugno – 18 dicembre) la principale delle “città nuove”: Littoria (dal 1945 Latina). Ma c’è, oltre questa, la storia più remota e meno conosciuta delle origini dell’uomo pontiniano (così definito dal noto paleontologo  Alberto Carlo Blanc) tramandata dai non rari reperti (ossidiane, resti villanoviani, vasellame, tombe,…), dai primi insediamenti paleolitici (Circeo, col cranio di un uomo di Neanderthal) ed eneolitici e dell’età del bronzo (Foce e Valle dell’Astura dove ancora torre-astura-photo-by-sergio-andreatta.jpgquest’estate (2009) l’erosione marina ha portato casualmente alla luce, completa dei suoi corredi funerari, la tomba dell’ “uomo di Nettuno” risalente a 5.000 anni fa) e con essi la ciclica storia delle loro civiltà stanziali o di passaggio, del loro modo di vivere e sopravvivere, di esprimersi nella ricerca di una casa, nell’edificazione su un’altura incombente sopra un filo di acqua corrente di un grumo di capanne e poi di case sempre più solidali nello scopo difensivo (villaggio), nella costruzione di manufatti o di arcaici santuari (come la Mater Matuta a Satricum – Le Ferriere) necessari all’affermazione di un popolo perché attraverso il rito e l’attrattività  religiosa si imponeva il legame politico, il consolidamento e il rispetto della regola civile. Ma con questo siamo già entrati nella più certa porta della storia, ora in grado di focalizzare l’attenzione sui popoli insediati nelle nostre parti dal VIII sec. a.C. fino alla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.), dagli Etruschi ai Volsci e alla più grande civiltà latina (Latium vetus tra la foce del Tevere e il Circeo: incisa sul lapis satricanum la stessa origine della lingua latina ) e romana. Affacciata sul Foro Romano ancora al tempo di Augusto era la tribuna dei rostri ornata con gli speroni di bronzo tolti alle navi dei Volsci nella decisiva battaglia per il predominio combattuta davanti alle coste tirreniche alla fine del IV secolo a.C. Epoche storiche di cui la scienza moderna, col suo approccio interdisciplinare, è in grado di leggerne i documenti verbali e non, di interpretarli intorno all’essere, nel prevalere o nel soccombere, di un popolo…

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L’interessante itinerario pre-istorico ha previsto sistematici momenti d’aula con le lezioni condotte dal prof. M. La Rosa che si è avvalso delle nuove tecnologie per proporre visioni e documentazioni frutto delle più recenti indagini stratigrafiche e ricerche archeologiche. Poi le visite sul campo dei docenti e, quindi, a cascata degli alunni della nostra istituzione scolastica. La dott.ssa Annamaria Borrelli, laureata in giurisprudenza e insegnante nel IV Circolo didattico, che coltiva da sempre uno spiccato interesse per questi temi ha redatto un significativo diario di bordo sulla parte del corso di formazione più propriamente riferita al “territorio pontino nella preistoria”, lo ha sottoposto (arricchito di sue originali e pregevoli annotazioni) alla supervisione del prof. La Rosa venendo incoraggiata a pubblicarlo. Un modo giusto per non disperdere nel vento le nostre ceneri culturali e per sottolineare la bontà della scelta metodologica e didattica della ricerca-azione che attraverso le inferenze con fattori cognitivi, emotivi e affettivi personali e poi attraverso l’esperienza diretta della visita ai siti archeologici ha stimolato diverse operazioni mentali sui medesimi contenuti aprendo una finestra di apprendimento significativo ed indelebile.  Noi vorremmo che tutte le scuole della Provincia di Latina avessero la stessa intenzione e possibilità di percorso, dalla formazione dei docenti alla visita/fruizione dei siti archeologici pontini da parte degli studenti. Una possibilità didattica che nell’ambito del P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa) è pure concessa dalla quota di curricolo da devolvere alla conoscenza e alla valorizzazione culturale del proprio ambiente negli aspetti e per le dimensioni che lo contraddistinguono. Il lavoro di Annamaria Borrelli può costituire, in questo senso, un utile strumento di consultazione. 

Sergio Andreatta psicopedagogista e dirigente scolastico del MIUR – USR per il Lazio.

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