25th Dic, 2007

Don Tonino Bello:”Tanti auguri scomodi”

Gli auguri scomodi di un vescovo. Don Tonino Bello:”Non posso sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario“.

 

Don Tonino Bello:”Tanti auguri scomodi”  

Gli angeli che annunciano la pace portino guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio della fame“.

 

 

Attraverso gli scioccanti auguri di don Tonino, già vescovo di Brindisi-Ostuni, ci viene riproposta l’immagine di una Chiesa, minoritaria, pauperista, dalla parte dei poveri che aspettano il discorso ai piedi della montagna perché non hanno la forza o il coraggio di salire, di S.Francesco che inventò il primo presepe a Greccio nel 1223, di Chiara Lubich, di Madre Teresa di Calcutta, di tanti altri missionari per le vie del mondo o del quartiere come padre Alex Zanotelli, il dr.Alfredo Fiorini e madre Camilla Andreatta,  don Luigi Ciotti, don Luigi Di Liegro, don Oreste Benzi, don Andrea Santoro che abbiamo  alla-scuola-dei-poveri.jpg

avuto la fortuna di conoscere e di tanti altri ( più numerosi di quello che non si pensi, anche come ispirati volontari) che lavorano nelle periferie della varia umanità, o tra i poveri di spirito. Per contraltare, però, continua a comparire sullo sfondo l’altra faccia della Chiesa, quella che si fidanza col potere, che ha il piacere di fare concordati d’interesse con la politica (senza dover necessariamente andare col pensiero alle alleanze neganti umanità e diritti con le dittature del Sud America e dell’Africa), che cura i propri interessi, che abusa del bisogno di fiducia dei minori, o semplicemente, magari da noi nel pontino, si dà a costruire, come cattedrali nel deserto, megacurie non necessarie. (Sergio Andreatta)

Tanti auguri scomodi di don Tonino Bello:

“Non obbedirei mai al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.

Io, invece, vi voglio infastidire.

Non posso, infatti, sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla “routine” di calendario.

Mi lusinga, addirittura, l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali.

E vi conceda la forza di inventarvi un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un povero marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa l’idolo della vostra vita; il sorpasso progetto dei vostri giorni: la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi tutte le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi cortocircuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio della fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce”, dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.

Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura ma non scaldano.

Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.

I pastori che vegliano nella notte, “facendo guardia al gregge” scrutando l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.

E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza!!!

Don Tonino Bello  

News da: http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=21233

Commenti

E sono, infatti, i poveri, soprattutto quelli “di spirito”, ad essere beati e coccolati da Dio (Libro di Sofonìa, Discorso della Montagna, I Lettera di San Paolo ai Corìnzi,1,26-31).

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