Sergio Andreatta, “Va’, trova il modo…!”
Un’alba invernale ammantata di cinabro,“quasi una poesia”.
O mia labile dea,
perché aspetto l’alba
quando la notte
non è più tale e il giorno,
ancora il giorno indugia
dietro quinte antelucane…
Ah, quanto dura la notte!
Venendo Aurora
chiama in vita la speranza…
O mia labile dea,
perché aspetto l’alba
per uscire dal sonno
di ogni mia malinconia?
E perché un avvento
per la mia salvezza?
Nella notte non più tale
il giorno indugia,
esita dietro scuse
di basse aspettative?
Per ogni uomo la notte
non può durare in eterno,
la morte è luce
che dona vita a quest’ora
a ciò che vuole…
Nascerà! Nascerà?…
Sì? Chi ci assicura?
Nel sentire contrasti
già s’insinuano tra me
e quei profili al chiarore?
I primi raggi ispirano,
parlano, toccano il cuore,
aprono la porta
dei pensieri che passano
sopra i bassi crinali dell’oscurità.
Sfavillio di emozioni,
il sole vedo alzarsi,
soprammontare Anxur.
Sfolgorio di luce nuova
sulla terra,
a me torna il senso
dei miei giorni
vincolati ognuno al loro destino:
“Va’, trova il modo, Sergio,
forte mi enuncia,
per affrontare ancora oggi
ciò che devi!”
di: Sergio Andreatta
Latina, Alba del 20.12.2005 dal balcone di casa mia.