10th Gen, 2008

Giancarlo Marchionne prima di diventare santo

Il 338° anniversario della sua morte.  

 san-carlo-da-sezze-statua-in-sezze-latina-fto-sergio-andreatta.JPG(Sezze Romano, Latina), 19 ottobre 1613 – San Francesco a Ripa, 6 gennaio 1670.  

Per motivi di salute ma anche per gravi incomprensioni con il maestro è costretto a sospendere gli studi elementari per cui viene mandato a fare il pastore e poi il contadino nelle campagne di Sezze.Dotato di “scienza infusa”, come… vorrebbero avere oggi molti studenti che non hanno voglia di studiare, scrive molte opere devozionali, mistiche e di semplice filosofia ma anche alcune fresche liriche sulla natura in lingua italiana dell’epoca con cadute nel dialetto sezzese (forse per questo ancora oggi si suole dire:”Sezze, Suso, Siena: madri della lingua italiena!”. Predice con successo il soglio pontificio ad alcuni cardinali, esamina monache in odore di santità che non lo sono, … dopo il rogo di Girolama Spada a Campo de’ Fiori gli viene richiesto dal papa un parere “postumo” sulla stessa.Nel 1648 riceve pure le stigmate sul petto…Nel libro dei Santi lo si ricorda il 7 gennaio per la coincidenza con l’epifania.

Giancarlo Marchionne nasce a Sezze (Latina) il 19 ottobre 1613 da Ruggero Melchiori (o Marchionne) eAntonia Maccione, genitori contadini piissimi e di buona condizione.Carlo viene battezzato il 27 dello stesso mese, come risulta dall’atto di battesimo tuttora conservato nell’Archivio capitolare della cattedrale di S. Maria, anche volgarmente detta di “capo culo” per l’orientamento opposto rispetto alla primitiva costruzione per cui con un’inversione l’ingresso è stato ricavato nell’abside. Per motivi di salute e per gravi incomprensioni con il maestro deve sospendere gli studi elementari e fare il pastore e poi il contadino. A diciassette anni emette il voto di perpetua castità in onore della Vergine e quindi, contro il parere dei genitori e dei parenti che lo avrebbero voluto sacerdote, preferisce, per spirito di umiltà, rendersi religioso converso. Veste, pertanto, l’abito dei Frati Minori nel convento di S. Francesco in Nazzano il 18 maggio 1635 e, dopo aver superato molte difficoltà, professa il 19 maggio dell’anno seguente. Risiede successivamente nei conventi di S. Maria Seconda in Morlupo, di S. Maria delle Grazie in Ponticelli, di S. Francesco in Palestrina, di S. Pietro in Carpineto Romano, di S. Pietro in Montorio e di S. Francesco a Ripa in Roma. Tra il 1640 e il 1642 dimora per breve tempo nei conventi di S. Giovanni Battista al Piglio e in quello di S. Francesco in Castelgandolfo. NelI’ottobre 1648, ascoltando la Messa nella chiesa di San Giuseppe a Capo le Case in Roma, al momento dell’elevazione, riceve dall’Ostia divina una stigmata nel petto.Impiegato come cuoco, ortolano, portinaio, questuante e sagrestano, Carlo si distingue per umiltà, ubbidienza, pietà serafica e amore verso il prossimo, riuscendo ad unire alla più intensa vita interiore e contemplativa una instancabile attività caritativa e apostolica che lo conduce a Urbino, a Napoli, a Spoleto e in altre città.Laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, cardinali e pontefici si giovano del carisma e dell’opera di fra’ Carlo da Sezze, che ha avuto da Dio doni straordinari, tra i quali, in particolare, quelli del consiglio e della “scienza infusa” (riconosciuto, questo prorsus mirabile dal breve stesso della sua beatificazione). Nella sua agiografia si incontrano anche alcune curiosità.Ad Alessandro VII, che lo interroga su Girolama Spada, giustiziata come eretica a Campo de’ Fiori il 5 luglio 1659, Carlo risponde che non si è mai recato a casa della donna, sapendo che in lei non v’era nulla di buono. Clemente IX lo invia a Montefalco per esaminarvi lo spirito di una monaca, falsamente ritenuta santa. Carlo predice il soglio pontificio ai cardinali Fabio Chigi (Alessandro VII), Giulio Rospigliosi (Clemente IX), Emilio Altieri (Clemente X) e Gianfrancesco Albani (Clemente XI). Dopo la morte, avvenuta il 6 gennaio 1670 a San Francesco a Ripa, compare sul petto di Carlo un singolare stigma, che è riconosciuto di origine soprannaturale da un’apposita commissione medica e viene addotto come uno dei due miracoli richiesti per la beatificazione. I processi canonici, iniziati poco dopo la morte, subiscono notevoli ritardi dovuti a contingenze storiche. Clemente XIV dichiara l’eroicità delle virtù il 14 giugno 1772; Leone XIII, con breve del 1° ottobre 1881, lo beatifica il 22 gennaio 1882, e Giovanni XXIII lo canonizza il 12 aprile 1959. La sua festa, malgrado il dies natalis (giorno della morte) cada il 6 si celebra il 7 gennaio per la coincidenza con l’Epifania. Benché a scuola abbia imparato a leggere e a scrivere a malapena, “scrittore senza lettere” si dice di lui, S. Carlo scrive opere di altissimo valore, riuscendo a stupire i più insigni teologi del tempo. Malgrado la precaria istruzione e debba trascorrere la gran parte del suo tempo nel disimpegno dei più umili uffici della comunità che gli sono imposti come laico converso, dal 1644 in poi, tra alterni permessi e proibizioni da parte dei superiori, scrive oltre trenta opere, alcune ascetiche, altre mistiche; alcune vengono edite durante la sua vita, altre vedranno la luce solo dopo la sua morte. Fr. Carlo da Sezze non scrive mai per vanità, ma sempre su sollecitazione di amici, richiesta del confessore ed anche per ispirazione divina; la sua lingua é semplice, intrisa di espressioni sezzesi e spesso sgrammaticata, ma le sue opere riscuotono sempre una grande popolarità e sono immuni dalle sbavature stilistiche del tempo.Carlo scrive delle sue esperienze mistiche con la massima spontaneità; la sua dottrina è sempre molto originale, anche se risente in parte delle influenze di pensiero di san Bonaventura da Bagnoregio, san Pietro d’Alcantara, santa Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce.Molte pagine delle sue opere sono attuali ancor oggi, oltre tre secoli dopo, sia per gli insegnamenti religiosi sia per le riflessioni filosofiche. Si cimenta anche nella letteratura con alcune fresche liriche, soprattutto, di carattere naturalistico e devozionale.Molti dei suoi scritti, tuttavia, devono ancora essere pubblicati e al suo paese natale, Sezze Romano sui Lepini a 20 km. da Latina, è sorta un’Associazione ed un Centro Studi per la loro piena valorizzazione.           di: Sergio Andreatta    

 

 

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