La sua vita un sogno infranto dall’incubo, uno specchio in tanti pezzi che nessuno potrà più riunificare…
PIANTI DI RUGIADA SULLA TELA DEL RAGNO
Attendesti in silenzio il tempo in cui il mostro non vedeva, il tempo del mattino
e vestita di bianco ti spingesti verso il vento della libertà calpestando i rumori secchi
della tua prigionia.
Nella verginità dell’alba
Natascha fuggendo dalla nebbia che ti chiudeva ti ritroverai…
La corsa ti scioglie i capelli,
la libertà sconosciuta
ti apre gli occhi a un sorriso a ogni passo più distante
dalla tela del ragno
che ti ingabbiava…
S’abbatta su di lui ogni sua malvagità.
E al rumore della fuga
si sveglia finalmente anche l’angelo dormiente
per trasformare le tue orme in conquista, in trionfo della vita.
Basta, non facciamole domande,
non le faccia più nessuno, neanche l’angelo dell’inopportunità:
“La sua morte non è ancora finita?”
Chiudiamo alla morbosità, i nostri occhi
sopra i lati oscuri…
Le stelle ormai si spengono ora sorge il sole. Rimaniamo in disparte,
con il capo chino,
senza neanche più chiederci:
“Avrà il tempo di entrare
nell’atrio sacro della vita?”
Quanto triste è la sera,
per una bambina che come te
non abbia conosciuto prima il giorno…
Non c’è più nulla da sapere…
nulla di morboso da vedere…
dallo schermo nero
emergono amari
i calici delle rose morte al mattino
verso l’alto si slanciano
nel loro pianto di rugiada.
Tutto era duro e ghiacciato prima senzaletue scarpe.
Kidnapping, un sequestro di bambina; otto anni di segregazione, di pedofilia; un’innocenza, una vita e un’anima predate ora dopo ora, minuto dopo minuto e non più restituibili; una coraggiosa e fortunata auto-liberazione; una sindrome di Stoccolma conclamata; una difficile e problematica, se non improbabile, via liberatoria col trattamento psicologico… Cos’altro dobbiamo aggiungere per non lacerare i veli del più delicato riserbo di cui Natascha Kampusch (e le mille altre Natasche) ha e avrà in futuro sempre il più profondo bisogno? Tutti gli altri aspetti… “gialli” della cronaca si possono immaginare, spiegare forse, chissà…oltre possono diventare solo: morboso sensazionalismo. Si chiuda il sipario anche se è lei stessa, misteriosamente, a desiderare ora di aprirlo con un’intervista per una sorta di compulsione liberatoria non calcolata negli effetti, che non le restituirà, comunque, la vita infranta come un sogno dall’incubo, come uno specchio caduto i cui pezzi nessuno potrà più riunire. Intervista alla ricerca di se stessa?
Non tutto quello che si dice è vero e non tutto quello che è vero si può dire…
“Maxima debetur puero reverentia!”.
Anche se Natascha oggi non è più una bambina.