27th Gen, 2008

Shoah. La Giornata della Memoria

La Giornata della Memoria 

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Quando il 27 gennaio 1945 la prima pattuglia dell’Armata Rossa giunse in vista del Lager di Auschwitz, il mondo conobbe una verità aberrante, di cui pure i governi inglese e americano, dovevano avere una qualche precedente notizia, fatta di milioni di uomini, donne, bambini travolti dall’orrore della deportazione e del genocidio. Se quelli erano uomini, parafrasando il titolo del noto libro di Primo Levi, uomini… per le condizioni in cui erano stati trattati.

Molti vollero dimenticare per esorcizzare le paure dei loro fantasmi, molti vogliono ancora oggi dimenticare nel loro spirito antisemita (“da novelli aguzzini” come li ha definiti Romano Prodi) arrivando, perfino, a contestare la veridicità di fatti incontestabili.

– Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo mai la Shoah. Non dimentichiamo gli orrori dell’antisemitismo, che è ancora presente in alcune dottrine, e va contrastato qualunque forma assuma.- ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dando il via, giovedì scorso, al Quirinale alle celebrazioni del Giorno della Memoria che ricorre ogni 27 gennaio.

Il capo dello Stato ha voluto dedicare la cerimonia di quest’anno alla memoria dei Giusti d’Italia (il commerciante padovano Giorgio Perlasca, la romana suor Luisa Marcella Girelli, l’assicuratore carpigiano-trentino Odoardo Focherini, il francescano padre Aldo Brunacci, il commissario aggiunto di polizia Giovanni Palatucci e chissà quanti altri di cui non si conoscerà mai il nome). E dei molti ingiusti, perché lo siamo stati noi italiani con le leggi razziali, meglio non ricordare… La tradizione ebraica vuole che in qualsiasi momento della storia dell’umanità ci siano sempre 36 Giusti al mondo. Nessuno sa chi siano, nemmeno loro stessi finché al momento opportuno non sanno riconoscere le sofferenze e se ne fanno carico anche per gli altri, perché sono nati Giusti e non possono ammettere a se stessi l’ingiustizia. E pare che sia soltanto per amor loro che Dio non distruggerà mai il mondo.

Durante le apocalittiche barbarie naziste molte migliaia di europei rischiarono e spesso persero la vita per salvare quella di un ebreo, di una famiglia ebraica, o di intere comunità particolarmente colpite come quelle degli zingari di cui assai di rado ci si ricorda, quasi fossero esseri di serie b, o la vita di oppositori coraggiosi o di gay non tollerati.

Questi, i Giusti, erano uomini e donne come tanti, che sapevano benissimo il rischio che correvano, ma il loro profondo senso di giustizia, nobile e più forte della stessa paura delle terribili conseguenze, ripudiava qualsiasi  idea di morte ingiusta.

Nel 1953 il Parlamento Israeliano ha, così, incaricato l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, il Museo-monumento dedicato alla Shoah, di accordare il termine di “Giusti tra le Nazioni” agli uomini che rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei, come gesto di riconoscimento e ringraziamento a nome di tutto il popolo ebraico. Il riconoscimento venne attribuito anche alla Danimarca, unica a ricevere l’onorificenza di “Giusta tra le nazioni“. Pur essendo la Danimarca una nazione sotto l’influenza diretta del III Reich, tutti i suoi abitanti – compreso il Re e i capi delle chiese – si opposero efficacemente alla deportazione degli ebrei e alla loro ghettizzazione. In Danimarca non furono applicate le leggi razziali e non venne mai imposta la stella gialla sul petto degli ebrei perché coraggiosamente il Re, Cristiano X, in segno di solidarietà aveva minacciato che l’avrebbe portata lui stesso per primo. E quando i nazisti organizzarono la deportazione degli ebrei le autorità danesi sottrassero alla cattura 7906 persone con un esodo massiccio e ben organizzato via mare verso la neutrale Svezia. Napolitano, alla presenza di centinaia di studenti di scuole diverse, ha voluto ricordare chi furono i Giusti e come riuscirono a “tener vivi gli ideali di umanità” e sforzandosi a “salvare almeno alcuni degli ebrei perseguitati” e così “salvarono anche le nostre” coscienze.

Napolitano ha ricordato il tragico 70° delle Leggi razziali emanate dal regime fascista (1938), che “di fatto prepararono l’olocausto anche in Italia“.  Leggi che suscitarono orrore negli italiani rimasti consapevoli della tradizione umanista e universalistica della nostra civiltà e del contributo ad essa dato dalla comunità ebraica“. Un provvedimento ancora più iniquo se si pensa che gli ebrei italiani “dopo l’Unità d’Italia, finalmente parificati nei diritti, si sentivano ed erano cittadini, animati da forti sentimenti patriottici“. Ma il 2008 segna anche il 60° anniversario dell’entrata in vigore della nostra Costituzione repubblicana che ha ufficialmente sancito come pietra miliare, col suo art. 3, la dignità, pari e senza distinzioni per tutti, per il solo fatto di essere tutti uomini, indipendentemente dagli aggettivi.

Ricordare la Shoah, le Leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, è un preminente dovere morale di tutti noi.

Ricordare perché “chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo”. Non è, questa, solo una frase che si ripete spesso in simili circostanze.”Shoah“: per uno scuotimento di coscienza basta anche solo cogliere le parole dei superstiti, dei testimoni e dei carnefici nel film di Claude Lanzmann…

Nella nostra Città di Latina il Giorno della Memoria, istituzionalizzato dal Parlamento italiano nel 2000, sarà ricordato con un momento teatrale dedicato ai giovani. Giustamente perché è ai giovani pontini, più facilmente propensi alla dimenticanza, che bisogna  dedicare questa opportunità di riflessione interiore.

Una Giornata della Memoria “come opportunità, oltre la ritualità, – ha dichiarato il sindaco Vincenzo Zaccheoper rafforzare l’impegno a costruire, tutti insieme, un futuro migliore”.

Ma se il Parco cittadino di Latina, ex Littoria, fosse stato dedicato con un atto riparatorio, anziché ad Arnaldo Mussolini, ai “Giusti tra le Nazioni” probabilmente l’impegno a costruire per il futuro avrebbe trovato nel nostro territorio le sue più solide radici in un diverso passato. Molti ebrei trucidati nei campi di sterminio, o anche alle Fosse Ardeatine, portavano infatti il nome, ereditato tre, quattro secoli prima dai nostri ridenti paesi della provincia: Cora, Di Norma, Sezzi, Piperno, Pisterzo, Prosseda, Roccasecca, Sonnino, Terracini, Monticelli, Fondi, Gaeta.  Ma furono deportati e concentrati nei campi tedeschi anche migliaia di italiani non ebrei tra cui molti prelevati dei paesi della nostra stessa provincia di Littoria sulla Linea Gustav, come Suio, Minturno e Castelforte. Littoria concepita dal fascismo, autore della bonifica integrale ma anche delle Leggi razziali  e promotore della guerra, avrebbe avuto così la sua straordinaria occasione di redentiva purificazione.  Sergio Andreatta 

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