Rapina a mano armata al dispensario medico di Esmeraldas diretto da madre Camilla Andreatta.
Secondo episodio di criminalità al Centro missionario comboniano dopo il clamoroso furto di apparati tecnologici di due anni fa.
Ecuador. Il clima da golpe che ha violentemente contraddistinto con la sua pervasività il paese contrapponendo i giorni scorsi i poliziotti di Quito in rivolta, ma non l’esercito lealista, al presidente Rafael Correa sembrerebbe ormai superato. Non, però, il clima di precarietà economica, il serpeggiante malessere, gli episodi di diffusa criminalità anche spicciola per i barrios delle città. Così il ritiro della polizia dalle strade ha favorito lo scatenamento di ladri e delinquenti che, muovendosi in bande, assaltano banche, negozi, bar, cantine e qualunque luogo dove vi sia una qualunque forma di organizzazione economica. Uno di questi assalti predatori ha colpito, qualche giorno prima del tentativo di golpe, anche il Dispensario medico di Esmeraldas (farmacia e poliambulatorio) diretto, nel capoluogo della provincia “africana” dell’Ecuador, da madre Camilla Andreatta, missionaria comboniana di Latina. Si è trattato di un tentativo di rapina a mano armata da parte di due loschi figuri penetrati nel Centro Medico Assistencial Madre Anastasia di Esmeraldas. Tanta paura, ovviamente, e pochi danni grazie a Dio. E del resto chi potrebbe prendersela tanto ferocemente con delle inermi sorelle della congregazione missionaria veronese fondata nel secondo ottocento da San Daniele Comboni che si dedicano “anima e corpo” da più di cinquant’anni ormai, spendendo la loro vita nella missione tra gli ultimi? Rispondono ai loro bisogni di educazione (hogar campesino, adozioni a distanza,…), curano la salute (dispensario) ma spesso provvedono anche ai bisogni primari di sostentamento. Tante volte in precedenza abbiamo scritto su questo blog e altrove della Missione comboniana di Esmeraldas e delle sue finalità evangeliche, dei progetti di aiuto allo sviluppo della persona che ci sembra anche superfluo ritornarci sopra. Non fosse per questo bruttissimo episodio di cronaca nera, anche strano in sé perché preannunciato prima che accadesse dall’avviso di una persona che ha permesso allo staff di adottare qualche misura precauzionale seppure non completa. Quasi che qualcuno dall’interno della stessa banda volesse segnalare, forse perchè aiutato da bambino, e si volesse sdebitare. E’ a tutti noto che la pontina madre Camilla Andreatta porta avanti da anni, tra gli altri, anche un apprezzato progetto (Educamy) di adozioni a distanza con cui aiuta e sostiene l’educazione e gli studi, anche fino all’università di oltre 500 ragazzi dai 3 ai 25 anni. L’Italia, e solo Latina con più di 100 borse di studio, aiutano tramite le mani di Madre Camilla tanti poveri esmeraldegni a crescere meglio per se stessi, per la famiglia e la società in cui vivono. Un progetto cristiano e di sviluppo della dignità personale e civica che, al di là di tutto, nella circostanza è forse valso a parare un pò i colpi di una pericolosa rapina a mano armata agli operatori di una struttura missionaria già due anni fa bersagliata da un clamoroso furto notturno di costose macchine per diagnosi e terapia. Insomma una missione che non si può dire certo tranquilla quella della coraggiosa suor Camilla che, ciò malgrado, non si sottrae neanche dal commentare per mail i recentissimi fatti che hanno attraversato il Paese sudamericano: “Il nostro presidente è uno di carattere deciso ma ha fatto anche delle grandi riforme positive per il Paese. Fossi sua amica in questo momento gli suggerirei di cercare un po’ di più il dialogo con gli altri ma, comunque, di andare avanti. La democrazia, specie qui, si dimostra infatti non solo con le parole…” © – Sergio Andreatta