Quattro questioni per una discussione.
La sessualità riflette sempre una delle dimensioni più significative della persona, parte essenziale di una relazione; fondamentale ovviamente per la trasmissione della specie umana e di conseguenza anche solo parlarne non può mai essere considerato da nessuno un… tabù.
Fatta questa breve, ma doverosa, premessa nel caso delle immagini “rubate” alla partner, filmata e pubblicata in internet c’entrano, secondo me, e pure su diversi piani, quattro questioni.
E questo senza voler necessariamente attribuire colpe a nessuno:
- quella dell’interferenza nella vita privata di un’altra persona seppure della propria moglie, del rispetto sempre dovuto alla sua dignità, che in questo caso sembrerebbe lesa se non ci fosse complicità;
- quello della violazione della privacy di dati (sesso, razza, religione e salute… sono “dati sensibili”) che la legge (il D. lgs n.196 del 2003) vuole anche ben protetti;
- quello di una personalità che diventa “esibitrice”, per una vera deviazione chiamata dagli psicologi “exhibitionism”, anche se l’esibizione non è “propria” in questo caso e non è diretta e si avvale della protesi delle nuove tecnologie, da parte di chi gode particolarmente di questi fattori situazionali; gode dell’anticipo e dell’estensione dell’eccitazione sessuale che prefigura suscitata negli spettatori – navigatori del web;
- quello dell’aggressione, infine, ad una koiné, ad un “comune senso del pudore”, un concetto etico e giuridico sempre più vago oggi e che, tuttavia, persiste come percepito all’interno di una comunità, sia pure quella di internet assimilabile a quella di una piazza, solo più grande.