15th Gen, 2006

Visita alla Redemptoris Mater in Vaticano

marko-irupnik-redemptoris-mater.jpgVisita alla nuova Cappella della Redemptoris Mater in Vaticano  

di: Sergio Andreatta   

“Quando si entra nella Cappella Redemptoris Mater, si è come ridotti al silenzio.Solo dopo un po’ si affaccia una parola di ammirazione…C’è la genialità di Marko Rupnik che fulmina e sconvolge…”.  

 

 “Quando si entra nella Cappella Redemptoris Mater, si è come ridotti al silenzio.Solo dopo un po’ si affaccia una parola di ammirazione…C’è la genialità di Marko Rupnik…Un talento, i talenti vanno analizzati. Ma il genio, no. Fulmina e sconvolge” scrive di lui il filosofo, teologo e scrittore Olivier Clément in “Grideranno le pietre”.Oggi, 14 gennaio 2006, siamo per la prima volta in Città del Vaticano dentro questa Cappella nel cuore del Palazzo Apostolico.Siamo un Gruppo di 90 persone di Latina, prevalentemente della Comunità di S.Chiara, che ha dovuto aspettare mesi per questo evento.Ci guida nell’originale percorso artistico-teologico Marina del Centro “Ezio Aletti” del Pontificio Istituto Orientale di Roma di cui l’artista è il direttore.La storia racconta che in occasione del 50° Anniversario di Sacerdozio del Papa il Collegio Cardinalizio cogliesse l’occasione per fargli un dono sotto forma di una somma in denaro che Egli destinò a quest’opera significativa. “Credo di fare cosa gradita, disse il Papa,”nel destinarla ad un’opera che resti in Vaticano”. Pensava ai lavori di ristrutturazione e decorazione della Cappella “Redemptoris Mater” nel Palazzo Apostolico. “Essa diventerà così un segno dell’unione di tutte le Chiese da voi rappresentate, disse ai Cardinali, con la Sede di Pietro. Rivestirà, inoltre, un particolare valore ecumenico e costituirà una significativa presenza della tradizione orientale in Vaticano”.

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La Cappella, come noi la vediamo oggi, è un’opera grandiosa, un incontro tra teologia, arte e liturgia, in cui l’Oriente e l’Occidente mostrano ciascuno il meglio di sé: l’uno, attraverso la tradizione dogmatico-spirituale trascritta nelle composizioni artistiche; l’altro, testimonia la sua singolare apertura ad un dialogo coraggioso con le culture e la contemporaneità. I lavori di restauro hanno avuto inizio alla fine del 1996. A conclusionela Cappella, è stata intitolata alla “Redemptoris Mater”, domenica 14 novembre 1999, dallo stesso Giovanni Paolo II che nella Sua omelia di dedicazione disse: “Quest’opera si propone come espressione di quella teologia a due polmoni dalla quale può attingere nuova vitalitàla Chiesa del terzo millennio”. Nella Cappella emerge forte il tema dell’ecumenismo. La Cappella “Redemptoris Mater”, ristrutturata e decorata, è offerta alla contemplazione di tutti con lo splendore policromatico dei mosaici, opera di Padre M.I.Rupnik, che, sotto lo sguardo del Pantocratore dominante al centro del soffitto, traducono quella antica espressione che la liturgia orientale fa sua anche per la bellezza dei luoghi di culto: “Qui il cielo è sceso sulla terra”. Con questa grande opera M.I.Rupnik unisce due valori, come scrive in una lettera il card.Carlo Maria Martini,:”…una teologia della risurrezione e della vita e una riflessione teologico-artistica sul senso del colore. Infatti “quando la materia trasuda di luce, si tinge di colori. I colori testimoniano l’anima del mondo… Il colore è la carne del mondo”.(Il colore della luce, pag. 27).Nell’anno del Grande Giubileo del 2000,la Cappella “Redemptoris Mater”, completamente rinnovata, è diventata un monumento artistico e liturgico del nostro tempo, in un ambiente come quello dei Palazzi Vaticani, dove splende giàla Cappella Sistina, anch’essa completamente restaurata nel corso degli ultimi anni.Tra queste due Cappelle c’è un richiamo più profondo e significativo della semplice concomitanza temporale della loro restaurazione e ristrutturazione. La Cappella Sistina è uno dei luoghi che più di ogni altro richiama la grande anima umanista e rinascimentale. Michelangelo con le sue figure vigorose sottolinea l’esaltazione dell’uomo e delle sue potenzialità, che Umanesimo e Rinascimento avevano posto al centro del loro specifico interesse. Ma l’iconografia della Cappella riporta ad una grandezza dell’uomo molto più importante del solo fatto di essere creatura di Dio e quindi fatta a sua immagine e somiglianza. I mosaici della Cappella “Redemptoris Mater” sottolineano ed amplificano lo stesso tema: la storia della salvezza nella sua dinamica della discesa di Dio e della salita dell’uomo come si coglie nelle due grandi pareti laterali, partendo da sinistra, sullo sfondo di un immenso calice di fiore che, come nel suo grembo, ospita tutte le fasi di questa storia.I mosaici, che in uno scintillio dinamico di colori dove dominano i rossi vivi e i cobalto, di personaggi e di simboli, ornano oggi questa rinnovata Cappella, celebrano la storia della salvezza, avendo come tema centrale il mistero della Trinità. Questa storia si rende visibile nel tempo attraverso episodi e personaggi dell’Antico Testamento, dei misteri della vita di Cristo, dei Santi e delle Sante della Chiesa di tutti i tempi, anche dei martiri del secolo XX, con una presenza discreta ma significativa dei testimoni della fede di altre Chiese e comunità cristiane. Per concretizzare tutto questo è stato provvidenziale affidare l’ideazione e la realizzazione dei mosaici della Cappella al Centro “Ezio Aletti” del Pontificio Istituto Orientale, e all’instancabile opera del Padre Marko Ivan Rupnik con i suoi collaboratori sotto lo sguardo e l’autorevole competenza del Padre Tomáš Špidlík. Il Centro, infatti, ha lo scopo di valorizzare l’incontro tra l’Oriente e l’Occidente cristiano, non solo nella teoria, ma nella fattiva collaborazione di uomini e donne che riflettono e operano insieme. Mala Cappella è implicitamente anche l’invito ad aprire un dialogo tra arte, cultura e fede, temi che hanno trovato sovente eco nel pensiero del Papa. Nella Cappella “Redemptoris Mater” destinata alla celebrazione della liturgia, specialmente per alcune celebrazioni presiedute dal Santo Padre, non soltanto è stata curata la decorazione in mosaico, ma anche una degna ristrutturazione di tutto lo spazio, dove il Successore di Pietro potrà svolgere, in una splendida cornice di bellezza e di pietà, il suo ministero liturgico: con l’altare per il banchetto sacrificale dell’Eucaristia, l’ambone per la proclamazione della Parola di Dio, la cattedra per la preghiera ed il magistero del suo insegnamento apostolico. Altare, ambone e cattedra sono tutti dorati per indicare il primato del luogo.M.I.Rupnik (*) oltre che direttore del Centro Aletti di Roma, è professore alla Pontificia Università Gregoriana ma all’attività di docente e artista, affianca quella di teologo e il suo impegno pastorale specificatamente attraverso la guida di numerosi corsi ed esercizi spirituali.Il grande artista contemporaneo, nato a Zadlog, presso Idrija, il 28 novembre 1954, nel 2000 ha ricevuto il premio “France Preseren”, il più alto riconoscimento per la cultura della Repubblica Slovena e nel 2002 il “Segno d’onore della libertà della Repubblica Slovena”. Nel 2003 ha ricevuto anche il premio internazionale “Beato Angelico” per l’Europa.“Se… osserviamo le pitture di Rupnik, scrive il card.Tomáš Špidlík in “I colori dell’Invisibile”, arriviamo alla conclusione che la sua salita artistico-mistica è stata precoce. Dopo i primi tentativi da ragazzo, che non potevano essere altro che figurativi, si è entusiasmato sempre di più della bellezza silenziosa (un’espressione forse migliore che “astratta”) dei puri colori. Al tempo dei suoi studi all’Accademia di Belle Arti a Roma, non conosceva il mistico Evagrio, ma un pittore di suo gusto, Kandiskij. Sembrava volersi fermare là, senza osare un passo ulteriore. Ma, cosa strana, si è convertito di nuovo all’arte figurativa dopo lo studio delle icone orientali.” E da lì è partita la sua strada creativa.In mattinata ci eravamo soffermati sulla pietra tombale di Giovanni Paolo II e poi su, in Basilica, davanti all’urna contenente le spoglie di Giovanni XXIII, un papa semplice e che piace molto ancora oggi alla gente per le sue aperture conciliari.Sergio Andreatta, Latina, 15.01.2005    

Commenti

Ho avuto la fortuna ed il privilegio di conoscere Marko Rupnik. Non so per quale circostanza misteriosa le nostre strade si sono incrociate. Ho potuto intervistarlo durante la presentazione del libro dedicato alla nuova cappella. L’incontro si è tenuto a San Giovanni Valdarno in Toscana alcuni anni orsono. Ricordo soprattutto una sua frase: “Per me è una grazia enorme quella di essermi occupato della Cappella, ho avuto una liberta’ assoluta nel realizzare l’opera”. Da queste semplici parole e dal tono modesto con cui le pronunciava, capii la genialità e la grandezza di quest’uomo. Ed ancora disse:” Il prossimo secolo ci porterà al “rifiuto” alla “nausea” per tutto ciò che è virtuale e sarà allora che l’uomo capirà il bisogno di ritornare alla materia “. Grazie padre Rupnik per questo messaggio. Laura

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