∞PICINISCO∞PËCËNÌSCHË∞PUCINISCO∞
∞PUCINISCHI∞PECINISCO∞dePICENO(1140)∞
∞dePICENISCI(1110)∞PILZINISCI(1017)∞
Interpretazione etimo-filologica di un nome di paese.
di Sergio Andreatta
“Picinisco deve probabilmente il suo nome ad un piccolo stanziamento altomedioevale di Piceni (estranei all’ambiente locale e forse ingaggiati dal feudatario del castello come guardie più fidate da preporre al controllo del passaggio che si addentra nella Val Romana (Var-romana in dialetto corrente), ora Val di Canneto, verso tre confini regionali (percorsi militari verso il Sannio; commerciali verso i paesi citeriori dell’Abruzzo e del Molise; religiosi verso il Santuario della Dea Mefite e poi, ancora oggi da ottocento anni, verso la Madonna del Canneto e ancora prima dal IX secolo – attraverso il significativo Passo dei Monaci – verso l’Abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno) come pure lascerebbe intendere il caratterizzante suffisso di “appartenenza obiettiva” in -isco (Picin-isco o anche Picen-isco che pure si riscontra in alcune carte, mentre Pëcën-ìschë è detto in dialetto locale). Così la viciniore S. Biagio Saracin-isco per l’etimo sta per “luogo dei Saraceni” ivi tradotti dal litorale tirrenico e relegati in un impervio cocuzzolo montano per un miglior controllo sociale e per sfruttamento della manodopera nelle selve dopo la loro sconfitta nella Battaglia alla foce del Garigliano nel IX secolo (questo anche storicamente ben documentato dal cartiglio storico in possesso dell’archivio dell’Abbazia di Montecassino a partire dall’anno 846 e dallo stesso esistere di un’antica Porta Saracena in Picinisco da cui si diparte il sentiero verso quella località addentrata nei boschi). Quindi “nomen omen / omen nomen”. Questa tesi è suffragata anche dall’insistenza nella Valle di Comino di altri analoghi insediamenti come quello di Schiavi (poi Fontichiari per Decreto Reale n.903 e Delib. del Cons. Comunale de 4.09.1862) per un antico stanziamento di Slavi o Schiavi (in veneto schiavon). E mentre gli abitanti di Saracinisco (cui a loro protezione e anche per distinguerlo da un omonimo insediamento è stato preposto dai benedettini la figura di S. Biagio) conservano per lo più, ancora oggi per retaggio del DNA dopo mille anni e vari incroci, le caratteristiche somatiche dei Saraceni (statura minuta, pelle olivastra, capelli e occhi neri), quelli di Schiavi / Fontichiari sono prevalentemente alti, robusti, biondi e con gli occhi azzurri. Dalle piccole immigrazioni di (ri)popolamento demografico della Valle avvenute nei secoli per varie ragioni politico-sociali, economiche e sanitarie (a seguito di pesti) si sono originati i nuclei abitativi contraddistinti per imprinting nella loro denominazione dal nome dei loro stessi abitanti. Ma l’origine storica della nascita di Picinisco, a differenza di quella di Saracinisco, è sicuramente da far risalire all’epoca dell’infeudamento della rocca, Castello dell’XI secolo (varie famiglie: …, Cantelmi, Gallio, fino agli ultimi Bartolomucci). Devo però, per onestà intellettuale, render conto di altre due tesi sull’origine del nome “Picinisco”. La seconda, anche mia, si rifà a “Pucinisco“, che pure qualche volta nelle antiche carte si rinviene, da “puccino / pucino per piccino, piccolo villaggio, in questo caso, di montagna oltre il nucleo del castello abitato (Arcari,…) quasi totalmente da famiglie di pastori, boscaioli e artigiani. Pastori stanziali e stagionali perchè siamo anche sull’asse viario della grande transumanza. Boscaioli locali e forestieri (come gli Antonelli da Itri-Terracina,…). Siamo nell’ex-Regno di Napoli, nell’ex-provincia dell’Alta Terra di Lavoro con riferimenti amministrativi a Sora (Atina), più che all’equidistante Cassino. Ancora oggi si riscontra il cognome Puccino (tra l’altro anche in una mia docente) abbinato a famiglie di provenienza campana composte da persone piccole di statura. Mentre una mia amica giornalista si chiama “Pucinischi” di cognome (genitivo latino dal toponimo, quasi sicuramente di etimologia e distinzione anche ebraica) con sicura, e ormai persa consapevolezza, di provenienza da Pi(u)cinisco dove alla Cotarda si conserva memoria di una sinagoga ed era nota l’esistenza di una piccola ma fiorente comunità ebraica (con rami come i Tobia ancora persistenti). Le piccole storie si ingarbugliano non senza far intravedere qualcosa. La terza tesi, per me solo suggestiva seppure abbracciata da qualche studioso piciniscano che va per la maggiore (Picinisco è notoriamente paese natio di belle teste che qui non enumero), si rifà alla “pica“, più all’uccello comunemente denominato anche gazza che all’arma (picca). Francamente me ne dissocio”. © – (Sergio Andreatta, Interpretazione filologica di un nome, 1980) – Riproduzione riservata