17th Feb, 2008

Da Cavour ad Andreatta, Una lezione di etica in politica

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Una lezione di etica in politica

 

     

 

“Beniamino Andreatta, in una frase, è il massimo rispetto delle istituzioni. Una lezione del passato che vale per il futuro…”. Così l’ex presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, torna a parlare, con tutta l’autorevolezza che ancora gli si riconosce, dell’etica in politica. Un tema particolarmente significativo e delicato per la storia attuale e futura della nostra Repubblica su cui anch’io ho avuto modo di scrivere in precedenza. Dopo aver ricordato l’entusiasmo “nel ricostruire” che ha contraddistinto la sua generazione uscita dalle guerre, Ciampi richiama la necessità di una “scossa”, di un senso di fiducia, a contrasto del senso di smarrimento, su cui il politico, ma anche il cittadino qualunque, deve puntare per un domani migliore, basandosi su “la memoria che è la base per il futuro”. Dopo aver ricordato che “Il paese ha attraversato tanti momenti difficili…” uscendone, nel tentativo di ricostruire la necessaria fiducia nel futuro propone due figure come esempio, Camillo Benso, conte di Cavour, e Beniamino Andreatta. Di un’Italia che tenta di affermare dice, estrapolando un pensiero, la sua esistenza al mondo con la moralità pubblica: “Dès ce jour, l’Italie affirme hautement en face du monde sa propre existence”(Lett. di Cavour a D’Azeglio del 17.03.1861). Rimandando, nell’articolo in prima pag. su Il Messaggero del 14 febbraio, al pensiero di Cavour, politico, statista, economista, stratega “tessitore” dell’Unità d’Italia, e al suo modo di porsi di fronte ai problemi etici, politici, sociali, intellettuali del suo tempo, Ciampi sottolinea: “Ieri come oggi non è nella progettazione astratta delle riforme che si esercita il genio politico ma nella intuizione del limite e delle condizioni”. Tra le caratteristiche “a-storiche” della sua personalità, l’ex-presidente ricorda la sua capacità di comprensione pronta dell’evolversi dei processi storici e la sua “fede nel progresso” con risultati che, scriverà Luigi Einaudi, non erano la “manifestazione improvvisa del genio, ma era anche il frutto, oltre che del genio suo, di una lunga, lunga preparazione”. Quella preparazione che, in gran parte, difetta ai politici italiani contemporanei. E del resto, non era forse R.L.Stevenson che diceva che la politica è “l’unica professione per la quale non si considera necessaria nessuna preparazione specifica”? Figurarsi una buona pratica, anche moralmente connotata!… Parallelamente del ministro Beniamino Andreatta, precursore di tanti spunti e di tante idee ancora inattuati, quasi ad un anno dalla sua morte (26 marzo 2007) Ciampi ricorda “due fatti che hanno visto Andreatta come protagonista e che hanno messo in luce le sue non comuni doti etiche e professionali e la determinazione nel perseguire il bene comune: il cosiddetto “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia e la crisi del Banco Ambrosiano…”. E Ciampi non può non ricordare “il suo altissimo senso delle istituzioni, il rispetto che ne aveva…”. Per concludere: “Pur nella diversità delle posizioni, dei tempi e dei compiti (tra Cavour e Andreatta), quello che emerge dal ricordo di queste due figure è la presenza connaturata in se stessi dell’etica della politica. A questa oggi il Paese si deve stabilmente richiamare e ispirare” (Il Messaggero, pagg. 1 e 25). L’occasione del ricordo di Nino Andreatta davanti alle principali autorità della Repubblica, allo stesso presidente Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, a Tommaso Padoa Schioppa (ha ricordato quel che gli disse Paolo Baffi: Andreatta è un uomo di genio. Ma ci vogliono tempi calamitosi perché un Paese si rivolga a lui. «Signori, quei tempi l’Italia, ostinandosi a non vedere, ha concluso T.P.Scioppa, li vive oggi»), al governatore della Banca d’Italia Mario Draghi era data il 13 febbraio dal Convegno di studi al Ministero dell’Economia ‘Andreatta a Via Venti Settembre: semi e tracce’ e dall’intitolazione dell’ex Sala del Cipe, con ritratto alla parete, all’interno dell’importante Ministero di cui era stato titolare. “Un uomo non solo di straordinaria intelligenza e cultura ma di grande sensibilita’ e moralita” con queste precise parole, tra l’altro, lo ha voluto ricordare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Geniale economista-politico, Nino Andreatta, era un innovatore, pronto a sfidare l’impopolarità, anche all’interno della sua stessa Democrazia cristiana, tanto che molte sue eccellenti idee d’indirizzo economico devono ancora trovare applicazione. Pensiero precursore “Nino Andreatta è stato una delle più grandi intelligenze italiane del secolo scorso, scrive ancora a pag. 26 Luca Cifoni, ma molti di quelli che ieri lo hanno ricordato – al Ministero dell’Economia e alla Banca d’Italia – non hanno potuto fare a meno di evocare anche qualche immagine della sua fisicità, dei suoi gesti” durante la sua attività politica e accademica, fisicità che si esprimeva in scene poi divenute aneddotiche”.
di: Sergio Andreatta

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