28th Feb, 2007

Contrasto del “bullying”

Insieme per una progettazione educativa che non rinunci agli aspetti del contrasto del “bullying” e, se necessario, della sanzione.La legalità nella società passa sempre attraverso quello che si pratica nei vari ambienti che la compongono, attraverso il clima di osservanza che si vive in famiglia, l’educazione che si promuove nella scuola e in altre agenzie complementari significative come gli oratori, le associazioni sportive e socioculturali. Passa anche dalla strada.
Ma nelle famiglie, almeno in alcune tra le molteplici tipologie di famiglia oggi esistenti, si fa conto e ci si affida all’istituzione-scuola non solo più per l’istruzione ma, si vorrebbe, anche per l’apprendimento della grammatica educativa necessaria ad una convivenza civile. La famiglia vive nella società, partecipa ai suoi scenari, vive dei suoi valori trasversali, patisce i suoi limiti, registra i suoi allargamenti, soffre i suoi disagi.
La famiglia si specchia esistenzialmente nel simmetrico copione e solo se s’impegna nella migliore interpretazione del suo ruolo diventa capace di educare.
Più facile e meno impegnativo sembra diventare il compito se lo si delega ad altri, alla scuola. Ma certe funzioni non sono delegabili come assicura un articolo (art.33) della nostra Costituzione.
Consapevole, comunque, di questa funzione co-educatrice della scuola il nuovo questore di Latina, dr. Niccolò D’Angelo, ha voluto incontrare quella Pontina presso l’IPA di Borgo Piave. L’obiettivo nelle sue migliori intenzioni sarebbe quello di coinvolgerla nei processi di legalità e nel controllo del territorio.
L’adolescenza è un’età di passaggio, ingrata per certi versi, di crisi e turbamenti, di incertezza fisiologica ma, come ha scritto Françoise Dolto, l’adolescenza “età vulnerabile è anche meravigliosa”.
Un’età d’oro per valorizzare le potenzialità educative del ragazzo e, al contempo, una fase di sfida. E come si fa, allora, a dire di no all’invito-appello di un questore che punta alla prevenzione e all’impegno costruttivo attraverso la partecipazione, non meno che alla repressione, quando questi nostri destinatari del servizio scolastico sono i giovani soggetti e affascinati dalle droghe, dal denaro facile e dalle suggestioni del consumismo?
Le implicazioni socio-psico-pedagogiche sono evidenti.
O affermiamo l’autonomia nella costruzione della personalità o è sconfitta. O affermiamo lo sviluppo e il successo della mente critica o è predisposizione alla subordinazione a qualcuno dei sempre nuovi cattivi maestri.
Al tavolo sono presenti con il questore la dirigente dell’U.S.P. di Latina Maria Rita Calvosa (assistita dalla dr.ssa Annamaria Martino) che, una squillante sciarpa rosa avvolta intorno al collo, coordina l’incontro; il vicequestore dr. Nicolino Pepe; il capo della Mobile dr. Fabio Cicimarra; il sovrintendente a capo della Polizia di Prossimità Tommaso Malandruccolo; in sala i dirigenti scolastici o i facenti funzione delle istituzioni scolastiche della Provincia.
Il questore vorrebbe un significativo progetto interistituzionale per la legalità e la sicurezza attraverso un Protocollo d’intesa. Lo preoccupa il bullismo, la delinquenza minorile, il fenomeno delle baby-gang. Ma il bullismo, dall’inglese “bullying” per designare comportamenti anomali ( sia da “persecutore” che da “vittima”), non è né nuovo né soltanto minorile. C’è un bullismo “adulto”, uno “indiretto” ed uno “diretto”. E quest’ultimo è solo la manifestazione ultima di un bullismo indiretto che cresce silenzioso e omertoso come un terreno di cultura dell’illegalità. Quel terreno di cui hanno bisogno anche le organizzazioni malavitose che come serpi si sono insinuate nell’hinterland pontino per la realizzazione dei loro precisi interessi. Per un efficace contrasto serve allora, dice il questore, la collaborazione tra tutte le istituzioni, l’interscambio, il coraggio di scelte sociali coraggiose. E penso che le scelte pedagogiche devono essere tra le più coraggiose, oltre che “nostre” più che ordinariamente della polizia. Ma, naturalmente, chi è poi legittimato a parlare per le famiglie prime interlocutrici? Il questore, si percepisce subito, è un uomo di valore con importanti trascorsi in Marche e a Roma; evoca a più riprese tanti concetti come quell’alterazione della “scala dei valori” che anche noi a scuola, osservatorio privilegiato, tocchiamo giornalmente con mano.
Il capo di gabinetto, il dr. Nicolino Pepe, un lungagnone a dispetto del nome che porta che gioca sornione con la sua cravatta come un commissario appena uscito da un giallo, va diritto al pratico con le sue nomenclature e per questa sua elementarità piace alla platea. Dopo aver introdotto un concetto di “sicurezza integrata”, dove è necessario riconoscere sistematicamente, magari con un osservatorio, le fenomenologie legate al bullismo, parla di necessarie azioni di contrasto. Nelle libertà di movimento si nascondono maggiormente all’interno delle scuole, dice, i fenomeni di bullismo, con prevaricazione dei più grandi (differenza di età) sui più piccoli, dei più potenti sui più fragili per personalità. In alcune scuole sono state messe in funzione, dice, delle “cassette delle prepotenze” che raccolgono le segnalazioni dei soprusi o attivati degli “sportelli psicologici”. Nella scuola che dirigo ce n’è uno da più di dieci anni, fa counseling gratuito ma ad esso non si rivolge mai, mi accorgo, chi ne avrebbe più effettivo bisogno. Anche la “Scuola-Genitori” era frequentata nella mia scuola, soprattutto, dai genitori più attenti e non da quelli cui era veramente destinata come supporto educativo. Come raggiungere, allora, certi genitori: questo è il vero, se non unico, sofferto dilemma di molte scuole.
Nicolino Pepe riassume concetti cui dovrebbero attenersi tutti i docenti, da quello dell’attenta osservazione delle dinamiche personali a quello delle modalità di aggregazione giovanile intorno a qualche interesse, alla vigilanza sui leader e sui gregari, all’individuazione delle vittime dei torti, all’uso di opportuni deterrenti ma non tutti gli insegnanti sono emuli del protagonista del film “L’attimo fuggente”. La cravatta tormentata, Pepe termina poi lentamente come un vero commissario dei gialli che si rispetti, con la frase… incompresa: “Date una carota all’uomo e lo salveremo!”. Mah?!… Certo che se do a qualcuno qualcosa di dolce per gratificarlo forse lo salverò, ma se gli do una… carota è più probabile che quegli pensi che gli do del… coniglio e che … non salvi me stesso.
Fabio Cicimarra è il capo della mobile, un dottore rapato il che lo fa apparire molto giovane.
Anche lui prova a gettarsi in un’intricata analisi, quella della debolezza sociale e della solitudine del soggetto colpito da sopraffazione ma anche della iperprotettività dei genitori, sempre pronti come difensori d’ufficio di qualsiasi comportamento, anche pescato in flagrante, dei loro figli.
Ebbè, signori, Latina è proprio questa! Un quadro meno rassicurante di quanto possa apparire a qualsiasi analisi epidermica. Latina è terra di frontiera, ormai, tra la legalità quotidiana e una micro-illegalità diffusa e pervasiva che protegge e predica l’uso delle droghe con spinelli che circolano già in seconda media. Le chiese di Roma avevano sempre nella tradizione un cardinale come loro benevolo padrino, raffigurato spesso in un olio posto sopra l’atrio d’ingresso; i quartieri e i borghi di Latina nella loro neo-tradizioni hanno ben altri padrini di riferimento, famiglie e clan anche etnici che disegnano una mappa multicolore che non sfugge neanche più a un lettore di quotidiani.
Tommaso Malandruccolo, anche lui della serie televisiva dei kojak pelati, sovrintende al coordinamento della polizia di quartiere. Ricorda il piano che sta portando avanti in venti scuole del capoluogo insieme alla polizia stradale e a quella scientifica. So personalmente come opera questo ligio poliziotto e come riesca efficacemente a coinvolgere anche gli alunni più piccoli servendosi di vari metodi e anche di animazioni e di inserti filmici (The butterfly effect) pur di… colpire. E coglie sempre nel segno! L’incontro tra Scuola Pontina e Polizia, nei suoi stati generali, è lungo, interessante e volge ormai al termine.
Tra i dirigenti scolastici trovano spazio gli interventi della dott.ssa Rita Leli del II Circolo didattico di Aprilia, un campione attendibile come pochi, che invoca un osservatorio integrato e un aiuto dalla polizia di prossimità assente da quel contesto; di Sergio Andreatta del IV circolo di Latina, già autore di diversi articoli sul fenomeno del bullismo (Attenti a quei bulli I, II, III. Lo schiaffo felice dei bulli di Ciociaria. Il Questore e i cittadini. Altri) che vorrebbe più vigilanza da parte dei docenti soprattutto delle superiori, l’attivazione di più percorsi di contrasto e di significativo decondizionamento considerato che sui genitori “sbagliati” (dal noto libro di A.Berge) non si può fare affidamento; della prof.ssa Rosalba Trimiterra preside dell’I.P.I.A. E. Mattei, un personaggio pittoresco e al contempo eroico che molto coraggiosamente denuncia cosa può accadere in una scuola superiore di Latina dove si combattono battaglie tra bande di ragazzi, che non sono quelli della Via Paal, per il predominio violento sul territorio.

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