Togliti le ali, o Luna, /
ferma i piedi viandante che scappi /
dalle verità divise, dalle mie instabilità. /
Ognuno porta addosso i suoi tremiti, /
io i miei tumulti. /
Li sottopongo ai tuoi occhi… /
Nel mantello di ghiaccio Callisto /
danza sulle punte della tramontana. /
Coreografia di stelle /
o cosmico esorcismo efficace /
per il demone delle foschie? /
O dono di un respiro al mio petto? /
Quando il cielo è ombreggiato nessuno, /
nessuno prende decisioni, /
neanche il cane dall’urlo lupino, /
nessun uccello vola nella mente, /
nessuno s’interessa, e neanch’ io, /
alle verità invisibili, celate /
dietro infami imbrogli, /
dietro i tanti maneggi della vita /
(tentato di scrivere: della politica)./
Ma può la luna abbagliare /
il gatto sulla grondaia?…/
Un piercing sul labbro dare /
improbabile bellezza all’inestetismo? /
Non copre inestetismi, /
non scopre verità /
la Vespa calva, seduttrice /
che danza con Fede /
dentro gracidanti schermi serali. /
Togliti le ali, o Luna, /
ferma i piedi viandante /
che scappi dalle verità divise. /
Ah, verità! Frustata, /
violentata per strada, /
verità profuga, quale?/
Difficile scommessa rinchiusa /
in pietre avite…/
sangue gelato delle mie vene…/
Non più vergine, splendore di Luna, /
ora suscita da quelle l’impulso /
e dal cuore senile di pietra /
ogni mio inganno svelli… /
Porte delle mie prigioni, /
le porte di pietra secolare /
voglio aperte sugli astri del tramonto, /
aperte al vento emotivo che resta. /
Apri, stasera, e non spogliarmi, /
non privarmi di ogni deposito superfluo, /
lascia volare il pungente desiderio, /
lascialo fremere ancora, /
come il tiglio della via, oh, Dio. /
Sergio Andreatta, Latina, 3 gennaio 2007