11th Mar, 2008

Il 1932 è l’anno fondamentale per la storia di Littoria-Latina

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Da “1932 e dintorni” di  Sergio Andreatta

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Il 1932 è l’anno fondamentale per la storia di Littoria-Latina. Nessuno riteneva possibile creare in pochi mesi una città, ma Littoria inaugurata il 18 dicembre era stata costruita in soli 5 mesi e 18 giorni.

 

Il 5 aprile Valentino Orsolini Cencelli aveva suggerito a Mussolini che visitava in auto l’Agro Pontino, e che decideva per “un centro di bonificamento e di colonizzazione” rurale, la creazione di una nuova città. Il 30 giugno al “Quadrato“, il centro del Consorzio di Bonifica di Piscinara, in territorio del Comune di Cisterna da cui distava 18 Km., veniva posta la prima pietra che Mons.Navarra, vescovo di Terracina, benediceva. Tutti stretti intorno a quel blocco di travertino sul quale era stato inciso “O.N.C. – Fondazione di Littoria – A. X“. Una pergamena portava scritto la solenne, e anche un pò retorica come d’uso, motivazione dell’atto terminando con parole di “… promessa per l’avvenire“. Firmata dai presenti e da Cencelli la pergamena venne rinchiusa in un cilindro di vetro a sua volta racchiuso in un tubo di piombo nel quale furono collocate le serie complete, in conio del 1932, delle monete di bronzo, argento e oro del Regno d’Italia e dello Stato del Vaticano. Il cilindro venne, quindi, saldato e murato nel cavo al centro del blocco di travertino che ora veniva calato nello scavo dal quale si sarebbe innalzata, da lì a poco, la Torre del Municipio. Mussolini era rimasto infastidito da un articolo pomposo di Bastiani letto sul Giornale d’Italia del 28 giugno e aveva voluto precisare, non senza redarguirlo, al commissario Cencelli che… “non di città si doveva parlare, ma di un comune rurale, non di prime pietre, ma che si doveva parlare solo ad opere compiute…”. Ma il Duce cambierà idea rapidamente vedendo il fervore con cui procedevano i lavori e decidendo di partecipare di persona e di presiedere alle cerimonie dell’inaugurazione del 18 dicembre

Agli inizi degli Anni Trenta il governo fascista si poteva così vantare di saper operare e realizzare a differenza e contro l’immobilismo contraddittorio del precedente sistema democratico. Ormai eravamo di fronte ad un consolidamento del regime che, nel X dell’E.F., fondava sempre di più le sue strategie nell’apparato ma anche incontestabilmente nel consenso del popolo, come scriverà lo storico Federico Chabaud. Lo Stato veniva riorganizzato e consolidato tecnicamente tramite la creazione di nuovi enti e di nuovi istituti. Si andava affermando un dirigismo diverso dal precedente, con una nuova generazione di intellettuali e tecnici, dotati di particolare dinamismo e affascinati dal ruolo di uno stato autoritario, sociale e nazionale… La bonifica era già entrata in una fase nuova coi regolamenti che avevano dato contenuto e potestà all’Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.), un ente già istituito sullo scorcio della I guerra mondiale, incaricato di provvedere alla trasformazione fondiaria e all’incremento della piccola e media proprietà; ad esso veniva riconosciuta la facoltà di chiedere il trasferimento di immobili soggetti ad obblighi di bonifica, presentando un piano di lavori, relativi in particolare ai territori del governatorato di Roma e di una serie di comuni a sud del Tevere, fino a Terracina e a Fondi. Nuove norme emanate dal regime fascista il 13 febbraio 1933 stabilivano, ora, un equilibrio di oneri e di competenze fra i proprietari interessati e gli organi dello Stato, nel quadro di un piano di bonifica integrale. Ancora nei giorni dello scoppio della II Guerra mondiale, forse per un’accorta e strategica regia politico-economica, nel giugno 1940, veniva riaffermata la cura del governo nel tutelare la piccola proprietà contadina, evitandone il frazionamento in caso di morte del titolare e di trasferimento ereditario. Il concetto di “bonifica integrale” che ispirava il legislatore era inteso come esecuzione coordinata di tutte le operazioni necessarie per adattare le terre a una produzione più intensiva (“tale da assicurare lavoro e civili forme di vita rurale a una più densa popolazione”), come sintesi dunque di bonifica idraulica, igienica e agraria. Venivano sottolineati l’impegno diretto del potere pubblico, che tuttavia riconosceva e coordinava la dinamica degli interessi particolari, e l’aspirazione a superare le distinzioni correnti fra bonifica e colonizzazione, aspetti tecnici e umani, sfera del pubblico e del privato. Il tutto era subordinato agli obiettivi politici del regime, che si compendiavano nel “grado di ruralità” e nell’”autarchia economica”. Soprattutto sul primo insisteva il ministro Arrigo Serpieri. Le categorie coloniche, cioè i contadini legati alla terra con rapporti stabili e continuativi di lavoro – scriveva – sono garanzia di coesione sociale: “certi fenomeni degenerativi della civiltà capitalistica sono propri del mondo delle città, delle industrie, dei traffici, non di quello veramente rurale; l’irrequieta e insaziata ricerca dei maggiori godimenti non è del mondo rurale”…

Le Paludi Pontine furono risanate a partire dal 1926, dopo due millenni di immobilismo, con la costruzione progressiva di un reticolo geometrico di strade importanti (le “Migliare”) e di canali collettori (“Acque Alte”, detto anche “Canale Mussolini”, “Acque Medie”,… che si aggiungevano al “Linea Pio” ed ad altri minori), con la sistemazione dei laghi salmastri litoranei (Fogliano, Monaci, Caprolace, Paola) e la colmata di vaste bassure. A qualche anno di distanza, grazie alla laboriosa e impegnativa attività dell’Opera Nazionale Combattenti, si realizzava (1931-’34) la colonizzazione dell’Agro Pontino da parte di famiglie immigrate specialmente dal Veneto (dalla Provincia di Treviso maggiormente), ma anche dal Friuli, dall’Emilia, dal Trentino. Nel 1942, in luogo dei soli e rari casali rossi abitati in permanenza intorno all’antica consolare Appia (“regina viarum”) e dei lavoratori temporanei (gli stagionali provenienti dall’Abruzzo, Molise e dalla Ciociaria) che avevano occupato le radure fra le paludi (léstre) e poi i villaggi-cantiere (di Sessano, Capograssa, ecc…), la zona pontina ospitava già 30.000 persone circa (i coloni). Una densità demografica mai registrata prima grazie all’innesto delle etnie altoitaliane con la gens lepina. Da ultimo si mise mano alla bonifica e alla colonizzazione della parte nord della Provincia e sorsero Aprilia e, quindi, Pomezia a completamento della rete delle “Città nuove” (Littoria-Latina e i suoi numerosi Borghi, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia). Riferendosi al razionalismo urbanistico di Oriolo Frezzotti (cui si deve la progettazione e l’edificazione di Littoria) e di altri architetti qualcuno ha parlato appropriatamente di “metafisica costruita” (Mostra a Roma e Catalogo a cura del Touring Club Italiano in occasione del 70° di fondazione).

Lo sbarco anglo-americano di Anzio-Nettunia (su cui ho ampiamente scritto e pubblicato anche in questo stesso sito web), la notte tra il 21/22 gennaio 1944, e le successive operazioni intorno a quella testa di ponte durate fino alla fine di maggio del ’44, avevano recato gravi danni ai sistemi idraulici che regimentavano le acque e alla zona costiera. Nella primavera, il 22 marzo, il prefetto di Littoria Laghi venne inesorabilmente rimosso da Mussolini per “la scarsa energia dimostrata di fronte alla situazione“. La situazione era quella di… provocare il progressivo allagamento della pianura pontina per interrompere strategicamente le strade bianche ed impedirne un facile attraversamneto ai nemici. Su migliaia di ettari di terra bonificata era ritornata l’acqua, la malaria di sempre. 7000 famiglie coloniche erano state sfollate, chi in Calabria, chi altrove. Ma, per Mussolini non era stato abbastanza, e il prefetto venne chiamato a pagare per la sua presunta inerzia. Restituendosi alle Paludi sembrava che il Territorio Pontino avesse voluto segnare la sua vittoria… Ma l’opera di ricostruzione fu avviata dai Consorzi di Bonifica tempestivamente, già all’indomani della conclusione della guerra, e la pianura potè riguadagnare via via quella sua fertilità che permetteva a tante bocche di sfamarsi, a tante famiglie di vivere dignitosamente nella speranza rinsaldata di poter riscattare a breve il loro podere. Sergio Andreatta

Commenti

Grazie, Sergio, per averlo ricordato a tanti.

Sono uno studioso che sta realizzando una ricerca sulla formazione del Quartiere Trieste,a Roma. In questo quadro mi sono imbattuto nella figura di Gioacchino Mecheri, che dopo essere stato uno dei padri del cinema “muto”, deputato per una legislatura (1922-1924), immobiliarista, fu presidente della Società anonima bonifica di Fogliano, cosa che gli valse nel 1937 la nomina a Cavaliere del Lavoro. Sulla sua figura, che vorrei approfondire, non ho però trovato (neppure presso gli Archivi e le Biblioteche di Latina) nessuna notizia. Tra chi mi legge, c’è qualcuno in grado di darmi notizie su Mecheri e sulla Società da lui presieduta? Ringraziando per l’attenzione e la cortesia, un cordiale saluto.
Eugenio Sacco

Ciao Direttore,
ti scrivo per farti sapere che ho inserito il tuo “il riscatto delle terre pontine” nella pagina “Articoli in rete” del sito che curo http://www.ilnuovoterritorio.it .
Fabrizio Vitali

In risposta al Sig. Eugenio Sacco:
– sono Enrico Camangi, vivo a Roma ma sono nato a Latina. Mio padre, che era del 1911, partecipò ai lavori di bonifica ed era anche musicista;iniziò la sua carriera al cinema muto e, forse, proprio in questo ambito conobbe Mecheri. Mi pare di ricordare che di Mecheri si diceva fosse benestante (se non proprio ricco), infatti credo sia stato il proprietario della Villa Fogliano. Tuttavia, non credo abbia goduto di molta fortuna (almeno alla fine). E’ incerto se la villa di Fogliano fu espropriata o meno e lui sottoposto a interdizione.
Queste sono le uniche poche notizie che posse dare.
Cordialità
Enrico Camangi

Vivo in Piemonte da ormai tanti anni , navigando e cercando un po’ le miei “origini”,mi sono (fortunatamente) trovato in questo sito …..sono nipote dei pionieri “Ferraresi” sono nato a PONTINIA nel 1944 in Aprile ..percio’ inmaginate la mia gioia di leggere questa “mia”storia…grazie ,grazie!!!continuero’ a rubarvi il vostro sapere ed appropiarmene perche’ ancora oggi nessuno vuol divulgare o far nascere l’nteresse ai Nipoti di eroi della Bonifica Pontina…..sarebbe interessante in occasione del Raduno Nazionale Alpino che si terra in quel di Littoria – LT il 9 – 10 – Maggio 2009

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