Nomen omen? E se mi chiamassi in altro modo, anzichè Sergio Andreatta, serberei lo stesso le mie qualità?
Arrivato a sera mi accorgo che ancora nessuno mi ha fatto gli auguri…
Attribuisco questa dimenticanza alla fretta e alla distrazione dei tempi moderni, più che al mio nome in sé da serie B o al colpevole calendario pubblicato dalla nostra Parrocchia di S.Chiara e curato da Sergio Schrott (un altro Sergio) che si è, però, dimenticato dei Santi. L’ha fatta grossa a non citarli, credo, ma lo perdono! Ha scritto William Faulkner, in “Luce d’agosto”, che “il nome di un uomo… può in qualche modo essere una sorta di presagio di quel che sarà, se si riesce ad afferrarne in tempo il significato”. Chi non è d’accordo con lui? Io mi ci ritrovo. Di santi Sergi ne esistono in realtà almeno sei, di cui due martiri e uno, S.Sergio I, anche papa, che si festeggiano in varie date per lo più a cavallo tra settembre e ottobre. In quei giorni è più facile beccarsi un:”Auguri, direttò..! Oggi è il suo onomastico!”. Siamo ai primi giorni di scuola, all’inizio di un cammino, al mattino del giorno e tutti sembrano più energici ed entusiasti. A Febbraio, invece, nella tristezza dell’inverno di quest’anno che se non ci fosse lo scintillio del Carnevale… Per l’etimologia: Sergio è colui che “salva, custodisce, cura, semina”, dal latino “servare”. Il primo a portarlo con una certa onorabilità, o disonorabilità a seconda dei punti di vista (Catilinarie), fu un noto nemico di Cicerone, Catilina della romana gens Sergia. Poi tanti altri, dovunque, ma soprattutto in Russia dove il cenobita di Radonex è diventato il suo patrono (festa il 25 settembre). Il significato del nome ben si attaglia alla mia professione di educatore, di uomo di scuola, l’ho sentito sempre calzante anche se, forse potendo scegliere, ne avrei scelto un altro. Sergio Andreatta è, quindi, d’accordo con Faulkner! Poi, però, scopro che come me, anche nel cognome, ce ne sono almeno altri cinque nel mondo e un eroe partigiano, quel Sergio Andreatta fucilato con alcuni compagni della brigata Giovane Italia a Sandrigo, nel Vicentino, il 27 maggio 1945 mentre con loro si accingeva a trattare la resa della X Mas e delle S.S., nonché a salvare il tesoro della sinagoga di Firenze trafugato dai nazisti e arrivato da quelle parti…
E chissà se potessi andare indietro di neanche centocinquant’anni potrei, magari, scoprire che abbiamo tutti le radici nelle valli trentine o venete anche se abitiamo ora l’uno a Trento, l’altro a Venezia, in Svizzera, a Latina (io!), a Rio de Janeiro o a Buenos Aires e chissà dove altro per qualche intercorso accidente… E di tutti loro non so quali siano stati i… presagi e quale sia il DNA. Oggi, 24 febbraio, emblema la palma, si ricorda S.Sergio, martire di Cesarea di Cappadocia. Un santo quasi ignorato dalle fonti agiografiche greche e bizantine, che ha avuto una certa popolarità in Occidente, grazie a una “Passio latina” che ci narra il suo martirio. Durante le celebrazioni annuali in onore di Giove, all’epoca dell’imperatore Diocleziano, il governatore dell’Armenia e della Cappadocia, Sapricio, trovandosi a Cesarea, ordinò che fossero convocati davanti al tempio pagano tutti i cristiani della città per costringerli a rendere il culto a Giove. Tra la folla comparve anche un anziano magistrato, Sergio, che da tempo aveva abbandonato la sua toga per fare vita eremitica.
La sua presenza produsse l’effetto sorprendente di spegnere i fuochi preparati per i sacrifici. Si attribuì immediatamente la causa dello strano fenomeno ai cristiani che col loro rifiuto avevano irritato il dio. Si fece avanti, allora, Sergio e spiegò che la ragione dell’impotenza degli dèi pagani era da cercarsi molto in alto, nella onnipotenza del vero e unico Dio, adorato dai cristiani. Sergio venne arrestato e condotto davanti al governatore, il quale con giudizio sommario lo condannò alla decapitazione. La condanna, come si faceva una volta in cui non trovava spazio il salvifico dubbio (mi riferisco ad una condanna a morte rimandata in questi giorni in California) e lo scrupolo, venne eseguita immediatamente: era il 24 febbraio. Il corpo del martire, raccolto dai cristiani, ebbe sepoltura nella casa di una pia donna. Di qui le reliquie furono trasportate in Spagna, nella città andalusa di Ubeda. Questa la storia come la racconta il Libro dei Santi…. Mah, scusatemi, suona ora il campanello… vado alla porta… Era un’amica che già l’anno scorso si era ricordata, compassionevolmente, del mio nome. Svolgo la finta pergamena che mi mette in mano sorridendo, è di quelle che si trovano facilmente sulle bancarelle delle fiere che portano su scritto “Scopri il vero significato del tuo nome” e leggo: “Sergio ha un grande ottimismo che lo aiuta a superare positivamente le delusioni. Il suo entusiasmo trainante lo porta ad agire secondo i suoi ideali, coinvolgendo gli altri. Esprime le sue emozioni con entusiasmo; porta a termine con successo tutto ciò che intraprende…”. Meno male, penso, che non si accenna ai miei difetti che sono tanti. Non ne ha nessuno, invece, quell’alunno della mia scuola cui la mamma ha imposto il mio nome perché, benché un po’ inusuale, le era piaciuto così tanto… Naturalmente mi commossi, allora, e ancora oggi che ha nove anni, quando lo vedo passare e mi saluta sono orgoglioso di lui. Non so lui di me. Auguri piccolo Sergio, non dimenticare mai la grande… etimologia del tuo nome. Auguri a tutti i miei omonimi, oggi dimenticati, che non hanno nessuna colpa, anche loro, di indossare un nome che qualcuno considera di serie B.