16th Mar, 2007

Il cellulare muto tra le pareti scolastiche

L’opportunità di sottoscrivere un «patto sociale di corresponsabilità» con i genitori.

E così alla fine il ministro della Pubblica Istruzione G.Fioroni ha deciso: all’interno delle scuole vanno tenuti spenti cellulari o altri dispositivi elettronici (fotocamere, i-pod, minivideocamere, ecc…).
Per i contravventori previste punizioni severe.
Nei casi più gravi per gli inadempienti ci sarà il rischio di compromettere l’intero anno scolastico o – come scrive il ministro relativamente alle scuole superiori – la possibilità di «esclusione dallo scrutinio finale o la non ammissione all’esame di Stato».
Il Ministro, data la montante recrudescenza di episodi anche gravi e neanche tutti noti, ha pensato ora di regolare in modo diverso la questione.
Un ripensamento utile rispetto alla sua stessa posizione di gennaio quando Fioroni non aveva previsto emanazioni di ulteriori circolari in merito.
«Sarebbe umiliante per il ministro che dovesse emanarla – aveva risposto – e offensivo nei confronti dei docenti».
E poi ancora, facendo appello a quel senso di fiducia che non deve mai abbandonare un educatore, aveva aggiunto: «Meglio regolare l’uso del cellulare con senso di responsabilità che con un decreto, anche perché i divieti, da soli, a volte rischiano di naufragare». Era per adesione, forse, alla solita teoria, mai voluta mettere in discussione, del “proibizionismo che non giova”.
Ma purtroppo si è dovuto constatare che l’autocoscienza e l’autoresponsabilità da sole non bastavano ormai più di fronte al dilagare, tra l’altro sempre più emulato, di cattivi episodi di bullismo e braveria specie nelle scuole superiori.
Ecco, quindi, un Ministro capace di ripensamento farsi carico di quanto emerso durante la tesa trasmissione di “Porta a Porta” di martedì scorso cui partecipa insieme al preside oltraggiato di Bari, a un professore romagnolo selvaggiamente aggredito e che si presenta con un occhio tumefatto, alla mamma straniera, per altri versi, offesa a causa del taglio della lingua subito dal proprio figlio ad opera di una giovane inesperta e anche un pò squilibrata docente, al presidente dell’A.N.P., l’Associazione nazionale dei presidi italiani, Giorgio Rembado.
Malamente, ma efficacemente, tallonato da un Bruno Vespa che non lo faceva mai parlare (che scandalo!) perché tendeva a sovrapporre, oltre che la sua voce, sempre le sue convinzioni, il Ministro aveva continuato a proporre imperterrito le sue pacate riflessioni, anche se evidentemente veniva lavorato ai fianchi, se cominciava a cedere, tanto da rimangiarsi la precedente posizione e ad arrivare a dare nuove istruzioni. Un segnale di svolta, importante comunque.
Sappiamo tutti che una circolare, come le grida di manzoniana memoria, di per sè serve a poco, se non è poi ben interpretata e ancora meglio applicata.
Bisogna, però, vincere lo stato di indifferenza che regna specie nelle scuole superiori.
E anche se si prospettano, già, alcuni problemi di gestione.
Chi e come controllare il porto del telefonino?
Come impedire che vengano accesi o usati eventualmente anche senza suoneria?
Ormai vengono usati dappertutto, in chiesa durante un funerale, a teatro, in auto mentre si guida in curva o si sorpassa, dovunque.
I dirigenti scolastici che, come il sottoscritto sulla falsariga di una circolare del ’98, avevano già adottato all’interno delle loro istituzioni alcuni provvedimenti impedendone, intanto, l’uso al personale docente che non può, comunque mai, distogliersi dal suo compito e dall’obbligo della vigilanza continua, si sentono, ora, abbastanza soddisfatti e rinforzati nel loro operato.
Abbiamo, finalmente, imboccato la strada giusta anche se il collega G.Rembado, punto di riferimento, per i colleghi della sua associazione, ha dichiarato:«Condivido queste linee di indirizzo, ma sono convinto della necessità di andare oltre… Si deve proibire l’introduzione dei cellulari negli edifici perchè le linee del ministro vanno bene per chi si attiene ai regolamenti e non per gli altri”.
Ma ogni scuola come ho ricordato già in un precedente articolo (“Smonta il bullo!”), per quell’altro di cui può aver bisogno può e deve metter mano direttamente al proprio Regolamento Scolastico, prevedendo azioni preventive, soprattutto, ma includendovi, anche, una scala di misure repressive e sanzionatorie adeguate.
I dirigenti scolastici guardano con interesse, quindi, a questo nuovo e proficuo cambiamento di rotta da parte del loro Ministro.
Con la sua circolare Fioroni prende atto di uno stato di fatto che è di assoluta emergenza, anche se quello da lui delineato è solo l’inizio di un percorso che va, comunque, ad interrompere le strade del buonismo praticate da molti anni a questa parte.
Per quanto riguarda il mondo politico su questo fatto si sono registrati vari commenti.
«Meglio tardi che mai», ha commentato per l’opposizione l’ex ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo.
Anche dai sindacati e dai vari «Osservatori» è venuta un’accoglienza tutto sommato abbastanza positiva. Qualcuno, come un Antonio Marziale presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, ha chiesto ai docenti di accettare “la determinazione del ministro con serenità», perchè «troppe volte sono i cattivi esempi degli adulti a determinare certe diseducazioni».
Nel suo dire ravviso, però, un po’ di contraddizione perchè:”Caro Marziale, i modelli negativi, più che dai docenti (ma anche da qualcuno di loro, però), sono oggi rappresentati essenzialmente dei genitori, quando pure esistono, che hanno abbandonato per scomodità di fare il loro mestiere”.
Altri modelli negativi sono proposti, per la maggioranza, dalla pubblicità del “tutto bello, tutto possibile”, e dai mass-media. Insomma da quelli che Karl Popper nei suoi studi ha qualificato come “cattivi maestri”.
E’ una mala-educazione continua e prevalente, un flusso inarrestabile contro cui sono rimasti a combattere in pochi: i migliori docenti e i migliori genitori. Neanche più le altre agenzie educative. Neanche più la chiesa, se non a belle parole dagli ornati pulpiti, più che dagli svuotati oratori. Neanche la chiesa, ahimé, che spesso è andata a riempire gli spazi sociali dei campetti di calcio con sostitutive cubature edili di dubbia necessità pastorale.
Giustamente, quindi, un Ministro rispettoso dell’autonomia di valore costituzionale delle Istituzioni scolastiche, non poteva che invitare i dirigenti scolastici e i docenti ad applicare meglio prima le norme già esistenti in materia disciplinare, ma anche avviare con urgenza la modifica dello Statuto degli Studenti per inasprire le sanzioni.
Ai trasgressori si prevede di comminare la sospensione per oltre 15 giorni, fino alla bocciatura nei casi con rilevanza penale o legati a bullismo.
Ma le sanzioni non possono che esser scelte dalla stessa scuola, a seconda delle situazioni e della loro gravità. Nei casi meno gravi la punizione può anche essere educativa e «riparatoria»: lo studente potrà essere indirizzato a svolgere attività di rilevanza sociale o, comunque, legate all’interesse della comunità scolastica, dalla pulizia delle aule (perchè no dei bagni?) a piccole manutenzioni o allo svolgimento di attività di volontariato.
C’è poi un capitolo per le famiglie, oggi sempre più velocemente in balia di sé stesse e della propria inadeguatezza educativa. Al momento dell’iscrizione ciascuna istituzione scolastica può offrire ai genitori, la sottoscrizione di un «patto sociale di corresponsabilità» (io lo avevo anticipato un mese fa come “contratto sociale”) con cui i genitori si assumono l’impegno di rispondere dell’operato dei propri figli, quando essi provochino danni ad altre persone o alle strutture scolastiche o quando violino i doveri sanciti dal Regolamento di istituto. Tale patto può prevedere anche l’applicazione di una sanzione di carattere pecuniario (una multa).
C’è, infine, un capitolo dedicato al personale della scuola, dai dirigenti ai docenti, fino ai collaboratori scolastici e agli altri A.T.A. Tutti hanno precisi doveri deontologici professionali “di vigilanza sui comportamenti degli studenti in tutti gli spazi della scuola e di segnalazione di eventuali infrazioni”. Il personale che non si attiene a queste linee deontologiche sarà passibile di «valutazione disciplinare». Si comincia, così finalmente, ad affacciare l’idea di una valutazione dell’operato del docente, sindacato permettendo.
E questo necessità di diligente vigilanza era esattamente quello che ho provato a sostenere come tesi, rivolgendomi ai colleghi della Provincia, nell’incontro tra Scuola Pontina e Questore di Latina che si è svolto poco tempo fa all’Agraria di Borgo Piave. Ma sono stato interrotto e mi è stata tolta la parola con l’implausibile motivazione:” Ma lei, così, mi va a sollevare la Scuola Pontina!”. Già, ma nel merito, e non soltanto quella pontina, la scuola l’è quasi tutto da rifare!
Certo la scuola che, non solo a parole, si affascina della pedagogia di un don Milani, il pensiero che anch’io meglio riconosco, si sente più investita dalla sua mission formativa.
Ma non può, tuttavia, oggi disconoscere, per un “principio di realtà”, la legalità e la necessità del ricorso anche a giuste e coerenti sanzioni disciplinari, quando si ritenga che possano servire.

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