24th Apr, 2006

Sora, un pomeriggio

di Sergio Andreatta

La bella cittadina, di antiche origini volsche, aspira ad unirsi a Formia e Cassino, in una provincia nuova a tre teste…

La Rai in un recente documentario sulla Tatangelo, non la bionda sorella dagli incantevoli occhi chiari raccomandata ed emozionata che si è fatta ultimamente anche lei conoscere nella trasmissione di Carlo Conti, ma Anna, la brava cantante vincitrice del Festival di San Remo, citava la sua città di provenienza, Sora, come una “piccola Parigi”.
E non ci si deve scandalizzare del paragone, fatte le debite proporzioni, s’intende.
C’è un copioso fiume il Liri che ricorda la Senna e dentro cui vedo nuotare e giocare una famiglia festosa di nutrie, c’è un bel Lungo Liri con possibilità di lunghe passeggiate ristoratrici, “promenades” per innamorati ciociari e non sulla riva e sotto le ospitali ombre degli alberi, ci sono belle palazzine liberty che ricordano la Belle Epoque, e c’è, infine, Corso Volsci il cuore pulsante della viva città di oltre trentamila abitanti.
Il cuore antico della polis, ai tempi dei progenitori Volsci, era nell’acropoli (Tito Livio parla di “Rocca Sorana”) che sorgeva in cima al monte S.Casto di m.546 che la sovrasta, aguzzo, spoglio, anche curioso.
Basta una visita, anche frettolosa di un pomeriggio, per accorgersi che la moderna cittadina, al margine di una conca della media valle del fiume Liri, intensamente agricola e ricca di imprese industriali medio-piccole all’esterno, all’interno vive soprattutto di commercio e artigianato.
Mia suocera, quando tornava da Londra nelle estati di settant’anni fa, prima di salire al presepiale Picinisco, amava soffermarsi a Sora, dove ancora oggi come allora, si possono acquistare scarpe, borse, vestiti e, chi vuole, anche mobili di ottima qualità a buon prezzo.
Sora accattivante vende per tutte le borse e per tutti i gusti.
“Chi mi Consigli? Fava o Recchia?” “Ce n’è per tutti i Gusti, Bianchi, Brunj, Pacifico o Leone o chi vuoi tu!”
La battutta curiosa, colta al volo lungo il Corso, fa riferimento, senza far torto agli altri, ad alcuni noti venditori…
Sora, se non si pensa alla sua archeologia e alla sua antica storia, fatta fin dai primordi di invasioni successive e saccheggi, e all’arte delle sue chiese e dei suoi palazzi, è e rimane sorprendentemente questo: una grande bottega di scarpe, borse, vestiti e mobili.
Questa sua frenetica attività commerciale, questo suo amore per il business, questa sua ricchezza si è tradotta così in due indicatori vistosi che anche i bambini interpretano facilmente come segnali di benessere.
Il primo e più stabile è la “Fiera di Sora” che con i due suoi appuntamenti annuali, quello primaverile e, soprattutto, quello autunnale richiama migliaia e migliaia di persone dalle quattro regioni contermini e da tutta Italia.
Il secondo è la amata squadra di calcio che per tanti anni ha militato ai vertici della C1 fino a sfiorare la B e tutti sanno quale sforzo economico, (non lo chiamerei investimento pensando all’Inter del presidente M.Moratti), comporti allestire una squadra tecnicamente competitiva e anche a lungo gestita con criteri manageriali.
Corso Vosci e la Piazza pullulano, questo pomeriggio, di così tante persone, soprattutto combriccole di giovani, che difficilmente puoi trovarli altrove.
Gioventù bella a vedersi, ma non mancano i brutti e gli obesi, gioventù allegra e ridanciana.
Gioventù educata, ma non mancano i maleducati, tendenzialmente dispettosi.
Questi ultimi mi fanno venire in mente l’articolo che ho dedicato, non molto tempo fa sempre su questa sito, ai bulli ciociari e alla moda dello “schiaffo felice”: dàllo e scappa…
E provo un brivido quando sono sfiorato da una strana bici, ibrido brevetto di un genio sorano.
Al profano rito dello struscio serale non si sottraggono numerose squadre di ragazzi, fino ai bambini.
Il condizionamento di moda è d’obbligo, davvero!
Ci sono tanti elementi che fanno credere a Sora anche come una città d’arte: il Museo Civico, le sue chiese.
Un esempio i bei tre portali di bronzo di Tommaso Gismondi (1975) della Chiesa (in foto) di S.Restituta.
E poi c’è il Duomo (S.Maria) che sorge nell’area di un tempio romano di fine IV a.C.
Sono ben visibili i muri a blocchi squadrati.
La chiesa cristiana sorge sulle vestigia di questo tempio, come la religione cristiana è subentrata e ha sostituito le precedenti liturgie.
La chiesa risale al XI sec. e fu consacrata nel 1155 da papa Adriano IV, ma è stata rifatta in stile cistercense e rimaneggiata nel ‘600; conserva portale e campanile romanico e ha l’interno gotico di restauro.
Nella chiesa di S.Francesco, una bella bifora gotica e, all’interno, affreschi del quattrocento.
Ma l’arte a Sora è anche frivola, leggera, piacevole, spettacolare ce lo ricorda un sorano illustre, quel Vittorio De Sica (1901-1974), attore-regista che tutti amiamo, cui è dedicato un settore del museo locale.
Ma di gente famosa questa terra ne ha avuto parecchia fin dai tempi dei romani, dal poeta Lucio Gallo all’epoca di Augusto a Servillio Barea proconsole in Asia, dall’importante storiografo della Chiesa Cesare Baronio (1538-1607) a scienziati, giuristi, fino ai briganti sanfedisti ai tempi dell’occupazione francese, tra cui si staglia per nefandezze il famigerato mugnaio Gaetano Mammone (1802) reo di imprese e terribili crudeltà che non basterebbe un libro, non ancora scritto, a raccontarle tutte.
Prima di dirigermi verso San Domenico (in zona Fiera), sulla strada per Isola Liri, dove l’Abbazia a lui dedicata (è anche il protettore della abruzzese Cocullo che lo festeggia con una processione di serpàri che si fanno scivolare curiosamente i rettili intorno al collo), sorge sulle fondamenta e sui resti della villa di Cicerone, detto “arpinate” ma che qualcuno, qui, rivendica come sorano, di questa località (insula Arpinas), a tutti gli effetti, scatto un paio di foto al borgo antico ai piedi dell’alta piramide rocciosa dominata da una chiesa… trascendentale per la sua altezza, borgo ben restaurato e che riflette i colori pastello delle sue case e dei suoi campanili sullo specchio del fiume.
Che fotografia suggestiva!…
Di questa terra imprenditrice, periodicamente tormentata dai terremoti (i più gravi quelli del 1349, 1634, 1915), mi porto via come ricordo: una bella bottiglia di “amaro ciociaro” delle antiche distillerie Paolucci che non ha nulla da invidiare a quelli delle marche ben più famose e reclamizzate dagli spot televisivi.
E’ ormai sera e i lampioni si sono accesi per indorare sapientemente, come in un prolungamento del tramonto, tutti gli scorci più suggestivi. © Sergio Andreatta

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Ero bambino di 5 o 6 anni quando ho incontrato per la mia prima volta una famiglia di sorani, i De Vitis. In un paesaggio pontino di poderi dell’O.N.C. tutti bianchi e celestini, come era quello di Borgo Bainsizza, loro avevano una casa in Via Piano Rosso tutta dipinta di… rosa. Poi vendettero il podere ad una romana, questa lo lottizzò negli anni ’60 e nacque così, a cavallo tra i Comuni di Cisterna e di Latina, l’attuale Casteverde.

Il sito Soraweb.it ha pubblicato in prima pagina (nella rubrica: “Scrivono di noi”) questo mio articolo inizialmente scritto per Telefree.it.

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