23rd Mar, 2008

Dal Campo di concentramento di Terezin

 

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(Da un SMS di corrispondenza di un’Insegnante)

Pasqua 2008. Campo di concentramento di Terezin. Nevica. Si gela dentro e fuori. L’unico calore che mi riscalda è l’idea che, forse, ai nostri bambini noi possiamo insegnare a cogliere un po’ di rispetto verso il mondo… ne basta un poco.

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Simonetta Furlan,

Insegnante nella Scuola primaria “C.Goldoni” di Latina, IV Circolo didattico.

               

 

Non c’è luogo migliore e più giustificato di questo, se veramente uno crede nel messaggio cristiano, dove celebrare la passione che precede la Pasqua, per quel passaggio di resurrezione dall’orrore di morte alla speranza di vita che albergava nei cuori e nelle menti dei ragazzi di Terezin, vicino Praga.

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Non ci può essere luogo migliore, anche per chi ha una fede diversa o non abbia fede religiosa, per riprendere una memoria di martirio universale che non dovrà mai assopirsi nelle coscienze se vogliamo continuare insieme il cammino dei Giusti sulle strade di un nuovo umanesimo di civiltà, cultura e dialogo tra i popoli. (Sergio Andreatta, In occasione della 64^ ricorrenza puoi leggere anche la poesia che scrissi l’anno scorso visitando le Fosse Ardeatine).

 

Se comprendere è impossibile,

conoscere è necessario,

perché ciò che è accaduto può ritornare,

le coscienze possono nuovamente

essere sedotte e oscurate:

anche le nostre.

(Primo Levi)

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“Il ghetto di Terezìn durante la seconda guerra mondiale fu il maggior campo di concentramento sul territorio della Cecoslovacchia. Fu costruito come campo di passaggio per tutti gli ebrei del territorio  del cosiddetto “Protettorato di Boemia e Moravia”, istituito dai nazisti dopo l’occupazione della Cecoslovacchia. Più tardi vi furono deportati anche gli ebrei della Germania, Austria, Olanda e Danimarca. Nel periodo che durò il ghetto – dal 24 novembre 1941 fino alla liberazione, avvenuta l’8 maggio 1945 – passarono per lo stesso 140.000 prigionieri. Proprio a Terezìn perirono circa 35.000 detenuti. Fra i prigionieri del ghetto di Terezìn vi furono all’incirca 15.000 bambini. Il ghetto di Terezìn fu uno dei luoghi in cui fu concentrato il maggior numero di prigionieri bambini, compresi i neonati.

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La maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio, e tutti di età superiore a 14 anni. Per un certo periodo i prigionieri adulti riuscirono ad alleviare le condizioni di vita dei ragazzi di Terezìn facendo sì che i bambini venissero concentrati nelle case per bambini. Nelle case operavano educatori e insegnanti prigionieri che riuscirono ad organizzare perfino l’insegnamento clandestino (dato che nel campo questo era proibito) , circoli di recitazione e di canto. I bambini di Terezìn scrivevano soprattutto poesie. Una parte di questa eredità letteraria si è conservata. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare, e che fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 disegni. I loro autori sono, per la gran parte, bambini dai 10 ai 14 anni. Utilizzavano i più vari tipi e formati della pessima carta di guerra, ciò che potevano trovare, spesso utilizzando i formulari già stampati di Terezìn, le carte assorbenti.

La stragrande maggioranza dei bambini di Terezìn morì. Ma è rimasto conservato il loro lascito letterario e figurativo che a noi parla delle sofferenze e delle speranze perdute.

Dr. Anita Frankovà,

direttore Museo ebraico di Praga

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La Redazione ringrazia vivamente Alessandro Marchionni, marito dell’ins.te Simonetta Furlan, per le foto originali documentarie del Campo di Terezin. Tra quei morti riposa, con ogni probabilità, anche lo studente universitario trentino Giuseppe Andreatta, giovane partigiano della Brig.ta “Mazzini”, arrestato a Cavalese il 27/11/45, deportato in Germania (Flossenbürg) e poi morto, sembra, a Terezin  Le foto di Marchionni ci hanno permesso una pubblicazione più penetrante ed incisiva.

Commenti

Grazie, maestra Simonetta,
della significativa corrispondenza. Nel 64^ anniversario delle Fosse Ardeatine ne faremo a scuola un momento, non soltanto simbolico, di memoria. Ho letto le poesie dei bambini di Terezin, 35.000 morti di cui 15.000 bambini e ragazzi, visto i loro disegni pieni di fantasia e, soprattutto, di speranza… poi malamente tradita dai grandi. “Conoscere è necessario” come ha lasciato scritto Primo Levi.

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