18th Lug, 2011

Sergio Andreatta, Esperienza di un’educatrice pontina in Ecuador (1)

(I/4, continua) A oltre trent’anni di distanza dalla sua pubblicazione su ECONOMIA PONTINA, la rivista culturale della CCIAA di Latina (3° Quadrimestre 1980, ppgg.9-13) riproponiamo (a puntate) il  sempre attuale articolo scritto allora da Sergio Andreatta. Una veloce zumata a inquadrare il contesto antropologico di San Lorenzo del Pailòn, il progetto “Colegio 10 de Agosto” e i primi obiettivi missionari raggiunti da Madre Camilla Andreatta.  

ESPERIENZA DI UN’EDUCATRICE PONTINA IN ECUADOR:

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Un altro umanesimo

Racconto di un’esperienza educativa straordinaria, esotica e non soltanto perchè lontana dai nostri usuali parametri di valutazione. Distanti dalla “routine” e da una cultura provinciale da “hic et nunc“, (pur valida come valorizzazione dell’esistenziale pontino e come ricerca di una precisa identità; ma che si vorrebbe ritagliata esclusivamente sul lavoro dei campi, sul rumore dell’officina e sull’ “umanesimo del procoio“), siamo andati a “rubare” fuori, in Ecuador, un’esperienza indubbiamente insolita. L’uomo aggiornato,  “alla pari“, dei fatti e delle teorie contemporanee, per una migliore comprensione etnografica e fenomenologica delle situazioni non può permettersi di ignorare ciò che accade oggi alla periferia di “ogni centralità culturale”. In tal senso si è espresso il più fine conoscitore dei problemi della comunicazione Marshall Mc Luhan, direttore del “Center for culture and technology” dell’Università di Toronto. L’eminente studioso canadese, recentemente scomparso, scriveva su “Gli strumenti del comunicare” che:”… l’elettricità ha ridotto il globo a poco più di un villaggio” e che questa “implosione” comporta un coinvolgimento totale nei fatti e nelle notizie provenienti anche dai punti più estremi e marginali del nostro pianeta. E’ il superamento delle barriere, la caduta dell’impianto categoriale classico, l’inizio di un’avventura stimolante e curiosa per il pensiero. Non so quanto l’impresa spaziale americana ed il kennedyano discorso sulle nuove frontiere possano aver influito su questa elaborazione concettuale del prof. Mc Luhan. Certo, non è più sufficiente disporsi ad analizzare soltanto la sintassi del mondo ristretto che ci circonda. Qui si tratta di travalicare i confini delle certezze filosofiche e didattiche nostrali per spingergi con l’immaginazione in direzione di nuove prospettive. A S. Lorenzo del Pailòn, pittoresco paese della Reserva Cayapas – Mataje nella regione di Esmeraldas, da poco assunto alla dignità di Cantòne, c’è un piccolo mondo ricco di entusiasmo e di fermenti pedagogici: è il “Colegio 10 de Agosto“, diretto da una quarantunenne di Latina (Borgo Bainsizza). Non è la prima volta che i giornali italiani parlano di Camilla Andreatta e del suo “neo-attivismo” pedagogico. In coda ad un articolo Giovanni Franceschi annota: “Data la ricchezza di spunti di riflessione che offre anche al nostro mondo scolastico italiano abbiamo pensato di partecipare l’esperienza ad altri lettori cui potrebbe interessare. Può darsi che questo mondo ci appaia troppo ingenuo. Non sarà forse che abbiamo perso il gusto di rimboccarci le maniche, per continuare sempre ad aspettare dalll’alto?” Camilla da qualche anno in Ecuador promotrice e “rectora” del nuovo “Colegio” di S. Lorenzo (useremo il termine spagnolo perchè il lemma italiano “collegio” non ha un corrispondente significato) dirige la scuola, sorta per intraprendenza dei missionari comboniani. Dopo aver maturato le sue prime esperienze didattiche in Africa, ad Asmara, si sta dedicando con zelo pervicace alla crescita ed alla riuscita della nuova opera.

San Lorenzo del Pailòn

 San Lorenzo tierra hermosa / llena de gente morena. / Al fin se cumpliò tu sueno, / San Lorenzo del Pailòn. / Al fin se cumpliò tu sueno / de llegar a ser canton”. /… “San lorenzo del pailòn (pentolone, baia sul Pacifico) finalmente si è compiuto il tuo sogno di diventare cantone” canta con ingenua ènfasi un alunno del IV Corso superiore. S. Lorenzo con i suoi 12.000 abitanti (1980), è più simile ad un grosso e disordinato borgo rurale che ad un capoluogo di cantone (mandamento), carente com’è di tante cose essenziali come la luce e a volte anche l’acqua per cui è stato già scritto di “un suo primato di abbandono“. Quello della scarsità di fonti energetiche è un ostacolo allo sviluppo dell’intero Paese e non solo del Canton a Nord-Ovest. Anche le vie di comunicazione con l’interno, pur assolutamente necessarie, sono rimaste le non-cresciute arterie di un neonato sulle quali è tutt’altro che pratico ad agevole poter circolare. I 49 villaggi del contado censiscono altri 7.000 abitanti. C’è un bizzoso trenino a scartamento ridotto (linea ferrocarril de via angosta), un solo vagone, che fa la spola tra S. Lorenzo e Quito, trasportando confusamente insieme animali e cristiani. Promette il servizio una volta al giorno, ma le continue frane interrompono così spesso il binario da paralizzare l’intera economia dei villaggi che si dispongono, come grani di una spiga, lungo l’asse della strada ferrata. Gli indigeni, infatti, vivono in prevalenza dello smercio del legname della foresta. La precaria situazione, talvolta, dura settimane o mesi interi: poco importa. Tre volte alla settimana attraccano imbarcazioni di piccolo cabotaggio che permettono alla gente di raggiungere più in fretta Esmeraldas, cuore della regione (provincia). Non ci sono strade carrozzabili che colleghino ad altre città; la comunicazione è un’impresa meno pericolosa per via fluviale, ma non certo meno avventurosa ed emozionante. Ogni battito dell’esistenza è scandito dall’alternanza tra alta e bassa marea. I respiri di un moreno si muovono sull’acqua, ne sposano i ritmi… © – Sergio Andreatta, riproduzione riservata, continua in II puntata con “Tra suggestione e frustrazione“.

Prima di questa sua esperienza a S. Lorenzo del Pailon proveniente dalla missione in alta quota sulle Ande (Sigchos), Madre Camilla (Bertilla) Andreatta aveva operato nella missione comboniana di Asmara e per gli Altipiani dell’Eritrea (foto 3);  dopo sarà a Città del Mexico, nel periodo del catastrofico terremoto, come provinciale del Centro America e madre delle novizie, quindi il suo rientro in Italia chiamata a Roma come procuratrice generale della Congregazione e finalmente, per sua insistente richiesta, il ritorno nella militanza missionaria nella sua terra ormai di elezione, l’Ecuador (Esmeraldas, cuore d’Africa). Per oltre quindici anni si occuperà della pastorale educativa e, sostenuta da vari benefattori da tutt’Italia, di alcuni progetti concreti, tra cui: Educamy, con l’adozione a distanza di quasi 500 niños ecuadoregni sostenuti nei loro percorsi di crescita civile e di studio; Hogar Campesino, costruzione di una casa-famiglia per l’ospitalità di circa 40 minori dei villaggi scesi ad Esmeraldas per studio. Negli ultimi tre anni Madre Camilla si sta interessando anche dei problemi di salute della povera gente curando personalmente la direzione dell’importante Centro “Medico-asistencial Madre Anastasia”.

P.S. Sono stato  contattato telefonicamente, poche ore fa, da Sandra Sogliani, una collega dirigente scolastica di Mantova il cui marito Gaetano Novellini, trent’anni fa, collabò per due anni con  suor Camilla Andreatta “rectora” del “Colegio 10 de agosto” di S. Lorenzo del Pailòn (Ecuador).  A giorni partiranno per Esmeraldas desiderosi ed emozionati di ritrovarsi dopo così tanto tempo. L’episodio mi ha indotto alla riproposizione, non inutile nè superflua, di questo lungo articolo già edito in ECONOMIA PONTINA ma mai apparso prima d’ora in rete.

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