26th Mar, 2008

The Passion di Mel Gibson, un film eccessivo

Dove il linguaggio filmico con le sue invenzioni tende a prevalere sui contenuti della spiritualità. Riproposto questa sera da RAI 1.

 

 

The Passion di Mel Gibson  the-passion-mel-gibson.jpg

Il film di Mel Gibson è eccessivo per cruenza e sadismo, fantasioso nei contenuti in più di un passaggio (malgrado la presunta fedeltà formale alla lingua aramaica e al latino).

E non è da considerare, affatto, un altro sublime “vangelo per immagini” come qualche sprovveduto anche dai pulpiti vorrebbe farci credere, ma la spettacolarizzazione trita di un’immensa tragedia umana, purtroppo simile a tante altre in quell’epoca crudele.

Oltretutto la pellicola accredita, qua e là, tesi non dimostrate…

Lo sapete quale sarebbe la vera causa della morte di Gesù di Giuseppe?

Dopo essere entrato trionfalmente in Gerusalemme, accolto come un grande profeta la domenica delle Palme, avrebbe commesso l’imperdonabile errore di toccare e contrastare gravemente gli interessi economici dei grandi sacerdoti del Sinedrio rivoltandosi loro contro con lo scacciare (a nerbate scrive Giovanni) i mercanti dal Tempio (fonte dei più lucrosi guadagni). Se leggiamo attentamente i tre Vangeli sinottici (di Marco, Matteo, Luca) questo ci appare evidente fino a trovare traccia di questa motivazione pratica.

Non si trova, invece se non con altra motivazione, in quello di Giovanni che ha una scansione diacronica diversa e ben successiva, anche giustificatoria di un processo già in atto (quello della deificazione di Gesù), essendo stato scritto questo testo, appare ormai definitivamente accertato per gli storici, circa venti/trent’anni dopo gli altri in rapporto all’età dell’autore e con l’intento di testimoniare accreditando…  tesi anche un pò diverse, per alcuni aspetti, dalle precedenti e più in accordo con una certa evoluzione intervenuta nel seminato di quella che, ancora, veniva considerata soltanto una delle tante sette presenti nell’impero.

Soltanto con il vescovo Ireneo e poi con il canone (inizi del diritto canonico) tra il III-IV secolo, dopo la conversione dell’imperatore Costantino e la messa definitiva al bando di altre nutrite fonti evangeliche via via definite “apocrife” e di altre disperse e rimaste in occulto per 18 secoli come i manoscritti degli “gnostici”, ha finito col prevalere la tesi staccata e nobilitante di una divinità (si potrebbe rinviare in proposito a varia ragionata e documentata bibliografia) tributata, peraltro, agli imperatori (“divi”), ai grandi personaggi, ai filosofi ascesi in cielo come Empedocle di Akragas, perfino ad imperatori molto controversi che si diceva resuscitati da morte come… Nerone.

C’erano, come sappiamo anche altri, evidenti motivi per una condanna a morte di Joshua ma la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso della tolleranza del Sinedrio (anche irregolarmente convocato per la perfezione formale del diritto) sarebbe stata decisamente quella pratica, oltre la…ormai divenuta intollerabile accusa di blasfemia.

Sacerdoti molto preoccupati di salvaguardare il loro establishment non gradivano noie con i dominatori, come Gesù stesso non le aveva volute per certi versi quando aveva risposto a una capziosa e provocatoria domanda dicendo: “Date a Cesare quel che è di Cesare,…”. In quanto alla croce, come pena di morte, era una pratica romana diffusa, affatto unica e singolare, cui venivano sottoposti i sediziosi e gli insurrezionalisti soprattutto, seppure non esclusivamente loro, e diventava, nell’attualità del ciclo dell’imminenza della grande festa di Pasqua – ricorrenza annuale dell’esodo dall’Egitto – un risolutivo e studiato (con la promessa a Giuda dei 30 denari) modo per i sacerdoti del Sinedrio di liberarsi definitivamente del protagonista scomodo di un fenomeno crescente e per loro anche preoccupante. Un Gesù sempre più popolare (trionfo delle palme) tra il popolino, era finito col diventare il pericolo pubblico n.1 per l’establisment dei molti precostituiti interessi “sacri” (in uno stato teocratico il “sacro” è identificato con il tutto).

In quanto a “profeti e miracoli“, come ammette anche S. Paolo in una sua epistola, questi erano, come per i greci i filosofi, una delle caratteristiche della società ebraica contemporanea, assoggettata ai Romani e, quindi, più acuitamente sofferente e  in spasmodica aspettativa di un liberatore dalla pesante… dominazione, di un “messia” per quello che questa parola-concetto voleva allora storicamente significare e non altro…

L’indulgente barrocchismo di certe immagini di The Passion (la grandiosa scenografia non giustifica!), le scene di sadica macelleria nella flagellazione non sono sicuramente essenziali al promettente e luminoso messaggio d’amore di Gesù, così ben colto invece proprio in queste ore dal convertito ex-mussulmano Magdi (Cristiano) Allam, anzi quelle sottolineature riservano alla fine un gran brutto servizio alla Chiesa, come certe vuote Sacre Rappresentazioni di paese votate al puro spettacolo. Non servendo neanche come contributo, quelle sequenze filmiche, alla missione di redenzione dell’uomo che la Chiesa riserva e destina soltanto a chi ha fede. Ed è così “bonum et justum” che essa sappia prendere le distanze da simili esibizioni d’arte presunta. In quanto ad essa, arte per l’arte,… de gustibus non est disputandum.

Così la penso.

Sergio Andreatta  

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