“Non se po fa”
Nel nome e nella condizione nuova di Latina, non più solo della Littoria delle origini, e soprattutto nel pensiero europeo del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli.
“Si può fare”, “Non si può fare”… “Si può fare” per la stragrande maggioranza dei pontini, non soltanto latinensi, accorsi numerosi al comizio di W.Veltroni. Siamo a Latina, seconda città del Lazio, poco dopo le 17, da dove, dopo la Sicilia dei giorni scorsi e Brescia di questa mattina, ha inizio il tour elettorale tra le province del Lazio. Quando arriva il pullman da Corso della Repubblica, in lieve ritardo sulla tabella di marcia, la 84esima piazza d’Italia visitata è già gremita di quasi 10.000 persone. Tante facce note e tanti nuovissimi adepti, soprattutto giovani, soprattutto donne, anche bambini. Si respira una diffusa aria di speranza, se non di ottimismo per questa provincia pontina bellissima per i tanti suoi valori ambientali e culturali ma a “democrazia bloccata” per mancanza in cabina di regia di una qualsiasi alternativa politica, ormai da 15 anni. Latina è oggi quello che la destra al potere in continuità da sempre ha voluto che fosse e di problemi se ne stanno manifestando tanti, anche se condizionati da dinamiche glocali, come quello di una minacciosa deindustrializzazione del polo chimico, farmaceutico e agroalimentare che causa disoccupazione preoccupante per il tenore di vita e l’equilibrio esistenziale di tante famiglie.
“Non si può fare” o meglio “Non se po fa“ per il preannunciato e naturalmente presente e battagliero gruppo di esponenti della Rete civica antiturbogas di Aprilia – Campo di Carne. Così: “Veltroni, Pensaci!” questo è l’invito scritto su uno striscione che mutua gli stessi colori del Partito Democratico o meglio in questo caso, con un po’ di ironia del ”PD, Per De Benedetti”. Palloncini bianchi, magliette e mascherine antigas completano il variegato campionario folkloristico dei manifestanti.
Veltroni, che con loro aveva già scambiato alcune battute al suo arrivo in pullman, li invita a soprassedere, dopo li avrebbe riascoltati, ma quelli, coordinati da Marco Procaccini, tenaci oltre ogni resistenza non demordono perchè la loro causa ha, comunque, bisogno della visibilità, se non del consenso, della piazza e delle TV. Solo così fanno rivivere in qualche modo l’idea di salvaguardia dell’ambiente che hanno, tra qualche mugugno maltrattenuto dei presenti delle file più indietro che si vedono schermata la postazione dell’oratore. Ad un certo punto, anzi, qualcuno deve aver pensato a degli infiltrati dell’altra parte, ma non è così per questi cittadini attivi di Aprilia un pò agitati perchè particolarmente preoccupati della sorte ambientale del loro hinterland già tanto inquinato da precedenti colonizzazioni chimico-industriali. Dopo i mugugni arriva anche qualche spinta tanto che è lo stesso leader politico a ricordare dal palco, dove è affiancato dal presidente regionale Piero Marrazzo, che il dissenso deve essere sempre possibile. “Parlo in una città che si chiama Latina, lo ricordo a chi avesse perso il senso della storia, era una città che si chiamava in un altro modo in un tempo che nessun democratico vuole che ritorni”. Il discorso pontino di Veltroni cavalca tutti i temi noti del suo programma, le famose quattro priorità per la ripresa civile ed economica del Paese, a cominciare dalla riduzione della spesa pubblica, con un interessante pensiero riservato ai giovani in ingresso nel mondo del lavoro, ai precari e al “compenso minimo legale” e ai pensionati. Ma anche, durante un’ora e mezza di discorso, per lanciare un significativo richiamo all’etica in politica e al recupero della legalità.
Ricorda l’attualità più recente. Il tono è pacato come sempre nel suo stile, l’eloquio leggero e simpatico con qualche battuta ironica di sfuggita, niente di più. Sta attento a non nominare mai il suo avversario ma non ce n’è bisogno perché tutti capiscono al volo la differente impostazione politica tra i due sistemi che si candidano al governo del Paese, altro che programmi… in fotocopia. E se poi lo spartito fosse anche lo stesso, la differenza la fa sempre, alla fine, la bravura degli interpreti. Vuoi mettere un Herbert von Karajan?
E i sondaggi, prima di tacere definitivamente ma è anche meglio perché sono quasi sempre manipolati e affatto indipendenti, cosa dicono?… Dicono di un divario assottigliatosi ai minimi termini tanto che al Senato, dove funziona il premio di maggioranza regionale, ogni previsione sembra assai azzardata. Alle urne, quindi, può succedere proprio di tutto, anche che Berlusconi vinca, in virtù delle molte alleanze lobbistiche e delle molte risorse di tutti i tipi di cui abbondantemente dispone ma, come pure ha scritto qualche giorno fa uno certamente dalla sua parte, il valente Roberto Gervaso su “Il Messaggero” nella rubrica “A tu per tu”, può succedere che: ”Le elezioni le vincono i demagoghi che perderanno le successive”. Ma, intanto, Veltroni dai banchi dell’opposizione avrà potuto forgiare il nuovo Partito Democratico. Sarà, davvero, così oppure non sarà, invece, chiamato subito (ma è piuttosto improbabile data l’aria che tira) alla responsabilità di governo? Se po’ ffa’ ?! Sergio Andreatta